Grande partecipazione all’incontro pubblico di Doberdò del Lago su boschi carsici e necessità di adattamento al cambiamento climatico
Dagli anni dei grandi imboschimenti del Carso iniziati nel XIX secolo, quelli che hanno ottenuto il Grand Prix all’esposizione mondiale di Parigi del 1900, la cronaca locale non registrava un incontro pubblico così partecipato e attento su questo argomento. Parliamo dell’evento organizzato da Legambiente e WWF al Centro Gradina di Doberdò del Lago venerdì 2 settembre, dal titolo “Funzione e gestione dei boschi carsici nell’attuale crisi climatica”.
Il titolo è stato preso dal documento elaborato da Legambiente e dal WWF con la collaborazione di esperti e tecnici del settore, fra i quali Livio Poldini, prof. em. di Ecologia Vegetale.
Renato La Rosa (referente per il verde pubblico di Legambiente FVG) ha introdotto l’incontro auspicando l’avvio di un dialogo costruttivo fra portatori d’interesse e associazioni, esperti e tecnici, per imprimere un cambio di passo nella gestione forestale del Carso, pianificando interventi finalizzati ad aumentare la resilienza dei boschi al cambiamento climatico e ad incentivare la produzione dei servizi ecosistemici dei boschi, monetizzando il loro valore economico. Inoltre La Rosa ha espresso gratitudine per l’impegno profuso dalla Protezione Civile, dal Corpo Forestale Regionale e dai Vigili del Fuoco, con i loro uomini e volontari nel fronteggiare l’emergenza e per domare gli incendi.
Livio Poldini, ha spiegato che il numero e l’intensità degli incendi verificatisi è dovuta non solo al caldo torrido unito allo stress idrico, ma anche dallo stato di deperimento dei boschi cedui abbandonati e delle pinete di pino nero e, in definitiva, alla grande quantità di biomassa secca altamente combustibile. Ha quindi auspicato che si predispongano e si realizzino i piani di rinnovazione dei boschi cedui e di sgombero del pino nero, riprendendo e aggiornano Piano naturalistico-forestale di Alberto Hofmann del 1984, per scongiurare il collasso di gran parte del patrimonio boschivo carsico.
Anche Rinaldo Comino (direttore del Servizio regionale Foreste) è intervenuto sull’importanza della gestione attiva e sostenibile dei boschi in funzione della prevenzione degli incendi, sottolineando la difficoltà causate dalla scarsità di risorse pubbliche e dalla grande quantità di boschi privati in stato di abbandono sui quali è difficile intervenire con l’attuale normativa di settore.
Giorgio Alberti (prof. di selvicoltura e gestione forestale dell’università di Udine) ha illustrato le prime stime dei danni eseguite insieme ai docenti dell’università di Trieste, le modalità di monitoraggio delle aree incendiate, con cui è possibile coinvolgere attivamente le comunità locali e il volontariato, anche al fine di individuare le aree in cui potrà essere opportuno effettuare interventi di rimboschimento e di controllo delle piante aliene invasive.
Pierpaolo Zanchetta (Servizio regionale biodiversità) ha parlato delle iniziative in atto e di altre possibili per aiutare la ricostituzione degli habitat danneggiati dagli incendi e per impedire la colonizzazione delle piante aliene invasive, in specie l’ailanto, sottolineando l’importanza che i proprietari dei boschi privati provvedano ad abbattere gli ailanti portaseme presenti nel perimetro dei boschi bruciati, per una fascia di 600 m, prima che questi colonizzino il terreno scoperto.
Maurizio Fermeglia, delegato del regionale del WWF, ha concluso l’incontro sottolineando la necessità di investire risorse nella prevenzione del rischio incendi, con particolare riferimento al rispetto delle fasce di sicurezza di edifici e infrastrutture dalle aree boscate e ricordando che in alcuni casi l’incendio sarebbe stato innescato dai treni in transito per il fatto che i muri tagliafuoco sono ancora insufficienti e per il mancato taglio/rimozione della vegetazione secca a fianco dei binari.