PFAS questo “quasi” sconosciuto. Agente inquinante cancerogeno presente anche in Fvg
Recentemente il consigliere regionale di Open sinistra Fvg Furio Honsell ha presentato una interrogazione indirizzata alla Giunta regionale e all’Assessore all’ambiente Scoccimarro dal titolo “Inquinamento eterno” da PFAS in FVG: necessarie azioni concrete da parte dei nostri amministratori regionali. Una richiasta alal quale sentiamo di unirci visti i rischi concreti per la salute pubblica. Honsell dal canto suo, da sempre attento ai temi ambientali, ha spiegato di essere “preoccupato per gli ultimi dati emersi sulla presenza diffusa di sostanze per – e polifluoroalchiliche (PFAS) nel territorio del Friuli Venezia Giulia”. L’interrogazione spiegava Honsell “mira a richiedere misure concrete volte a monitorare e contrastare la diffusione dei PFAS, proteggendo la salute pubblica e l’ambiente. Ho pertanto posto una serie di domande specifiche alla Giunta, con la finalità di comprendere bene quali azioni siano state intraprese e in corso di adozione da parte dei nostri amministratori regionali per affrontare questa catastrofica emergenza ambientale e sanitaria: tra i punti chiave dell’interrogazione figurano l’implementazione di misure di monitoraggio, la valutazione dell’impatto sulla salute pubblica e sull’ambiente, la promozione della collaborazione tra le istituzioni e la sensibilizzazione della popolazione sui rischi associati ai PFAS.” “La Regione FVG, concludeva Honsell, è chiamata infatti a rispondere con massima trasparenza nei confronti dei cittadini e determinazione a questa sfida, garantendo la protezione della salute dei cittadini e l’integrità degli ecosistemi regionali. Come Consigliere regionale di Open Sinistra FVG, mi impegno a seguire da vicino la questione e a monitorare da parte della Regione le azioni intraprese per affrontare l’emergenza PFAS.”
Ma di cosa parliamo esattamente quando si evidenziano i rischi da PFAS?
La risposta è davvero inquietante come sanno bene in Vento dove intere falde acquifere sono state inibite al consumo umano. I PFAS sono infatti elementi chimici cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili. I PFAS sono denominati “forever chemicals”, inquinanti eterni, perché non si degradano nel tempo ma restano indistruttibili. Il problema purtroppo non è limitato ad alcuen aree, anche se con diverse concentrazioni i PFAS che sono dispersi in natura hanno invaso ogni angolo del globo: dalle vette remote più incontaminate fino ai poli, dagli animali marini come i cetacei a ecosistemi lontani dalle attività dell’uomo, dalla pioggia fino all’acqua di rubinetto delle nostre case. Milioni di persone sono esposte ai PFAS attraverso gli alimenti, l’acqua potabile, l’aria, una infinità di prodotti di consumo, materiali presenti nelle nostre case e nei luoghi di lavoro, che, grazie ai PFAS, diventano stabili, resistenti alle alte temperature, idrorepellenti, ignifughi. Per quasta caratteristica ne è stato fatto ampio uso industriale, nei decenni, hanno trovato impiego in una vasta gamma di applicazioni e prodotti di largo consumo: imballaggi alimentari, padelle antiaderenti, filo interdentale, carta da forno, farmaci, dispositivi medici, cosmetici; capi di abbigliamento, prodotti tessili e di arredamento, capi in pelle; nell’industria galvanica (in particolare cromatura), scioline, cosmetici, gas refrigeranti, nell’industria elettronica e dei semiconduttori, nell’attività estrattiva dei combustibili fossili, in alcune applicazioni dell’industria della gomma e della plastica, nelle cartiere, nei lubrificanti, nei trattamenti anticorrosione, nelle vernici, in prodotti per l’igiene e la pulizia e nelle schiume antincendio.
Insomma praticamente in quasi tutte le attività produttive. Il risultato è che nel corpo umano queste sostanze sono state trovate nel sangue, nelle urine, nella placenta, nel cordone ombelicale e persino nel latte materno. L’esposizione ai PFAS è stata associata a una serie di effetti tossici e cancerogeni sulla salute. Problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, riduzione del peso alla nascita dei neonati, obesità, diabete, elevati livelli di colesterolo e riduzione della risposta immunitaria ai vaccini, diabete gestazionale, impatto negativo sulla fertilità, oltre che alcune forme tumorali come il cancro al rene e ai testicoli. Di recente, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha completato le valutazioni circa la cancerogenicità di due molecole appartenenti al gruppo dei Pfas, classificando il Pfoa come “cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 1) e il Pfos come “possibile cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 2B). Le altre molecole restano “sospette”.
La legislazione ha iniziato ad interessarsi alla presenza di queste sostanze nelle acque a partire dal 2015, ma di fatto le ricerche sono iniziate a partire dal 2017-2018 a seguito del recepimento della Direttiva Europea e per consentire la predisposizione delle metodiche analitiche vista la bassa concentrazione di queste sostanze (nanogrammi/litro). I PFAS sono ancora utilizzati, ad esempio, per impermeabilizzare tessuti o carta, realizzare rivestimenti per contenitori di alimenti, pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa… Come abbiamo visto sono composti molto persistenti e mobili che, visto anche il loro ampio utilizzo, sono stati rilevati in concentrazioni significative negli ecosistemi e negli organismi viventi.
Il report Ispra, al quale ha collaborato anche Arpa FVG, riportano i dati delle misure effettuate tra la fine del 2017 e il 2018 in numerosi siti italiani, compresi 11 siti del Friuli Venezia Giulia. In estrema sintesi, lo stesso report indica due aree del Friuli Venezia Giulia maggiormente interessate dalla presenza di PFAS: Premariacco e Roveredo in Piano – Porcia, dove sussistono tuttavia situazioni diverse per tipologia e origine della contaminazione.
Premariacco
Il punto di monitoraggio a Premariacco è controllato due volte all’anno da Arpa FVG: i risultati delle analisi indicano che le concentrazioni dei PFAS sono pressoché stabili nel tempo. L’Agenzia regionale per l’ambiente effettua anche dei monitoraggi in alcune stazioni in prossimità del punto sopra citato e queste analisi evidenziano un’area di dispersione nelle acque sotterranee circoscritta con concentrazioni in decrescita monte-valle in sostanzialmente equilibrio idraulico. Non c’è pertanto evidenza di spostamenti significativi nemmeno verso l’abitato di Premariacco.
Roveredo in Piano – Porcia
Le stazioni di monitoraggio della qualità delle acque sotterranee collocate nell’area di Roveredo in Piano – Porcia sono monitorate da Arpa FVG negli ultimi anni con cadenza semestrale ed evidenziano un trend in lieve decrescita, anche se con oscillazioni legate all’andamento dei livelli di falda.
In generale le sostanze perfluoroalchiliche sono controllate, sia nelle acque superficiali sia nelle acque sotterranee come previsto dalla normativa, secondo le frequenze previste dai piani di monitoraggio sessennali ed i dati sono resi pubblici tramite il portale Open Data della Regione Friuli Venezia Giulia. Alla fine del sessennio in corso (2020-2025), ha affermato Arpa Fvg, si potranno trarre delle conclusioni e formulare ulteriori azioni correttive da intraprendere da parte delle autorità competenti. Speriamo non sia troppo tardi per tanti, per troppi. Bene quindi se ne parli, fare gli struzzi con queste cose non è una bella idea.