Il Palio Studentesco ricorda a Udine Angela Felice nel primo anniversario dalla morte
Il 2 maggio di un anno fa si spegneva all’ospedale di Udine dopo una rapidissima, folgorante malattia Angela Felice, docente, intellettuale, critica, operatrice culturale e direttrice per vent’anni del Teatro Club Udine e del Palio Teatrale Studentesco, creatura prediletta, dato l’enorme amore per i giovani che Angela ha sempre sentito profondamente nel cuore, e che ha segnato il suo lavoro in ogni fase della vita.
E il Palio, i suoi ragazzi di oggi e di ieri, gli operatori, gli artisti e gli amici che in vita l’hanno frequentata e le hanno voluto bene si ritroveranno giovedì al Palamostre, dove, all’interno della rassegna del Palio Studentesco di quest’anno, è stata organizzata una maratona di lettura.
‘Angela amava molto questo modo di stare insieme’ dice il direttore attuale del Teatro Club Massimo Somaglino, ‘e in fondo, che ci vuole di più? Un libro, bello preferibilmente, una – o in questo caso molte – voci che lo rendano fruibile, uno spazio tranquillo dove farlo, e fra un pezzo e l’altro la possibilità di bere un bicchiere di vino guardandosi negli occhi’. Bianco, rigorosamente.
Così, l’intera città è invitata. Niente inviti personali, niente prenotazioni, elenchi di lettori, organizzazione. ‘Venga chi vuole, quando vuole. La presenza coincide col desiderio di esserci. Con lo spirito dell’omaggio, con un fiore, un pensiero, la propria voce. Al limite se saremo in tanti qualcuno dovrà aspettare un po’. Spero che sia così’, continua Somaglino.
Il libro prescelto è ‘Il sogno di una cosa’, di Pier Paolo Pasolini, ‘il mio Pier Paolo’, diceva Angela, che da direttrice del Centro Pasolini di Casarsa aveva organizzato convegni, ospitato studiosi, curato pubblicazioni e soprattutto aveva divulgato, divulgato, divulgato incessantemente la sua opera ed il suo pensiero. Soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. Bastava che qualcuno, non importa da quale parte del mondo venisse, manifestasse il desiderio di saperne qualcosa di più, lei era sempre pronta ad accoglierlo, a guidarlo nei luoghi pasoliniani, a raccontare mille volte la stessa storia, arricchita di sempre nuovi particolari.
‘Il sogno di una cosa’ è infatti un romanzo corale, dove non c’è un protagonista. Lo scenario è la Casarsa dell’immediato secondo dopoguerra, un paese caratterizzato dalla povertà estrema. Le sagre, la festa, il vino, le ragazze, la musica, sono lo sfondo per la splendida amicizia che lega tre ragazzi del luogo, Nini Infant, Milio Bortolus ed Eligio Pereisson. Per fare fronte all’indigenza i tre sceglieranno di emigrare all’estero, inseguendo il sogno di qualcosa. Milio partirà per la Svizzera, mentre Nini ed Eligio, dopo un viaggio romanzesco arriveranno in Jugoslavia. Ognuno dovrà affrontare problemi, ognuno si metterà duramente alla prova. Alla fine i ragazzi saranno costretti a rimpatriare là dove, nonostante tutto, ‘una fetta di polenta e un bicchiere di latte c’è sempre’.
‘Due microfoni sul palco, due copie del libro, e alternarsi alla lettura. Tutto qui.’ Conclude Somaglino. ‘Venite. Cominciamo alle 17.00 e andiamo avanti fino alla fine del libro, che presumibilmente sarà verso le 22.00’.