Dietrofront a furor di popolo del Trieste Running Festival, riammessi gli africani. Ma la frittata è ormai fatta, immagine FVG nella polvere
Cerca di cadere in piedi il patron del Trieste Running Festival, Fabio Carini costretto ad un precipitoso marcia indietro dopo che, a furor di popolo e probabilmente con qualche bacchettata romana, si è trovato da solo a difendere l’indifendibile: “Dopo avere lanciato una provocazione che ha colto nel segno, richiamando grande attenzione su un tema etico fondamentale, contrariamente a quanto comunicato ieri, inviteremo anche atleti africani”. Questo il tenore della nota di Carini che, venuti meno per ordini di scuderia nazionale, gli appoggi locali ha annunciato la resa. Sarebbe stato meglio chiudersi in un dignitoso silenzio anzichè tentare di mettersi la medaglia di un etica che non è certo nel suo dna, rendendosi conto che con la sua “trovata” ha fatto un danno enorme alla città di Trieste e al Fvg che rischiano di diventare, nell’immaginario collettivo, l’Alabama dell’Italia. Certo lui è in buona compagnia, basti pensare a Paolo Polidori il vicesindaco che buttò via le coperte di clochard nella spazzatura, all’azione divisiva del Sindaco Dipiazza sul 25 aprile o alle performance della sindaca Leghista di Monfalcone Cisint, campionessa di libertà di stampa, o quelle del Prefetto di Gorizia che fece censura alla partecipazione di una ex parlamentare perchè a lui sgradita. Aggiungiamo le sparate comunali a Udine sulla figura di Tiziano Terzani e la riduzione dei fondi alla manifestazione Vicino e lontano, e il quadro rischia di essere desolante ma temiamo non completo. Fino ad oggi lo sport era rimasto fuori dalle follie di una destra autoritaria, xenofoba e razzista che, purtroppo, non riesce neppure ad avere memoria della propria storia, ma anche questo tabù è stato rotto. Ma il dietrofront di Carini non basterà anche perchè giunge troppo tardi per almeno due buone ragioni, la prima è che il pesante danno di immagine alla manifestazione, alla Città di Trieste e all’intera regione è stato fatto e probabilmente saranno in molti a decidere di non partecipare. La seconda regione è che i tempi per gli “inviti” agli atleti africani potrebbero essere fuori tempo massimo e che quindi il dietrofront rischia di essere una colossale presa per il culo. Meno di una settimana per organizzare una trasferta non sono molti, c’è poi il problema degli allenamenti, della logistica, degli accordi contrattuali. Vedremo quanti atleti di reale calibro internazionale saranno presenti al via di una manifestazione che a questo punto in questa edizione andrebbe, se non abortita, almeno spostata in avanti nel tempo. Ma in ogni caso le polemiche sono ancora infuocate e difficilmente rientreranno. Inoltre gira voce che gli sponsor, non molto contenti di questa “pubblicità” negativa, starebbero valutando eventuali azioni. Soprattutto i due main sponsor: Generali e AcegasApsAmga. Ma anche tutti gli altri di cui riportiamo i loghi, forse non vorrebbero essere ricordati come sostenitori di una manifestazione in odore di “apartheid”.
Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni, intanto sul piano politico, il primo commento politico alla giravolta della dirigenza del Trieste Running Festival è del PD del Fvg, arriva per bocca del segretario regionale Cristiano Shaurli che ha indirizzato soprattutto al governatore Fedriga le proprie attenzioni: “Dopo il passo indietro annunciato dall’organizzazione, Fedriga eviti di essere divisivo e serenamente si interroghi sull’errore commesso dall’organizzazione della corsa e dalla Regione che l’ha sostenuta”.
Shaurli ha così replicato al presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, il quale – “citando il vaso di Pandora di cui parla il post su Facebook di Carini”, nota Shaurli – ha accusato il Pd di “utilizzare lo sport e gli sportivi senza pietà o pudore”. Puntualizzando che “di vasi, e non certo di Pandora, questo presidente ne ha calpestati e scoperchiati molti”, Shaurli indica che “di fronte alla mobilitazione dell’opinione pubblica, a rappresentanti nazionali della Lega che parlano chiaramente di errore, con organismi sportivi nazionali che vogliono vederci chiaro, prendersela con il PD significa davvero non saper fare altro”. “Per il bene dello sport, degli sportivi e del nostro territorio – aggiunge il segretario dem – occorre che il presidente della Regione si ricordi che dovrebbe essere prima di tutto uomo delle Istituzioni. Apparirà chiaro che non è emarginando che si difendono gli atleti sfruttati, né si colpiscono i presunti manager sfruttatori, di cui si dovrebbero fornire notizie circostanziate. Compito di un amministratore è risolvere i problemi e denunciare le illegalità non – conclude – piegarle alla propria propaganda “.