Il pericolo fuoco incombe e, a Carso incenerito, si scopre che manca il Piano regionale antincendio boschivo. Riccardi non ha avuto tempo?
Gli incendi sul Carso sono per fortuna spenti e si spera non riprendano. I primi focolai sarebbero stati innescati dal passaggio di treni sulla ferrovia e non è la prima volta che le scintille provocate dai freni dei convogli merci fanno da innesto complice la siccità e la presenza massiccia di erba ed arbusti sechi lungo i binari. Ci sono poi i roghi successivi, frutto della mano diretta dell’uomo, forse gesti di piromani eccitati dalle immagini del fuoco che divora e su questi, sul Carso goriziano, indaga la Procura. Vedremo se le indagini, difficili se il piromane non è individuato in flagranza di reato. Ma al di là della cronaca delle scorse settimane un dato appare chiaro, presto la vicenda uscirà dai radar dei media e con essi dalla memoria dei cittadini, se non di quelli direttamente colpiti dai danni. Passerà rapidamente il tempo perfino delle dichiarazioni roboanti verso gli eroi dell’antincendio, come è già passata quella sugli eroi della lotta al covid. Del resto è molto comodo che dimenticando le tragedie si dimentichino anche le responsabilità politiche che quelle tragedie hanno contribuito, al pari del virus e dei piromani, ad alimentare con mancate decisioni o con decisioni sbagliate. Tragedie pagate a duro prezzo dai cittadini che però hanno spesso una responsabilità, quella di dimenticarsi di tutto quando varcano la cabina elettorale . Esagerazione? Certamente no! Lasciando la questione sanitaria, sulla quale molto si è scritto e probabilmente si scriverà, perchè il disastro è ormai pernicioso, sistemico, ben oltre la questione pandemia, il rischio che sul sistema di protezione dagli incendi boschivi si perpetui una replica simile è altissimo, del resto a cassetta del calesse dell’emergenza c’è da tempo seduto lo stesso personaggio, l’assessore Riccardo Riccardi che ama farsi chiamare “vicegovernatore” ma che di governare le emergenze non ha proprio alba. Non è infatti casuale il fatto che la Regione Fvg non ha un piano antincendio boschivo, del resto previsto dalla normativa statale (L.353/2000) e dalla stessa norma regionale (L.R. 17/2019). Dopo tre anni del Piano ancora non c’è traccia nonostante sia chiaro che l’approssimazione non è certo la ricetta migliore anche se la situazione viene mitigata dall’azione di vigili del fuoco, guardie forestali, e volontari comunali antincendio che operano eroicamente in assenza di una strategia operativa generale, con un rischio “Caporetto” sempre incombente. Un miracolo che riescano comunque ad agire efficacemente quando al comando c’è pressapochismo e arroganza, ma quanta fatica in più, quanti danni si sarebbero potuti evitare se gli operatori avessero avuto alle spalle una pianificazione dell’emergenza. Infatti, non solo la pianificazione strategica è essenziale per la previsione e prevenzione degli incendi boschivi, ma anche per la vigilanza e manutenzione delle aree boschive e di tutti quegli accorgimenti, come strade forestali manutenzionate per raggiungere le zone più impervie e piste tagliafuoco per limitare più possibile l’avanzata del fuoco quando questo divampa. La tempestività degli interventi è fondamentale per bloccare focolai che lasciati a se stessi per troppo tempo diventano roghi inarrestabili. Come in ogni tipo di emergenza diventa fattore di assoluta necessità avere una Centrale di comando che in tempo reale conosca non solo il quadro esatto delle forze disponibili all’intervento, i tempi di reazione e quelli di arrivo sul focolaio. Insomma la possibilità di fronteggiare un nemico implacabile come il fuoco ma che non è certamente imprevedibile nelle sue mosse. Follia è pensare di chiamare a raccolta operatori, soprattutto quando sono volontari e quindi allertabili ma on certamente di immediata operatività, ad incendio propagato. L’attuale sistema infatti non ha fatto tesoro del passato, anzi la situazione è peggiorata da quando c’è chi privilegia i tagli di nastri e le strette di mano in favor di telecamere alla pianificazione dell’emergenza, confidando poi nell’utilizzo massiccio, a quel punto indispensabile, dei costosi mezzi aerei. La questione non è difficile da capire e riguarda chi opera sul fuoco soprattutto nell’immediatezza della chiamata. Tornando alla questione del mancato aggiornamento del Piano regionale antincendio boschivo, il Fvg è in drammatico ritardo rispetto a molte regioni italiane che hanno recentemente aggiornato i piani (Piemonte, Lombardia e vicino Veneto) solo per citarne alcune, e non regge la scusa, ormai buona per ogni occasione, che c’è stato il Covid, perchè la pandemia non è stata una esclusiva della nostra regione. Altro elemento di grave ritardo in Fvg è stato determinato dalla lentezza con la quale è stata resa operativa la convenzione con il Corpo Nazionale dei Vigli del Fuoco che in assenza di tale atto non avrebbero potuto intervenire al di fuori dai centri urbani o da infrastrutture a rischio. Ebbene, solo da ieri, primo agosto, si può contare su 4 squadre di pompieri dedicate agli incendi di bosco e sterpaglia, una per comando provinciale, in tutto 20 uomini e 8 mezzi, operativi dalle 8 alle 20 per 70 giorni all’anno. “Non è molto, ma è meglio di niente” ha commentato il consigliere regionale del gruppo misto Walter Zalukar che, assieme alle forze di opposizione hanno cercato, nell’ambito della legge di assestamento del bilancio regionale discussa la scorsa settimana, di rinforzare la presenza di Vigili del fuoco, aumentando lo stanziamento di 400mila euro per l’attuale convenzione portandola a 2 milioni di euro al fine di garantire più pompieri a difesa dei nostri boschi tutti i giorni che servono e 24 ore su 24. Del resto, commenta Zalukar, la disponibilità economica per l’assestamento di bilancio era enorme, oltre 800 milioni di euro, per cui dedicarne due per meglio difendere il nostro patrimonio boschivo mi era sembrato il minimo indispensabile”. Ma il suo emendamento è stato cassato dai consiglieri della Lega, di Forza Italia, dei Fratelli d’Italia, di Progetto FVG. Così la proposta di rinforzare i pompieri è stata respinta con 24 no a fronte dei 21 si dell’opposizione e del Gruppo misto. Il tutto puntualizza Zalukar mentre i roghi devastavano il Carso e i paesi venivano evacuati.