Il Comitato per la Salute della Montagna scrive ai “decisori della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo integralmente quello che è riteniamo un condivisibile libro dei sogni che cozza però con troppi, più o meno innominabili interessi privati, che si sono interfacciati proprio con i “decisori” politici che difficilmente andranno contro quegli interessi che hanno fin qui tutelato magari a discapito della sanità pubblica, servirebbe una vera rivoluzione a partire dal prossimo voto del 2 aprile. Succederà? Intanto questo il testo trasmesso dal “Co.S.Mo” alias Comitato per la Salute della Montagna:
“Siamo un Comitato di persone che vivono nella montagna friulana e per questo motivo ben conoscono le difficoltà che si incontrano nell’accedere ai servizi sanitari. La Sanità pubblica è stata smantellata in modo sconsiderato nel corso di questi ultimi anni, penalizzando gravemente tutti coloro che economicamente
non sono particolarmente forti. In questo quadro i montanari rappresentano una parte più debole di altre per svariati motivi: la popolazione è più anziana, ogni spostamento aggiuntivo è una via crucis soprattutto d’inverno e il ritirarsi della mano pubblica significa il deserto per mancanza di alternative; le persone vivono sparse su un territorio vasto, in valli lunghe e profonde dove difficilmente è possibile scegliere il medico curante o l’ospedale a cui rivolgersi; spesso accade che gli anziani debbano ricorrere a parenti o amici disponibili per essere accompagnati nelle lunghe trasferte, attesi, assistiti nel corso delle convalescenze; qualcuno disposto anche a recarsi a ritirare referti e impegnative, a prendere appuntamenti. Un disagio generalizzato che va aumentando. Alcune domande che ci pervengono dalla popolazione sono: per rimediare a tutto ciò è sufficiente la telemedicina di cui tanto parlano? I medici faranno ancora visita a domicilio in futuro? Davvero e in quale modo” la casa deve diventare il primo luogo di cura”? Quando torneranno le guardie mediche in grado di visitare un paziente nelle ore notturne e festive? E per quale motivo molti bambini, preziosi bambini, non possono disporre tutti di un pediatra di base? Nei vari parametri di “sostenibilità” e di “appropriatezza”, esiste un calcolo economico sul costo delle patologie gravi dovute a trattamenti mancati o ritardati a causa di un sistema sanitario sempre più accentrato e sovraccarico? E dei decessi dovuti a ciò, qualcuno si preoccupa? O forse si calcola volutamente che così
facendo la gente comune non arriva alla pensione la cui asticella si sposta, peraltro, sempre più avanti? Ormai le statistiche parlano un linguaggio indegno di un paese civile: i poveri e i recettori di redditi medio bassi MUOIONO PRIMA di coloro che possono permettersi la salute a pagamento. Quindi, dopo aver raccolto migliaia di firme allo scopo di farci sentire su questo argomento cruciale per la vita nei paesi della montagna, per la permanenza in loco della popolazione, dopo aver parlato con migliaia di persone che vivono direttamente sulla loro pelle le difficoltà sopra descritte, in stretta sinergia con il Coordinamento dei comitati di tutta la Regione, formuliamo le seguenti richieste ai decisori della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia:
– si aumentino i fondi per il rilancio della sanità pubblica regionale prevedendo concorsi e assunzioni immediate di Oss e infermieri e aumentando le borse di studio per medici e specializzandi; si decentrino alcuni corsi all’interno delle valli montane;
– con le Risorse aggiuntive Regionali vengano pagati indennità e straordinari al personale sanitario dipendente pubblico, oltre che incentivi per chi opera nelle zone periferiche o nei servizi più disagiati; si eviterebbe in tal modo la fuga del personale pubblico verso il privato;
– si sperimenti in area montana, l’assunzione regolare da parte del Pubblico di alcuni medici investendo fondi regionali, garantendo ad essi servizi aggiuntivi (vitto, trasporto, alloggio). Ciò al fine di rinforzare in particolare il carente presidio sanitario nelle valli montane e anticipando in tal modo la realizzazione delle tanto decantate e promesse case di comunità, nelle quali eseguire prelievi, primi interventi, consulenze e garantire la presenza delle guardie mediche. Ciò potrebbe certamente alleggerire il Pronto Soccorso di Tolmezzo, oggi in grave difficoltà.
– si aprano subito alcuni dei cosiddetti Ospedali di Comunità (senza attendere il PNRR nel 2026) almeno là dove sono stati chiusi i piccoli Ospedali (Gemona, Cividale, Maniago ecc), garantendo in ognuno 20 posti letto per sub/acuti, con presenza infermieristica ma anche medica, ove si svolgano funzioni di Pronto Intervento per semplici prestazioni sgravando in tal modo i Pronto Soccorso che ancora faticosamente resistono. Oppure si riaprano i piccoli Ospedali, tanto utili al territorio, come ben dimostrato nel corso dell’emergenza COVID;
– si riaprano immediatamente le RSA ancora chiuse, garantendone la gestione pubblica a tutela della qualità del servizio e ripristinando i servizi erogati prima della loro chiusura, (vedi Tolmezzo che, riaperta, ormai funge unicamente da post reparto di Medicina);
– si mantengano aperti ed efficienti i piccoli Ospedali ancora funzionanti, garantendo la complementarietà tra i reparti, mantenendone i posti letto, i laboratori di analisi, le funzioni e aumentando il personale sanitario addetto, in modo tale da fornire appoggio anche ai rispettivi Pronto Soccorso ormai totalmente al collasso;
– si ripristino i servizi territoriali quali i Distretti Sanitari, i CSM, i servizi per le dipendenze, negli orari e nel personale assegnato, oggi tutti depotenziati;
– si investa nei Pronto Soccorso che ancora rimangono (dal 1997 ne sono stati soppressi ben 9 in FVG- fonte Rai 3- Report puntata 5.12.22);
– si rivedano i criteri di nomina dei Direttori Generali privilegiando una formazione in campo sanitario, conferendo ad essi obiettivi di qualità del servizio ai cittadini piuttosto che il risparmio sulle prestazioni;
– si REINTERNALIZZINO servizi strettamente connessi con l’offerta sanitaria quali quello di ristorazione e di pulizia- lavanderia all’interno delle strutture pubbliche di ricovero; ciò al fine di creare posti di lavoro stabili e dignitosi e mantenere un alto standard di qualità di due servizi fondamentali in campo sanitario e ad esso strettamente correlati;
– ci si adoperi efficacemente affinchè OGNI OPERATORE DEL CAMPO SANITARIO, DAL MEDICO DI MEDICINA GENERALE ALL’ADDETTO ALLE PULIZIE, GODA DI UN CONTRATTO PUBBLICO, ovvero sia un pubblico dipendente, titolare dei conseguenti diritti e doveri; prevalga la QUALITA’ della
prestazione sulla QUANTITA’;
– si preveda per le zone più disagiate, un servizio di trasporto per le persone che lo richiedano, al fine di poter raggiungere le varie sedi di erogazione dei servizi sanitari; – si implementi la possibilità di ritiro on line DI OGNI TIPO DI REFERTO, in modo tale da non costringere le persone a percorrere molti chilometri solo per ritirare, ad esempio, il referto di una PET;
– si preveda una struttura per la consultazione di rappresentanti dei lavoratori in campo sanitario e di stake holders, la quale possa influire sui processi decisionali;
– Si renda vincolante il parere dell’assemblea dei Sindaci;
– i Comuni attivino un servizio di assistenza per aiutare gli anziani ad utilizzare le funzioni on line ed a stampare i referti;
– nessuno venga dimesso da una struttura sanitaria pubblica non essendo in grado di provvedere da solo alle proprie cure”.