Fvg: la Regione è nemica dei medici? Reparti e servizi ospedalieri affidati a operatori privati. Danno enorme, che i malati pagheranno sulla loro pelle
Nel Friuli Venezia Giulia reparti e servizi ospedalieri stanno per essere affidati in tutto o in parte a operatori economici privati. Il 3 marzo scorso è stata pubblicata la procedura di gara per l’esternalizzazione di servizi medici presso le sedi di Pronto soccorso di Udine, Tolmezzo, San Daniele, Palmanova e Latisana, tutti gli ospedali del Friuli centrale, su cui insiste una popolazione di oltre mezzo milione di persone. I vertici ci raccontano che non si poteva fare altro, che l’esodo di medici e infermieri è inarrestabile. Ma siamo proprio sicuri che non si poteva fare altro?
Già all’inizio della precedente legislatura – eravamo nel 2018 – si stava profilando la crisi che ora è scoppiata, ma in tutti questi anni non si sono adottate manovre idonee a trattenere i professionisti e incentivare nuovi arrivi. Quali sono i motivi che hanno fatto fuggire i medici dalla nostra regione? È importante saperlo poiché si potrebbero avere concreti elementi per tentare un’inversione di marcia. Cominciamo con i soldi. Da anni i medici ospedalieri del FVG sono tra i peggio pagati d’Italia, la retribuzione media italiana è pari a 85.590.000 euro, in FVG è di 84.327.000, ma con grandi difformità tra le Aziende, p.es. in ASUGI la paga media è di 81.149.000 euro. Il FVG è al 14° posto tra le regioni italiane. (Dati ufficiali MEF relativi al 2022, ultimo anno per cui i dati sono disponibili). Il FVG potrebbe pagare di più i suoi medici, ad esempio rivalutando le “ore straordinarie.” Nel bando di gara per l’affidamento al privato dei servizi medici negli ospedali friulani si prevede una retribuzione di 85 euro all’ora per servizi medici di Pronto Soccorso e Anestesia e Rianimazione e di 75 euro all’ora per altri servizi medici. Così per ogni medico privato che lavori lo stesso numero di ore di un medico dipendente – 1500 ore all’anno – la Regione paga 127.000 euro/anno per ciascuno dei PS e anestesisti, di 112.500.000 euro/anno per ciascuno degli altri medici. Se ai medici dipendenti si pagasse il lavoro aggiuntivo con 85 euro/ora, fissando un tetto p.es. di 150 ore/anno, si incrementerebbe lo stipendio di ciascun medico pubblico di 12.750 euro, e per ogni dieci medici si avrebbe lo stesso lavoro fornito da un medico privato. Ovviamente il surplus orario aggiuntivo dovrebbe servire a superare l’attuale stato di crisi e cessare con il ritorno alla normalità. Che è possibile con una seria programmazione.
Ma oltre alle ore aggiuntive la Regione potrebbe fare un ulteriore sforzo e pagare di più i medici incrementando la parte variabile dello stipendio in modo più generoso di quanto fatto finora, e altrettanto dicasi per i fondi relativi alle condizioni di lavoro. E poi offrendo benefit come hanno già fatto diverse regioni italiane.
E non si dica che non si può fare, che costa troppo, questa è una Regione che spende due milioni di euro all’anno per mantenere un elicottero dedicato al soccorso tecnico, quindi per fare concorrenza ai Vigili del fuoco. Però difficilmente si può fare il soccorso tecnico senza i pompieri, e allora visto che questo elicottero vola poco (vedi Natisone) gli si affidano trasporti di malati in codice bianco o verde da Udine verso Tolmezzo o San Vito o Palmanova, che vengono a costare 13mila euro cadauno.
Ma non è solo questione di soldi, alla fuga dei professionisti contribuiscono anche le scarse o nulle prospettive di carriera che la nostra Regione offre loro dopo il taglio selvaggio dei reparti ospedalieri della riforma Serracchiani, che decurtò i posti dei primari ospedalieri, considerati come inutili poltrone da tagliare. Così furono soppresse 76 su 288 Strutture complesse esistenti in Fvg, mai più ripristinate. E in questo contesto si aggiunge il problema dei molti reparti superstiti lasciati per lungo tempo senza primario e retti da facenti funzione. Così si bloccano legittime aspettative di progressione professionale e anche si risparmia sulla pelle dei medici, che hanno sì in questo caso la stessa responsabilità dei primari, ma non la stessa retribuzione.
Né si trascuri il ruolo del clima lavorativo, che è diventato quasi ovunque opprimente per deficit di organizzazione, carenza di risorse, asfissianti incombenze burocratiche, e poi spiccata intolleranza verso i professionisti che chiedono trasparenza, così il dissenso spesso si paga con sanzioni disciplinari.
Questi sono i problemi che si sarebbero dovuti affrontare per tempo e adesso ci ripetono, dopo aver fatto poco o niente, che è un atto dovuto per mantenere i servizi, ma quali servizi? Con queste manovre di esternalizzazione si vanno a smembrare équipe di professionisti con il loro patrimonio culturale, operativo, organizzativo e di relazioni umane, frutto di studio ed esperienza pluriennale. Un danno enorme, irreversibile che i malati pagheranno sulla loro pelle.
Altro che atto dovuto, l’atto realmente dovuto sarebbe assicurare ai cittadini una sanità pubblica degna di questo nome e quindi trattare bene i nostri medici e i nostri infermieri, perché sono la risorsa più preziosa che un’Azienda sanitaria possiede.
Walter Zalukar Associazione Costituzione 32