Il “NI” del Friuli Venezia Giulia democratico alla regionalizzazione della Scuola e all’Autonomia differenziata
Siamo a fine anno ed è tempo di sintesi: il Comitato FVG per il ritiro di qualunque autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti da inizio 2021 (a livello nazionale dal 2019) organizza presìdi e manifestazioni, incontri informativi e formativi, produce documenti, discute e si relaziona con soggetti politici, sindacali, associativi presenti nel territorio, con l’obiettivo di mostrare quanto e come la Repubblica dei diritti sarà profondamente diversa, precipitando in un baratro di disuguaglianze ed ingiustizie, una volta che Governo e Parlamento (esautorato nelle sue funzioni anche su questo) avranno portato a termine lo sfregio della Costituzione del 1948 denominato ddl Calderoli o 615 sull’autonomia differenziata.
Il Comitato NO autonomia differenziata ha promosso da tempo a livello nazionale la costituzione di un Tavolo sul tema, a cui partecipano o collaborano una serie di Partiti, gruppi studenteschi e ambientalisti, Costituzionalisti/e ed Economisti/e, Parlamentari nazionali ed europei, Sindaci/e, organizzazioni come ANPI e soggetti sindacali quali FLC, COBAS, USB. Il Tavolo NO AD lavora inoltre alla “Via Maestra”, creata da diversi soggetti assieme con la CGIL. Il lavoro del Tavolo è incessante, nel mantenere e stimolare questa rete di relazioni, nel promuovere laboratori come, nel recente periodo, il Seminario su Autonomia differenziata e ambiente, con 16 relatori d’eccellenza, e l’iniziativa di studio con Gaetano Azzariti su Autonomia differenziata e premierato (che si trovano in rete assieme a una molteplicità di documenti); sono in vista per le prossime settimane due eventi nazionali e altri due Seminari su Salute e autonomia differenziata e su Scuola e autonomia differenziata. Accade tuttavia che in FVG alcuni dei soggetti di cui sopra, con cui il Comitato prova a collaborare, si mantengano tiepidi o non coerenti con la lotta nazionale contro l’autonomia differenziata e con la visione di Repubblica disegnata da Madri e Padri Costituenti.
Un solo elemento per capire: diciamo in breve cosa succederà alla Scuola pubblica statale quando ogni Regione potrà legiferare in proprio sul tema, come hanno già chiesto di fare le Regioni che hanno firmato i preaccordi col Governo nel 2018, e come la Regione FVG si accinge a fare. Ci ricordiamo la Sanità di Tina Anselmi (1978)? Universale, pubblica, gratuita, statale. Dopo pochi anni è cominciato il suo declino attraverso le fasi di regionalizzazione, aziendalizzazione, privatizzazione, declino che ci mostra drammaticamente il proprio esito adesso, sui nostri corpi. Oltre a pagarci la salute, ci pagheremo la scuola, attraversando le medesime fasi. La scuola si aziendalizzerà sempre di più nei modi e nei linguaggi; le aziende, votate per natura al profitto, ne assumeranno le redini come già in parte fanno. Cultura, libertà d’insegnamento, arte e scienza libere (come da dettato costituzionale) diverranno proprietà esclusiva del mercato e del potere politico regionale, che indirà concorsi, regole di assunzione, deciderà programmi, insomma sottoporrà a sé ed ai propri interessi di consenso la formazione, la crescita sociale, personale, relazionale e fin affettiva dei giovani e delle giovani.
Questo metodo, che consentirà alla Regione di legiferare al posto dello Stato garante, coinvolgerà con l’autonomia differenziata 23 materie cruciali, tra cui anche ambiente e lavoro, con l’addio al contratto nazionale ed alle tutele che la forza collettiva del lavoro ha conquistato. Le Regioni a Statuto speciale potranno ricontrattare i propri statuti per allinearsi ai nuovi poteri, sulla base della clausola di salvaguardia contenuta nel ddl 615 richiamando la legge 3 del 2001 di riforma del Titolo V. Le Regioni diverranno Stato e ogni Stato per sé, il Paese verrà spezzato, i soldi andranno alle Regioni ricche e, per sostenere le meno ricche, tutti e tutte verremo massacrati di tasse lineari. La scuola, sangue e linfa vitale, perderà la propria forza attiva di luogo della democrazia, del pensiero, della rimozione delle disuguaglianze, e con lei la nostra coesione di Paese, la nostra unità sotto la medesima legge madre, la Costituzione del 1948 nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro. E qui in FVG si continua a dire da parte di ogni pensiero viscerale autonomista che da soli si fa “prima e meglio”, che lo Stato è lontano, burocrate e strangolatore, che il FVG deve diventare come Trento e Bolzano, insomma tratteniamo tutte le tasse che abbiano prodotto e autogestiamoci, tranne poi elemosinare allo Stato quando la situazione si farà drammatica o dovremo confrontarci con Europa e mondo intero, e lo Stato, indebolito e non più garante, non potrà agire. Insomma un gioco di potere, verso un potere regionale illimitato perché privo di contrappesi. Nel frattempo il ddl Calderoli ha concluso audizioni e lavori in Commissione al Senato, e in prossimità della prima metà di gennaio sarà in Aula. Fine.
È necessario dire che abbiamo la fiamma tricolore non alle porte ma al Governo? Che la Costituzione antifascista non si tocca? Che la solidarietà è un principio base ribadito nell’art.2 della Costituzione e che le autonomie, come disegnate nell’art.5, vivono solo nell’alveo dell’unità e indivisibilità della Repubblica? Evidentemente non è chiaro, troppi gli equilibri e i compromessi da mantenere. Ed è così che la CGIL, dopo altre iniziative in cui sono state invitate a parlare di autonomia differenziata menti non adatte a farlo, organizza il Convegno “L’autonomia speciale come strumento di sviluppo e coesione” (Udine, 10 novembre), che vede al tavolo dei relatori, oltre al Segretario della Camera del Lavoro di Udine a presiedere, una serie di autonomisti friulani, con la Relazione principale affidata a Elena D’Orlando, Commissione paritetica Stato-Regione FVG nonché persona scelta da Zaia per la Delegazione trattante per il Veneto la propria autonomia differenziata, la quale, nell’affermare che nel 1963 non eravamo abbastanza maturi come Trento Bolzano e Valle d’Aosta, invita ad appropriarsi dello Statuto, rivendicando ulteriori competenze regionali, per esempio in ambito Ambiente ed Istruzione. A fianco sono seduti il Segretario regionale CGIL Pezzetta e Ferrari, Segretario confederale con delega alle politiche istituzionali, unico a sottolineare in modo forte che la Repubblica sparirà con l’autonomia differenziata, che regionalizzare la scuola significa regionalizzare la cultura e giocare perciò col fuoco, e che la questione istituzionale e democratica messa sul tavolo dall’autonomia differenziata coincide con la questione sociale e su questa ricadrà pesantemente. Un tavolo squilibrato a favore di tesi autonomiste. Ugualmente ha languito, incapace di esprimere parole di dissenso e lotta, il Camper FLC “La conoscenza non si spezza”, arrivato in questi giorni in regione. Il Comitato NO AD FVG conferma la propria disponibilità al confronto e alla collaborazione con CGIL e FLC, nella reciprocità e tuttavia anche nella consapevolezza che la pratica della “Via Maestra” qui in FVG è stata a volte declinata in modo non coerente con l’impostazione nazionale.
“L’argomento non è sentito” non sia più la solita scusa, e questo vale anche per quella maggioranza di Sindaci che, anche di centrosinistra e convocati a dibattere, ancora non agiscono per contrastare un provvedimento talmente eversivo da snaturare l’intero mondo dei diritti. Una minoranza però ne parla, ne discute, e ci auguriamo possa arrivare ad un pronunciamento chiaro prima che la procedura sia completata, perché poi sarà tardi, la trasformazione del welfare sarà irreversibile. A livello nazionale tutti i partiti antifascisti stanno contrastando l’iter dell’autonomia differenziata (PD, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi Sinistra, Unione Popolare con PRC e PAP, PCI), ma in FVG ancora si nicchia, si fa poco, troppo poco. Ci si pronunci almeno contro la regionalizzazione della Scuola, e senza concessioni, che non è il momento.
Dianella Pez per il comitato NO Autonomia Differenziata FVG