La guerra è terreno fertile per complottisti patologici, negazionisti della realtà e indifferenti al dolore… degli altri
Come deve essere grama la vita per complottisti e dietrologi vari. Così come per gli indifferenti o promulgatori dell’equidistanza passiva. Certo sono di diverse categorie, alcuni in buona fede, altri ai limiti del patologico, ma alla fine tutti cadono nel tranello di diventare preda della propaganda perfino alcuni promulgatori di azioni pacifiste che in realtà sono paravento alla paura o azione consolatoria della propria frustrazione. Per non parlare delle teorie parascientifiche no-vax, oggi di quelle che teorizzano che quanto sta avvenendo in Ucraina è falso, si tratterebbe di una sorta di gigantesco Truman show. Per altri è la resa dei conti di quel nuovo ordine mondiale che fra big-pharma, ufo e strategie di ricconi assetati di potere, ha l’obbiettivo di renderci schiavi, burattini del 5g. Spiegata così ogni manifestazione del male, dal grande vecchio, passando per gli “illuminati” di ottocentesca memoria. Il tutto abbeverandosi a pezzetti di realtà, per costruire il proprio puzzle di presunta verità. Alcuni lo fanno inconsapevolmente, altri intrisi di perniciosa fanta-ideologia con radici più o meno solide nel passato della storia, usata a pezzetti on demand per spiegare l’oggi. Tutti però alla fine accomunati dal fatto di essere convinti che molte cose nel mondo sono influenzate da complotti. Una convinzione che nasce, spiegano i sociologi, dalla propria celata bassa autostima e dalla mancanza di fiducia nei confronti dell’autorità. Insomma sentendo che la società o perfino la famiglia, li ha, se non rifiutati, perlomeno delusi nelle loro aspirazioni, queste persone imparano a respingere i convincimenti che la società condivide o l’informazione, bollando per fake ogni cosa e negando spesso l’evidenza. Sarebbe sano spirito critico se non diventasse patologico, falsato dal convincimento aprioristico del risultato voluto e non dalla sana capacità di cercare di capire la realtà. La spiegazione del relativo “successo” di questi comportamenti di cui i social si fanno specchio distorto e amplificatore, nasce dal fatto che per questo genere di individui, l’abbracciare teorie complottiste ha anche un effetto consolatorio. Spiega uno studio psichiatrico delle università di Oxford e Liverpool: «A breve termine, è una mentalità che porta i suoi benefici: al posto dell’ansia e dell’incertezza, siamo infusi da quella che sembra conoscenza. La nostra autostima ferita riceve un’iniezione di fiducia, perché abbiamo l’impressione di fare parte di una piccola minoranza che sa quello che sta succedendo veramente. E grazie a internet possiamo connetterci con altre anime simili a noi e tutto d’un tratto ci sentiamo parte di una comunità». Cerchiamo quindi di fare degli esempi, due giorni fa, come FriuliSera ma al pari dei media di tutto il mondo, abbiamo dato notizia dell’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol. Nel nostro pezzo scritto a poche ore dai fatti, abbiamo inserito alcuni filmati e immagini che in maniera inequivocabile raccontavano la realtà di almeno due fatti: Il primo che il bombardamento devastante c’era stato, il secondo che all’interno di almeno di uno dei plessi colpiti, vi erano alcune degenti, principalmente puerpere rimaste ferite. Ma non solo, come buona prassi giornalistica vuole, soprattutto quando si è in presenza di possibile propaganda bellica, abbiamo visionato, non solo Facebook o Twitter, che sappiamo essere anche sabbie mobili della verità, ma fonti di stampa internazionale. Abbiamo visionato quanto scrivevano perfino i cinesi i turchi, le Tv arabe. Oltre ovviamente alle agenzie di stampa, alle televisioni nostrane ed internazionali (quelle che i complottisti ritengono essere al soldo del male). Abbiamo sentito perfino delle testimonianze in voce e visto i filmati che da varie angolature che confermavano le notizie. Abbiamo anche sentito i tentativi di alcune autorità locali ucraine di amplificare la portata di quanto era successo, parlando di strage, genocidio e bambini sotto le macerie, evitando però di dargli voce. Ma alla fine la verità si può sintetizzare nel fatto che più o meno consapevolmente i russi hanno bombardato un ospedale pediatrico e che vi erano 17 feriti, per lo più donne in attesa di partorire. Già questo è un atto orribile contrario alle convenzioni internazionali, ma ahimè, sappiamo essere principio disatteso in ogni guerra e con scuse diverse, dalle bombe intelligenti impazzite, al non voluto danno collaterale, soprattutto però nelle guerre dove si vuole fiaccare la popolazione civile. Ieri si è poi saputo anche di tre morti. Ma nel nostro articolo non menzionavamo morti, non parlavamo di strage o di genocidio, consapevoli, tanto che lo scrivevamo in apertura, che è “difficile controllare tutte le notizie che arrivano da qualsiasi fronte di guerra”. Eppure qualcuno, (non in molti per fortuna) ci ha accusati di propagandare falsità, dandoci però la sensazione di non aver letto neppure il pezzo, ma di replicare sui social dando per scontato quello che non avevamo scritto. Tipico di chi legge solo i titoli o pensa di avere doti superiori di lettura del pensiero altrui. Ma di più, questi geni della comunicazione virtuale propagandavano la tesi contrapposta di cui però nella realtà non vi è nessuna traccia o prova, qualcuno perfino citando come fonte la badande ucraina, ma in Italia, di sua cugina. Parliamo della sbandierata presenza, secondo la propaganda russa, del battaglio Azov che si sarebbe acquartierato nell’ospedale. Notizia diffusa dopo aver pateticamente tentato di negare l’attacco, ovviamente, come del resto negano perfino l’esistenza della guerra chiamata “operazione militare speciale”. Ma ovviamente la tesi russa, non avvalorata da alcuna immagine, cozza anche contro ogni più elementare strategia bellica dato che in una città assediata è ovvio che i militari siano in “trincea” e non certo a poltrire nei lettini pediatrici o nelle culle. Ma nonostante la tesi fosse patetica, è stata subito adottata dai complottisti de “noialtri” e dai fiancheggiatori “tafazzisti” della Russia, alla spasmodica ricerca dell’altra verità. Così ci si è arrampicati sugli specchi nel dire che il bombardamento ha riguardato il giardino e non l’ospedale, anche se la devastazione conseguente ad una esplosione con voragine di sei metri di diametro è evidente. Ma di più, che le immagini diffuse dello sgombro di feriti erano costruite da abili registi ed operatori ucraini (da far impallidire Spilberg) con attrici straordinarie e sangue finto. Insomma la negazione dell’evidenza e il maldestro tentativo di manipolare la verità, perché i russi da sempre amanti dell’Opera applicano alla lettera quanto recita l’area del Barbiere di Siviglia di Giocchino Rossini, sicuri che nell’occidente le menzogne trovino sempre terreno fertile, perché contrariamente che a Mosca, la democrazia consente per fortuna la circolazione delle idee, anche le più strampalate. Per questo dedichiamo a tutti i complottisti, amici e nemici il testo (in calce cliccando anche in musica e voce), dal primo Atto scena 8 la celebre area dal Barbiere di Siviglia, perché meditino prima di postare minchiate sui social:
“La calunnia è un venticello.
Un’auretta assai gentile
Che insensibile, sottile,
Leggermente, dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
Sottovoce, sibilando,
Va scorrendo, va ronzando;
Nelle orecchie della gente
S’introduce destramente
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo
Prende forza a poco a poco,
Vola già di loco in loco;
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta
Va fischiando, brontolando
E ti fa d’orror gelar.
Alla fin trabocca e scoppia,
Si propaga, si raddoppia
E produce un’esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale,
Che fa l’aria rimbombar.
E il meschino calunniato,
Avvilito, calpestato,
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte ha crepar“.