Il Messaggero Veneto lancia Gampietro Benedetti per i vertici di Confindustria Udine. Sarà angelo vendicatore?
In Friuli succedono cose…. Il gruppo Gedi (editore delle maggiori testate locali del Fvg) ha lanciato a “testate unificate” la candidatura di Giampietro Benedetti ai vertici di Confindustria Udine per sparigliare le carte e risolvere lo stallo determinatosi dopo la sfiducia ad Anna Mareschi Danieli e l’empasse che ne è conseguita. Ovviamente nessuno può nascondere che quella della Mareschi era candidatura gradita, se non di riferimento dello stesso Benedetti, vista anche la collocazione della stessa ormai ex presidente nei vertici della Abs azienda del gruppo Danieli. Ma come dire, se vuoi che un lavoro venga svolto bene, fattelo da solo. Così Benedetti, nonostante sia impegnato su fronti aziendali a lui più congeniali e dove si muove fra spregiudicatezza ed efficacia, dovrà ora occuparsi direttamente anche delle piccolezze territoriali, che saranno piccolezze, ma che se sfuggono dai radar lasciano pericolosi spazi agli avversari. La sensazione è che, se effettivamente avverrà, si tratti di azione pro-tempore da “angelo vendicatore” (non ha caso ha finanziato la doratura dell’agelo del castello di Udine) , giusto il tempo di regolare alcuni conti createsi con la sfiducia alla sua pupilla. Vale quindi la pena fare alcune considerazioni sia di natura “mediatica” che di assetto politico industriale. Possiamo sbagliare , ovviamente, ma se per la prima volta il Messaggero Veneto ha deciso di rilanciare, prima che sul cartaceo, sul web la notizia con tanto di editoriale del direttore, una ragione ci deve essere. La preoccupazione di “bruciare” la notizia è stata superata dalla necessità di fare massima cassa di risonanza inducendo, cosa che non è avvenuta, gli altri media al rilancio della notizia. E’ evidente che lanciare il pezzo da novanta a palazzo Torriani ha lo scopo di terrorizzare la fronda che ha messo in grave difficoltà la gestione Maresca e che Benedetti verrà visto, forte del suo peso ma anche del suo poco bonario carattere, come un castigamatti. Del resto ha ragione il direttore del MV Omar Monestier quando nel suo editoriale web di ieri affermava : “Le grandi famiglie stanno mandando al macero una tradizione di rappresentanza che in Friuli è sempre stata gloriosa. Le nuove generazioni, invece, non sono interessate, debbono stare in azienda, dicono. Ma è un alibi, è chiaro. Perché mai dovremmo occuparci noi, allora, di Confindustria Udine se neppure gli associati si danno troppo da fare?”. Appunto perchè? La risposta che da Monestier è parzialmente condivisibile ma è certamente un pezzo della verità. Spiega il Direttore di MV e contraddittorialmente del Piccolo: “sono in arrivo molti denari legati al Pnrr e uno stanziamento di oltre 400 milioni per il solo porto di Trieste. La Regione dispone di un capitale insperato dopo la trattativa con lo Stato sui patti finanziari e ha una voglia matta di spenderlo”. La conseguenza del ragionalento è chesenza una guida confindustriale in terra friulana Udine e la sua ex provincia restino ai margini. La preoccupazione è che, con quella che Monestier definisce la “saldatura confindustriale fra Pordenone e Trieste”. Udine resti sola. Il Direttore spiega che questa tesi “ha le sue ragioni, naturalmente. Innanzitutto rifiuta la trazione pordenonese, e ne ha ben donde. La strategia sembra fermarsi qua: impedire ad altri di assumere una leadership senza riuscire a elaborarne una propria”. Ma è davvero tutto qui? Certamente no, vi sono forti pulsioni di natura politica che si sono saldate alle volontà di vendetta che non sempre hanno radici dirette sulle politiche industriali ma che invece sono frutto di vere e propri regolamenti di conti di natura più personale che economica. Per questo il Direttore, più nelle vesti di direttore del MV che del Piccolo, deve aver deciso e forse concrdato il lancio della candidatura. Lo si comprende in maniera palese nella chiusura del suo editoriale dove richiama gli industriali del Friuli ad un moto d’orgoglio e alle proprie responsabilità: “…le fibrillazioni dentro la comunità degli industriali udinesi non possono essere trattate solo come uno scontro interno fra orientamenti diversi. Da lì dentro deve sortire un atteggiamento adeguato per una classe dirigente che ha sempre contato molto e che oggi sembra ripiegata solo sulle necessità dei singoli.
Come faranno gli industriali a ergersi, anche loro, a controparte della politica se si comportano peggio dei politici? Il Friuli li ha fatti grandi. È tempo di ricambiare”. Basterà questo appello a regolare le teste prima che la scimitarra di Giampietro le pareggi a suo modo? Difficile dirlo anche se nell’onda de “uomo avvisato mezzo salvato” Monestier cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte come nella migliore tradizione del giornale di Viale Palmanova. Facile infatti leggere fra le righe e capire cosa stia bollendo in pentola, del resto la campagna di santificazione per Benedetti e i suoi interventi “umanitari” sul Friuli sono lì a testimoniare.