Fincantieri: no alla sfruttamento, al caporalato, alla deregolamentazione degli appalti
L’ennesimo caso legato all’utilizzo del caporalato del comparto dell’indotto di Fincantieri di Monfalcone ai danni di lavoratori immigrati, vessati e ricattati dal proprio titolare, porta alla ribalta il sistema che si regge da decenni sulla deregolamentazione degli appalti in Fincantieri. In una nota indirizzata ai lavoratori interessati, il Coordinamento Monfalcone Meticcia, associazione che si batte per i diritti, esprime tutta la propria solidarietà politica e vicinanza umana, invitando le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento di Panzano a fare altrettanto, in quanto questo caso è rappresentativo del livello consolidato d’impoverimento della qualità del lavoro su cui si basa la produzione navalmeccanica italiana.
“Alla faccia di tutti i vari protocolli sulla legalità che sono rimasti “carta morta”, si legeg nella nota, il sistema degli appalti è da sempre causa di precarizzazione, d’insicurezza, annullamento delle tutele e dei diritti, nuoce con la stessa intensità i lavoratori immigrati e gli autoctoni abbassando il livello della qualità del lavoro e salariale per tutti. La politica industriale di Fincantieri che ha dato il massimo impulso alla esternalizzazione della propria filiera produttiva sta, quindi, alla base delle distorsioni che ritornano alla ribalta ormai ciclicamente e non sono un’eccezione, ma la regola. Solo un’azione di difesa della dignità di tutta la base delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto navalmeccanico, con la parificazione dei salari e delle tutele può rompere definitivamente con l’economia tossica degli appalti, riportare in stabilimento un rinnovato clima di solidarietà, legalità e unità”.