Imprese e sviluppo sostenibile: cresce l’impegno verso il capitale umano

 È di quasi un miliardo e ottocento milioni di euro per l’anno 2019 l’investimento delle aziende che hanno scommesso sul loro ruolo sociale e sulla necessità di restituire valore, in particolare al territorio, ai dipendenti, alla salvaguardia dell’ambiente, al risparmio energetico. Il 25% in più rispetto al dato del 2017 (1,412 mld). Nell’anno 2020, in piena pandemia al momento della rilevazione dei dati, viene prevista una contrazione della spesa del 19%, con molti budget ridotti, annullati o riconvertiti, ma 8 aziende su 10 ipotizzano che con tenacia, visione e l’auspicato aiuto delle istituzioni, la CSR possa essere il driver per lo sviluppo del Paese. Sono alcuni dati emersi dal IX Rapporto sulla CSR in Italia dell’Osservatorio Socialis, presentato dal Direttore Roberto Orsi all’Università degli Studi di Udine nel corso del webinar “RESPONSABILITÀ E SOSTENIBILITÀ DELLE AZIENDE IN ITALIA. Il valore della formazione permanente” coordinato dal Prof. Francesco Marangon, Delegato del Rettore per il Settore della Sostenibilità dell’Ateneo, nell’ambito del “Festival dello Sviluppo Sostenibile 2021” dell’ASviS. All’incontro hanno portato il loro contributo Renata Kodilja (Professore Associato di Psicologia Sociale, Università degli Studi di Udine), Mario Minoja (Professore ordinario di Economia Aziendale, Università degli Studi di Udine), Paolo Bandiera (Direttore Affari Generali AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla), Arianna Arizzi (Marketing e CSR Manager, Maddalena Spa). Il convegno si è tenuto con il patrocinio dell’Associazione Animaimpresa di Udine e della RUS – Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile. «L’appuntamento – ha spiegato Francesco Marangon, Delegato del Rettore per il Settore della Sostenibilità dell’Ateneo – si colloca nell’ambito delle iniziative proposte dall’Università di Udine per il Festival della Sviluppo sostenibile 2021. Come nelle precedenti edizioni, anche quest’anno il nostro obiettivo è quello di valorizzare l’educazione universitaria per la sostenibilità, includendo in essa approcci sistemici e interdisciplinari, recuperando così il valore dell’etica, tramite un forte legame con il territorio». Secondo i dati dell’Osservatorio Socialis, nel 2019 solo il 3% delle imprese intervistate non ha attuato alcuna attività a favore dei dipendenti. La percentuale di aziende disattente al benessere dei propri collaboratori si è radicalmente ridotta rispetto al 2013, quando era del 12%. Un segnale della progressiva accoglienza da parte delle aziende di quella cultura imprenditoriale che dà valore ad un clima organizzativo positivo nell’ottica dell’etica e al contempo di un’ottimizzazione della produttività e della reputazione aziendale. «Nell’ambito dell’attenzione al capitale umano stiamo assistendo ad una vero e proprio cambio di paradigma – ha sottolineato Roberto Orsi, Direttore dell’Osservatorio Socialis – Un’attenzione che in periodo di pandemia si è fatta ancora più consapevole del suo essere leva strategica per uno sviluppo davvero sostenibile e che deve stimolare gli atenei a costruire e mettere a disposizione percorsi di sviluppo delle competenze per coprire in egual misura la richiesta di conoscenze negli ambiti ESG (Environmental, Social, Governance), integrando le attività d’impresa con l’Agenda 2030». Al primo posto, tra le attività più realizzate, troviamo il sostegno e l’attuazione delle pari opportunità, in costante aumento, dal 7% del 2013 al 39% del 2019; seguono le attività di formazione e valorizzazione del personale (36%), le iniziative sociali nelle sedi (32%) e le iniziative di work life balance (28%), in crescita costante. Uno sguardo diacronico ai dati rivela anche una crescita della diffusione del monitoraggio del clima organizzativo, diffuso nel 30% delle imprese (a fronte del 19% del 2015). Viceversa si registra un calo dell’investimento nella pratica di valutazione delle competenze dei dipendenti (dal 37% del 2015 al 25% del 2019) e delle attività per migliorare la comunicazione interna (dal 35% del 2015 al 24% del 2019). Per il 49% delle aziende campione (+9 punti rispetto al 2017), l’attività più importante per una CSR strutturata è dunque quella della formazione del personale per far crescere comportamenti responsabili duraturi. Al secondo posto (46%) vi è la condivisione a tutti i livelli per diffondere la cultura sia al top management che ai dipendenti. Poco più di un’azienda su tre (36%) dà importanza all’attività di “essere sempre coerenti per costruire una strategia di CSR intrecciata con il piano di sviluppo industriale”. Al quarto posto per percentuale di referenze l’ascolto dei consumatori (31%), poi la comunicazione delle proprie attività “per rispondere alle richieste degli stakeholder” (16%), infine la programmazione e la misurazione dei risultati viene referenziata dal 12% delle aziende intervistate.
A margine dell’incontro è stata data notizia di pubblicazione del bando (scadenza 5 novembre 2021) della XIX edizione del Premio Socialis per tesi di laurea su responsabilità sociale e sviluppo sostenibile, aperto a tutte le Università italiane. Tutte le info online a questo indirizzo: https://www.osservatoriosocialis.it/premiosocialis/

Il IX Rapporto sulla CSR in Italia è disponibile qui