Essere curati presto è pretesa. Per Riccardi le liste d’attesa sono colpa degli “in-pazienti” e dei loro medici di famiglia

Poco meno di un mese fa, precisamente, l’11 settembre scorso, l’assessore alla sanità del Fvg Riccardo Riccardi snocciolava la sua “nuova” ricetta per ridurre le liste d’attesa in sanità Fvg. Era la solita ricetta, già preparata da anni di governo del centrodestra in Fvg, in sostanza per ridurre le liste d’attesa in regione verrà operato l’aumento dei budget per l’acquisto di prestazioni dal privato accreditato. Insomma il pubblico non può farlo perché economicamente e tecnicamente  depauperato non è stato messo in condizione di farlo, ed allora anziché finanziare le strutture del servizio sanitario pubblico, si usano i danari, milioni di euro aggiuntivi, per foraggiare gli amici del “privato”. A questo annuncio fatto senza alcuna vergogna Riccardi aveva aggiunto  anche una parte propagandistica, la patetica proposta di allargare le visite anche al sabato e domenica e il prolungamento degli orari giornalieri. Una risposta “nazionalpopolare” semplice a problemi complessi, che dimostra, ad essere benevoli, la non conoscenza del funzionamento delle strutture ospedaliere. Infatti per essere efficaci le visite necessitano di essere effettuate in maniera interdisciplinare, insomma con le altre realtà sanitarie, diagnostiche e amministrative operative, ma queste non operano 7 giorni sui sette e farle operare in tale modo avrebbe dei costi spaventosi. Ma è oggi che l’assessore ha toccato nuovi vertici in questa farsa di gestione sanitaria che purtroppo si trasforma spesso in tragedia per i pazienti. Infatti commentando i dati forniti dai vertici dell’Azienda Sanitaria Giuliano Isontina sulle liste d’attesa, il prode assessore,  si è lasciato travolgere dalla presenza del microfono Rai sciorinando la sua più classica performance che lo vede eroe  sempre estraneo dalle responsabilità quando le cose vanno male, ma sempre pronto a prendersi i meriti quando c’è da pavoneggiarsi, tagliare nastri e dispensare divise e sorrisi. Ebbene secondo i dati diffusi da Asugi, otto prescrizioni mediche su dieci oggi vengono eseguite nei tempi previsti. Una parte consistente di queste prestazioni specialistiche in regime (come volevasi dimostrare) di privato accreditato. Ebbene Riccardi ai microfoni del Tgr Rai si è lasciato andare ad alcune dichiarazioni che da potenziali pazienti definiremmo imbarazzanti,  ma che evidentemente per lui tali non sono. Riccardi del resto è politicamente famoso per i suoi scarica barile, è sempre colpa di qualcun altro… ricorda nello stile l’inarrivabile ministro del chiodo che blocca i treni. Così Riccardi con mirabile lungimiranza ha affermato, in sostanza, che sarebbe un grosso errore pensare di risolvere i problemi delle liste di attesa solo aumentando la capacità del sistema: assolutamente prioritario, sostiene,  è ridurre le prescrizioni inappropriate che negli ultimi 4 anni sono aumentate del 44 per cento a questo si aggiungono 3 accessi impropri su 4 al pronto soccorso. A questo punto, considerando che bisogna vedere cosa intende l’assessore per inappropriate, le domande che sorgono spontanee sono semplici: chi  prescrive esami diagnostici e visite specialistiche? Perché un paziente si rivolge al Pronto soccorso? Escludendo le responsabilità dell’ammalato, che non solo non può autoprescriversi visite ed accertamenti e men che meno, sentendosi poco bene, può autovalutarsi,  le risposte dell’assessore sono devastanti. La colpa è dei “medici di famiglia”. Lo dice fra le righe senza alcuna vergogna e reticenza l’assessore,  anche se furbescamente unisce le mele con le pere o se preferite “dà un colpo al cerchio e uno alla botte”: “Qui c’è la necessità di mettere nelle condizioni i professionisti di avere delle regole stringenti (quindi ancora protocolli automatici che sviliscono il ruolo del medico di medicina generale ndr) e soprattutto i professionisti devono essere protetti, un paese che arriva ad essere costretto a misure restrittive per il comportamento del cittadino che pretende di avere delle cose di cui non ha diritto la dice lunga su dove siamo arrivati”. Insomma o è colpa dei medici, che la cui professionalità può essere svilita, o è colpa dei pazienti che pretendono… magari solo di essere curati non trovando adeguate risposte territoriali dato che sfugge che il dolore e i malesseri non rispettano gli orari ambulatoriali e se ne fregano dei festivi. Solo su una cosa si può concordare con l’assessore, il personale sanitario, non solo i medici, vanno protetti dai violenti, ma, aggiungiamo noi, anche dagli assessori.

Fabio Folisi

“Nuova” ricetta Riccardi per ridurre le liste d’attesa in sanità Fvg: aumentare i fondi per i privati