Il nuovo modello di sanità by Speranza/Draghi è già norma. Le Regioni inadempienti perderanno parte del fondo integrativo del Ssn
E’ passata in maniera silente, senza titoloni e talk show, la “zeppa nei vecchi ingranaggi della sanità” propedeutica ad un radicale cambiamento del sistema pubblico lasciata dal ministro della salute uscente Roberto Speranza come coronamento della stagione che l’ha visto protagonista della gestione di indirizzo della sanità a livello nazionale. Su questo il ministro si è spesso scontrato con l’inadeguatezza dei sistemi sanitari regionali, compreso quello del Fvg, ormai scivolato in fondo alle classifiche. La visione di una salute di qualità di Speranza, con l’approvazione evidente di Mario Draghi senza il cui avvallo il provvedimento non sarebbe stato possibile, è la vera ragione degli attacchi portati contro il ministro dalla destra, sia di governo (Lega e FI) che di opposizione Fdi. Il decreto pubblicato sul numero 144 della Gazzetta Ufficiale, il DM 77, ed entrato in vigore il 7 luglio, è uno di quelli che promette di cambiare le vite degli italiani. “Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto di riforma dell’assistenza territoriale – ha commentato il ministro della Salute Roberto Speranza – tutti gli obiettivi del PNRR Salute, in scadenza il 30 giugno, sono stati conseguiti. Ora possiamo investire risorse senza precedenti per rafforzare il nostro Servizio Sanitario Nazionale”. In sostanza il decreto chiede a tutte le regioni di dotarsi di una organizzazione “territoriale” adeguata entro il gennaio del 2023: chi non lo farà perderà il 2-3% del finanziamento integrativo del Fondo sanitario nazionale e sono ovviamente milioni di euro. Il sistema di finanziamento del SSN è basato sulla capacità fiscale regionale, anche se corretto da adeguate misure perequative, stabilendo che al finanziamento del SSN concorrano l’IRAP, l’addizionale regionale all’IRPEF e la compartecipazione all’IVA. Questo decreto è senz’altro l’eredità più importante lasciata dal ministro uscente Roberto Speranza. Il testo definisce nel dettaglio la nuova organizzazione che dovranno avere i servizi sanitari ai cittadini. Prevede che dovranno esserci Case di Comunità (Cdc) aperte 7 giorni su 7 per 24 ore con in servizio medici di medicina generale e pediatri (30-35 a rotazione) e infermieri (7-11), ma anche psicologi, ostetrici, assistenti sociali, tecnici della riabilitazione. Insomma, tutti i sanitari che possono arrivare a diagnosi e cura senza costringere il cittadino alla ruota della fortuna delle singole prenotazioni di visite specialistiche. Ovviamente se la situazione non è gestibile da questa struttura di primo impatto, resterà l’opzione ospedaliera ma di comunità. Un piccolo nosocomio che può gestire patologie acute ma anche aggravamenti di malattie croniche. Tutto quello che può essere fatto senza andare in un grande ospedale a intasarlo con piccole patologie risolvibili diversamente. Una vera rivoluzione anche perchè il DM77 poi introduce altre istituzioni necessarie a curarci, che organizzano l’assistenza domiciliare, gli hospice e così via. Le novità sono molte e il fatto di aver previsto una penalizzazione per chi non si adegua dovrebbe, ma il condizionale è d’obbligo, costringere le regioni ad agire, perchè la possibile rivoluzione politica conseguente alle elezioni anticipate potrebbero vedere un nuovo ministro smantellare il sistema pubblico a favore del privato, operazione difficile perchè il piano è inserito nel Pnrr e quindi smantellarlo potrebbe avere conseguenze sull’erogazione dei fondi europei. Anche per questo i tempi sono strettissimi, probabilmente volutamente, perchè un nuovo governo non avrà il tempo di smantellare la norma Speranza prima del 31 gennaio 2023. Aspettiamo il 25 settembre e poi il 31 gennaio 2023, ma comunque vadano le cose siamo certi che il Fvg non sarà pronto ad adeguare le strutture al nuovo corso.
Il DM 77/2022, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.144
Quello che finora è stato definito “DM 71” per continuità con il DM 70 che riguarda l’ospedale ora ha un nome: è il DM 77/2022, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.144 del 22 giugno 2022, dopo la delibera del 21 aprile 2022 (pubblicata a maggio) del Consiglio dei ministri con cui superando la mancata intesa sul provvedimento in Stato Regioni si è dato il via al nuovo modello di organizzazione territoriale.
Eccole principali novità della Riforma che ridisegna soprattutto funzioni e standard del Distretto come descritte dal ministero della Salute.
Casa della Comunità – Aperte fino a 24h su 24 e 7 giorni su 7, oltre 1350 Case della Comunità finanziate con le risorse del PNRR, diffuse in tutto il territorio nazionale, sono il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria. Rappresentano il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità per la popolazione.
Centrale operativa 116117 – La Centrale operativa 116117 (Numero Europeo Armonizzato – NEA per le cure mediche non urgenti) è il servizio telefonico gratuito a disposizione di tutta la popolazione, 24 ore al giorno tutti i giorni, da contattare per ogni esigenza sanitaria e sociosanitaria a bassa intensità assistenziale
Centrale Operativa Territoriale – La Centrale Operativa Territoriale (COT) svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza.
Infermiere di Famiglia e Comunità – È la figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza infermieristica, ai diversi livelli di complessità, in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera. Non solo si occupa delle cure assistenziali verso i pazienti, ma interagisce con tutti gli attori e le risorse presenti nella comunità per rispondere a nuovi bisogni attuali o potenziali.
Unità di continuità assistenziale –. È un’équipe mobile distrettuale per la gestione e il supporto della presa in carico di individui, o di comunità, che versano in condizioni clinico-assistenziali di particolare complessità e che comportano una comprovata difficoltà operativa.
Assistenza domiciliare – La casa come primo luogo di cura. Le Cure domiciliari sono un servizio del Distretto per l’erogazione al domicilio di interventi caratterizzati da un livello di intensità e complessità assistenziale variabile nell’ambito di specifici percorsi di cura e di un piano personalizzato di assistenza. Trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, diagnostici, ecc., sono prestati da personale sanitario e sociosanitario qualificato per la cura e l’assistenza alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita quotidiana.
Ospedale di comunità -. È una struttura sanitaria di ricovero dell’Assistenza Territoriale , con 20 posti letto, che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, per evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio.
Rete delle cure Palliative – E’ costituita da servizi e strutture in grado di garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, con l’attività di consulenza nelle U.O., ambulatoriale, domiciliare e in hospice. Le cure palliative sono rivolte a malati di qualunque età e non sono prerogativa della fase terminale della malattia. Possono infatti affiancarsi alle cure attive fin dalle fasi precoci della malattia cronico-degenerativa, controllare i sintomi durante le diverse traiettorie della malattia, prevenendo o attenuando gli effetti del declino funzionale.
Servizi per la salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie – Il Consultorio Familiare e l’attività rivolta ai minori, alle coppie e alle famiglie garantiscono prestazioni, anche di tipo domiciliare, mediche specialistiche, diagnostiche, terapeutiche, ostetriche, psicologiche, psicoterapeutiche, infermieristiche, riabilitative e preventive, nell’ambito dell’assistenza territoriale, alle donne, ai minori, alle coppie e alle famiglie. L’attività consultoriale può svolgersi all’interno delle Case della Comunità, privilegiando soluzioni che ne tutelino la riservatezza.
Telemedicina – Viene utilizzata dal professionista sanitario per fornire prestazioni sanitarie agli assistiti o servizi di consulenza e supporto ad altri professionisti sanitari. Inclusa in una rete di cure coordinate, la Telemedicina consente l’erogazione di servizi e prestazioni sanitarie a distanza attraverso l’uso di dispositivi digitali, internet, software e delle reti di telecomunicazione.
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