Fotovoltaico: Gruppo Pd, Fvg in ritardo, Fedriga batta un colpo a Roma
«In maniera decisamente tardiva e quando i buoi sono ormai scappati, la Regione si interessa degli fotovoltaici su terreni agricoli, ora che i Comuni sono ormai travolti e invasi in maniera del tutto incontrollata. Visto che l’intenzione comune è di dare una regolamentazione, allora Fedriga batta un colpo a Roma affinché si trovi una soluzione». Lo affermano i consiglieri regionali Francesco Martines, Massimiliano Pozzo e Andrea Carli (Pd) a margine della seduta della IV commissione riunita per l’audizione in merito all’installazione di impianti fotovoltaici sul suolo agricolo con gli assessori regionale alla Difesa dell’ambiente, Fabio Scoccimarro e alla Risorse agroalimentari, Stefano Zannier e i rappresentanti di associazioni, categorie economiche e sindaci.
«La situazione che si è venuta a creare – afferma Martines – è paradossale. Tutti gli auditi si sono detti contrari a questi parchi fotovoltaici, al consumo di suolo irragionevole, alla valorizzazione di un’agricoltura innovativa e quindi alla necessità invece di utilizzare caserme dismesse, tetti dei capannoni industriali e agricoli, cave e discariche dismesse, terreni degradati. La realtà attuale è che ci sono 1.300 ettari di terreni coperti o in fase di copertura da pannelli fotovoltaici, sindaci impotenti e una Regione che da anni non è in grado di dare risposte perché, dice, bloccata da norme nazionali che non possono essere cambiate o che non si vogliono modificare. È evidente che tutte queste voci non siano state ascoltate prima e che ora si stia cercando in qualche modo di correre ai ripari con mozioni e audizioni, a questo punto evidentemente tardive, buone solo a scusarsi con i cittadini che ora si trovano difronte a questa “sciagura ambientale”. Eppure è necessario agire, si approfitti della posizione privilegiata di Fedriga quale presidente della conferenza delle Regioni e della perfetta intesa fra maggioranza governativa in regione e anche a Roma, per far valere le ragioni che abbiamo sentito oggi in commissione, definendo regole precise e indicando dove si possono posizionare questi parchi fotovoltaici e magari definendo degli “indici di saturazione” al fine di calibrare gli insediamenti in rapporto al territorio di ogni Comune».
Secondo Pozzo, «va fatta innanzitutto la considerazione che la Regione è fuori tempo massimo rispetto agli impianti che essa stessa ha già autorizzato: oggi lo scopo dell’intervento può essere di limitare sviluppi futuri e gestire una situazione locale, in più Comuni, ormai esplosiva, tra le molteplici preoccupazioni di cittadini e comitati ai quali non possiamo certo raccontare che la risposta della Regione è una mozione. Su questo tema c’è fin troppa timidezza, è impensabile che il Fvg che ha competenza primaria sull’agricoltura e con grandi capacità di pianificazione, non possa fare o dire nulla, o non possa cercare in qualche modo di guidare dei processi che sicuramente hanno obiettivi comuni che riguardano la sostenibilità tutelando al contempo il territorio. Ma la frontiera “green” deve essere affrontabile anche da parte dei Comuni che non sono nemmeno messi nelle condizioni di sapere come rapportarsi e approcciarsi a questi tipi di impianti sui loro territori, anche relativamente alle compensazioni dovute. Serve un minimo di chiarezza da dare agli amministratori locali e spetta alla Regione dare questo supporto».
Anche Carli ha sottolineato le difficoltà legate alle tempistiche: «Se si può fare qualcosa, lo si deve fare molto velocemente perché il prolificare di mega impianti fotovoltaici sta assumendo una sproporzione rispetto alla superficie di terreni coltivabili. In attesa di una normativa adeguata, è necessario agire su deterrenti per disincentivare l’eccessivo uso dei terreni agricoli: a livello locale su questo tipo di operazioni le aliquote non possono essere le stesse applicate agli opifici. Quindi si potrebbero apportare delle modifiche per far sì che perlomeno sia più oneroso posare pannelli fotovoltaici nei terreni agricoli, anche attraverso maggiori compensazioni agli enti locali. Semplicemente osservando quello che sta accadendo in diversi Comuni, molti progetti sono e restano delle mere speculazioni finanziarie fatte da soggetti che con la nostra regione non hanno assolutamente nulla a che fare».