Fotovoltaico. Pellegrino (Avs): Basta installazioni mostro in Regione e basta ragionare sul fotovoltaico solo in termini di quantità

“La lunga discussione cominciata oggi sul DDL 38 intitolato Norme per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili sul territorio regionale produce una zona grigia che permarrà fino al varo della legge e delle linee guida che individueranno le aree del territorio regionale non idonee ad essere ricoperte da immensi distese di pannelli fotovoltaici. In questa zona grigia temo che i proponenti di abomini come l’installazione di fotovoltaico a ridosso di Aquileia o fin nel centro abitato di Romans d’Isonzo si daranno da fare per completare celermente i procedimenti, prima che si riesca ad impedirglielo. Quindi è necessario impegnarsi per completare l’iter legislativo, le linee guida e le cartografie: non vorrei che domani qualcuno proponga un impianto ad anello attorno alle mura di Palmanova. E nemmeno che sia risolto malamente, ad esempio riportando alla ribalta il nucleare, il groviglio in cui ci troviamo: tra fotovoltaico e agri-voltaico, speculazioni che approfittano con successo della necessaria e sacrosanta decarbonizzazione, Comuni indifesi a proteggere il territorio, cittadini giustamente in rivolta, patrimoni culturali e paesaggistici a rischio, suolo sacrificato, infrastrutture di trasporto e reti di distribuzione inadeguate all’aumento di produzione da fotovoltaico, prezzi dell’energia alle stelle.”

Lo dichiara la consigliera Serena Pellegrino, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra in Consiglio regionale e vicepresidente della IV Commissione, commentando l’audizione odierna sul DDL 38.

La consigliera Pellegrino avverte: “La principale misura con cui si rischia di ragionare attorno a questo disegno di legge è la quantità, e in base a questo criterio finora si accetta che i progetti ottimizzino la produzione e riducano quanto più possibile gli investimenti necessari. Dobbiamo invece concentrarci sulla qualità, innervare anche l’articolato legislativo con disposizioni che ci consentano una produzione di energia rinnovabile di qualità. Così eviteremo le trappole del finto agrivoltaico, fermeremo le violenze sull’ambiente e sulla risorsa suolo, tuteleremo il territorio agricolo e le comunità che ci vivono e lavorano, il patrimonio culturale e paesaggistico, l’ambiente. Resta fermo che la caccia degli industriali dell’energia ad ulteriori porzioni di suolo deve essere con fermezza dirottata ai terreni già antropizzati, alle aree industriali dismesse, ai tetti degli stabilimenti industriali.”