Il revisionismo storico passa attraverso le Prefetture? Circolare strumentale alle scuole sulle Foibe. E intanto a Udine aprono sedi neofasciste
Un tentativo di riscrivere la storia in senso nazional-sovranista è in atto a più livelli, così mentre la Udine democratica si prepara ad una mobilitazione antifascista, il revisionismo storico passa anche attraverso una circolare delle Prefetture ai Sindaci e alle scuole. Circolare certamente ispirata dal ministero degli interni. Ma andiamo per ordine: sabato 28 ottobre alle 16:00 presso il monumento alla Resistenza di Piazzale XXVI Luglio a Udine è previsto un presidio antifascista lanciato dall’ANPI Udine e dalla Rete Antifascista, contro l’apertura per di una nuova sede di un movimento neofascista in città (per intercettare l’oramai chiara sensibilità pubblica verso l’ambiente il nuovo spazio udinese si chiamerà La Fronda) ma in realtà si tratta di una vecchia conoscenza “Casa Pound” tant’è che ad inaugurare la sede nei pressi della Casa dello Studente, in Vicolo Stabernao, poco lontano dalla stazione ferroviaria arriverà il Presidente Nazionale del movimento Gianluca Iannone. Un tentativo, si legge in una nota della Rete Antifascista (coordinamento di realtà attive sul territorio friulano e non solo su varie tematiche, da quelle sociali ed ambientali, che fanno dell’antifascismo uno dei loro valori fondamentali) che rientra nel tentativo di dare nuova vita al gruppo neofascista, cercando di farlo passare, come al solito, come una sorta di ibrido tra un gruppo di bravi ragazzi e una banda di rivoluzionari antisistema”. “Invece è chiaro l’obiettivo, si legge ancora, di propagandare e diffondere contenuti razzisti e violenti in uno spazio attraversato da studenti e persone migranti”.
Ma se l’iniziativa di Casa pount pur grave insulto alla Udine medaglia d’oro per la Resistenza è attività “privata”, non così è per la circolare delle Prefetture sul tema Foibe, giustamente bollata dal Presidente nazionale ANPI Gianfranco Pagliarulo come “faziosa e strumentale”.
La circolare delle prefetture in questione è indirizzata ai sindaci e agli uffici scolastici provinciali e si sollecitano tutte le scuole a dar vita a iniziative “per diffondere la conoscenza” della “spirale di violenza che esplose all’indomani della firma dell’armistizio e che, per i successivi quattro anni, si scatenò su molti italiani inermi e incolpevoli, residenti nei territori ad est di Trieste, con durissime e atroci rappresaglie dai contorni di una vera e propria pulizia etnica”. Queste sollecitazioni, afferma Pagliarulo, rappresentano una gravissima forzatura della verità storica, delle leggi vigenti, della stessa autonomia scolastica. Non è certo in discussione la condanna e la giusta memoria delle foibe, ovvero della tragedia dell’esodo, di cui alla legge sul Giorno del ricordo. Ma non è vero che le foibe riguardarono solo gli italiani, che pure furono i più colpiti, e non è vero che si trattò di pulizia etnica. La circolare inoltre ignora colpevolmente e consapevolmente “la più complessa vicenda del confine orientale”, così nominata all’articolo 1 della legge stessa. Si ignora cioè l’aggressione italiana alla Jugoslavia del 6 aprile 1941, la repressione bestiale della resistenza locale a tale invasione da parte dei comandi militari italiani, le stragi dei civili in particolare sloveni, le colpe dei criminali di guerra italiani, il ruolo dei partigiani per la liberazione dell’Italia dall’invasore nazista, il lager triestino della Risiera di San Sabba, i crimini della X MAS sul confine orientale, i campi di concentramento fascisti in Italia, a Gonars e Visco, dove erano internati croati e sloveni. Così facendo e così ignorando, si deforma la storia. È sconcertante, prosegue l’Anpi, che si invitino le scuole alla conoscenza e all’approfondimento di questi temi che riguardano il Giorno del Ricordo, cioè il 10 febbraio, e non ci sia analogo invito per la Giornata della Memoria, istituita con legge 211 del 2000 “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Il silenzio su tale giornata, che peraltro avviene il 27 gennaio, cioè prima del Giorno del Ricordo, a fronte dell’invito a ricordare le sole foibe, rivela la natura faziosa e strumentale dell’operazione didattica, funzionale soltanto a una narrazione delle tragedie di quegli anni tesa a screditare la Resistenza.
Per di più nella circolare dei Prefetti si chiede di contabilizzare tali iniziative scolastiche “entro e non oltre il 20 ottobre prossimo” su richiesta del Consiglio dei Ministri e del ministero dell’Interno. In sostanza le scuole devono comunicare alle prefetture, cioè al governo. Insomma, è una forma di costrizione e di controllo del governo stesso sull’attività delle scuole, mettendo così in discussione i principi dell’autonomia scolastica e della libertà di insegnamento di tutti i docenti. Per queste ragioni, chiosa Pagliarulo “chiedo al governo e al Ministro dell’Interno di ritirare la circolare e recedere da questa pratica faziosa e pericolosa”.