«In Europa produzione di semiconduttori e microchip per essere autonomi dalla Cina» così il fondatore di Beng, l’azienda carnica dell’automotive
Ha avuto una vita professionale intensa e articolata, fino ad essere un imprenditore di successo in un settore molto specialistico. Ha garantito futuro all’azienda anche con un solido passaggio generazionale. Eppure, lo spirito indomito di Giovannino Bearzi – che ha fondato Beng, l’azienda carnica inserita nella filiera dell’automotive di lusso – guarda ancora avanti e stimola nuova imprenditorialità.
«Perché – si chiede – l’Europa non diventa un produttore importante di semiconduttori e microchip? La recente difficoltà di approvvigionamento di questi prodotti dovrebbe spingerci a cercare strade per l’autonomia e allentare la dipendenza dalla Cina».
Il ragionamento di Bearzi nasce dall’analisi delle maggiori tendenze dell’economia e dell’imprenditoria contemporanee, delle crisi che le hanno caratterizzate e delle vie alternative per continuare a garantire sviluppo all’area dove opera la sua azienda e, più in generale, all’Europa. Un colosso per popolazione e territorio che deve continuare ad avere la solidità per confrontarsi efficacemente con i due big mondiali, Usa e Cina per l’appunto.
«Semiconduttori e microchip sono elementi fondamentali per tutta la manifattura e, in genere, per ogni settore economico che necessiti di soluzioni elettroniche e informatiche per operare», premette Bearzi. «Ciò significa che la produzione di questi prodotti rappresenta un asset strategico per ogni economia. Non averne il controllo, implica essere dipendenti, magari in percentuali diverse, da altre aree del mondo. Magari da quelle con cui è concorrenti competitivi sul prodotto finale», prosegue l’imprenditore.
La crisi generata dal rimbalzo post Covid dovuto al rallentamento importantissimo di molta produzione per mancanza di forniture di microchip e semiconduttori, soprattutto provenienti dalla Cina, è ancora vivissima in Bearzi e in tutti gli imprenditori che hanno dovuto dilazionare le consegne o che addirittura le hanno perse per questo motivo.
Da qui lo sprone dell’imprenditore per una svolta, come quella che ha prodotto la crisi energetica generata dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Riavuti dallo shock, Stati e imprese si sono attivati per l’autonomia energetica, un processo che è in corso e a pieno ritmo.
«Dovremmo agire nello stesso modo per la produzione di semiconduttori e microchip all’interno del mercato europeo. Questa svolta, oltre che assicurarci più autonomia – conclude Bearzi –, ci consentirebbe di essere attori nel mercato di alcune materie prime preziose necessarie per costruire questi elementi, come il silicio».