La Befana potrebbe portare ai bambini il ridimensionamento del Centro trapianti di midollo osseo del Burlo Garofalo?
Il trasferimento del Burlo Garofolo a Cattinara comporterà il ridimensionamento del suo Centro trapianti di midollo osseo e, nel tempo, il trasferimento dei trapianti pediatrici a Udine. Questo l’allarme lanciato dal pediatra Marino Andolina, fondatore e responsabile di tale centro per lunghi anni allarme lanciato dal consigliere regionale del neo nato Polo Libwrale Walter Zalukar. Andolina denuncia anche il ridimensionamento del day-hospital pediatrico, “con bambini che soffrono di gravi patologie che verrebbero messi in flebo su poltrone invece che sui lettini.” Il progetto del nuovo Burlo a Cattinara riduce l’area Ematologia pediatrica-Trapianti, dove attualmente vi sono 8 stanze speciali a “pressione positiva”, per proteggere i piccoli pazienti immunodepressi dalle infezioni: 6 per l’ematologia e 2 per i trapianti di midollo osseo. Queste nel nuovo Burlo verranno ridotte a 6 complessive per cui è intuibile la contrazione dei trapianti, non essendo pensabile togliere posti ai bimbi leucemici. E così si concretizzerà quello che il Dott. Andolina definisce “un piano scellerato che, vilmente senza metterlo per iscritto, va nella direzione di un trasferimento dei trapianti pediatrici a Udine.” Ma non stupisce: il trasferimento del Burlo a Cattinara è un passaggio obbligatorio per il suo impoverimento, fino alla chiusura come Istituto autonomo. Come non ricordare il convegno tenutosi lo scorso giugno a Monfalcone (non a Trieste!), con la partecipazione dell’Assessore alla Salute Riccardi, dove fu avanzata l’ipotesi di un’integrazione dell’Irccs Burlo Garofolo con Asugi, ai fini di una governance aziendale con unità giuridica e un unico bilancio. Fu allora caldeggiata la cancellazione del Burlo come istituto scientifico autonomo per diventare di fatto un Dipartimento dell’ospedale di Cattinara. Per questo il Dott. Andolina conclude che il progetto andrebbe cambiato completamente e si augura qualcuno metta mano alla situazione. Altrimenti sarà la fine dell’ospedale infantile, come i triestini l’hanno conosciuto e apprezzato fin dal 1856.