La morte di 39 persone in Gran Bretagna non è una fatalità
La morte dei 39 migranti trovati rinchiusi dentro un camion in Gran Bretagna non è una tragica fatalità ma una tragedia che è parte di un’unica immensa strage che si sta consumando negli ultimi anni in tutto il continente e alle sue frontiere e che chiama in causa le responsabilità dirette delle politiche di chiusura attuate dagli stati dell’Unione Europea e dalle stesse istituzioni dell’Unione. A parlare è l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione.
A nulla oggi, come in altre circostanze, servono le imbarazzate parole di cordoglio pronunciate immancabilmente in tali occasioni dalle più svariate istituzioni che al contrario appaiono beffarde e irriverenti verso le persone morte e le loro famiglie. Queste stragi che si consumano uguali, sulle strade europee come nel mare Mediterraneo impongono una profonda e immediata modifica delle criminogene politiche migratorie europee che impediscono l’accesso regolare al territorio europeo da parte di migranti e di rifugiati.
Invece di incanalare in modo ragionevole la spinta a migrare in canali regolari si inducono le persone che vorrebbero migrare per migliorare le proprie condizioni di vita a ricorrere a pratiche che mettono a rischio la loro vita o a rivolgersi a persone senza scrupoli. E’ necessario sviluppare con la massima urgenza una nuova strategia dell’Unione Europea per consentire forme veloci, regolari e realistiche di accesso al territorio europeo di cittadini di stati terzi per motivi di lavoro, ricerca lavoro e studio.
Parimenti è urgente individuare procedure certe ed efficaci che consentano di raggiungere il territorio dei Paesi dell’UE in modo veloce e sicuro al maggior numero possibile di persone che hanno un chiaro bisogno di protezione, così sottraendole alla sola offerta di cui oggi dispongono per salvare la loro vita, cioè quella di indebitarsi e di pagare o farsi sfruttare anche fino alla morte da trafficanti di esseri umani.