In italia è boom di “cene a domicilio”, ma è fenomeno soprattutto nelle grandi città
Sono 18,9 milioni gli italiani che nell’ultimo anno con regolarità (3,8 milioni) e occasionalmente (15,1 milioni) hanno consumato a casa cibo ordinato tramite una piattaforma web da ristoranti e pizzerie. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti/Censis sul food delivery che si classifica come il settore più dinamico della ristorazione.
In altre parole, spiega la Coldiretti, nel 2018 più di un italiano su tre ha ordinato dal telefono o dal pc pizza, piatti etnici o veri e propri cibi gourmet, con sempre più ristoranti di qualità entrati nel giro delle piattaforme come Just Eat, Foodora, Deliveroo, Bacchette Forchette o Uber Eats, solo per citare le più note, accanto alle quali si sono sviluppate numerose realtà locali.
In cima alla lista delle motivazioni di ricorso al cibo a domicilio c’è il fatto di essere stanchi e non avere voglia di cucinare (57,3%), ma c’è anche un 34,1% che indica di farvi ricorso in caso di cene con amici e parenti per stupire i commensali con piatti di qualità. La possibilità di farsi arrivare le pietanze pronte a casa facilita in questo modo l’organizzazione di momenti di convivialità anche quando non si avrebbe il tempo per mettersi ai fornelli.
Non manca chi punta sul cibo per allietare le serate in casa (32,6%), chi non ha tempo di prepararsi da solo i pasti (26,5%) e chi non vuole rinunciare alla buona cucina senza dover uscire (24,7%) oltre a quelli desiderosi di provare piatti nuovi e originali (18%) e quelli che non sanno cucinare (6,9%).
A facilitare il ricorso al food delivery, precisa Coldiretti, c’è il fatto che i tempi di consegna sono in alcuni casi prefissati e non superano i sessanta minuti, ma è anche possibile stabilire una fascia oraria precisa. Quanto al pagamento, è diffuso quello on line e non sempre è possibile quello in contanti. Il trasporto avviene principalmente in bicicletta, ma anche con motorini per ovviare ai vincoli delle zone centrali a traffico limitato delle grandi città.
Il boom del cibo a domicilio nelle case degli italiani ha portato però un’accesa competizione sui costi tra le diverse piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi, che rischia a volte di ripercuotersi sull’intera filiera, dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari. Non a caso quattro italiani su dieci (38,1%) che ordinano il cibo sulle piattaforme web ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei rider, i fattorini che portano i piatti nelle abitazioni, secondo lo studio Coldiretti/Censis.
Oltre alle condizioni dei lavoratori, conclude Coldiretti, sono diversi gli aspetti del food delivery che andrebbero cambiati a giudizio di chi fa ricorso a questo tipo di piattaforme. Il 28% di chi riceve il cibo a casa richiama l’esigenza di una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto, garantendo adeguati standard igienici, evitando ogni contaminazione e preservando la qualità del cibo. C’è poi un 25,3% che chiede alle piattaforme web di promuovere anche la qualità dei prodotti e degli ingredienti che propongono nei loro menù di vendita e un altro 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utilizzo di prodotti tipici e di fornitori locali.