“Le risorse umane nel sistema di Welfare regionale. Numeri e prospettive” studio presentato a Trieste
Dagli anni ’70 il Friuli Venezia Giulia è una delle prime regioni italiane ad aver pensato a creare una concreta assistenza nei confronti delle persone più deboli, degli anziani o di chi soffre per difficoltà psichiche e fisiche. Ires, Legacoop sociali e Confcooperative Federsolidarietà regionali hanno deciso di fare il punto della situazione durante un incontro svoltosi a Trieste all’interno della sala Tessitori del Consiglio regionale. A reggere le fila dell’incontro sono stati Gianluigi Bettoli, presidente Legacoop Sociali Fvg, e Paola Benini, vicepresidente Confcooperative Federsolidarietà Fvg.
“In regione ormai – ha dichiarato Gianluigi Bettoli – si arriva al migliaio di persone che frequenta i corsi universitari previsti per la formazione di professioni indispensabili per la cura e di altre che stanno velocemente nascendo”. Il supporto fondamentale è quello dei percorsi formativi che sono già presenti a Portogruaro (Università degli studi di Trieste), Udine (l’Università friulana) e, presto, anche nel capoluogo giuliano. La conferma definitiva arriva da Igor De Bastiani, Direzione Centrale Lavoro, Formazione, Istruzione e Famiglia della Regione Fvg: “Il Friuli Venezia Giulia dal triennio 2012-15 – ha sottolineato – ha avviato un importante programma di riqualificazione degli operatori già occupati nel settore socio-sanitario: parliamo di 2000 persone. Ed il triennio successivo si sono contate altre 1450 persone riqualificate come OSS”. E’ molto importante sapere che i finanziamenti hanno portato a formare nuovi OSS durante 34 corsi (2015-18) per un totale di 750 persone. I corsi sono gratuiti e prevedono un’indennità di frequenza.
Dopo l’intervento dell’assessore regionale alla sanità Riccardo Riccardi, che ha confermato la volontà di “dare delle risposte ai bisogni dei cittadini del Friuli Venezia Giulia”, è stata presentata la relazione a cura di Paolo Molinari, ricercatore senior di Ires Fvg. L’indagine ha preso le sue mosse basandosi su un campione di 30 imprese attive nella cooperazione sociale e toccando il terzo settore per quanto concerne i quattro tipi di cooperative oggi esistenti. Tra i quasi 13mila lavoratori complessivi del mondo cooperativo sono 2.564 gli operatori con mansioni assistenziali nelle aziende che sono stati oggetto della rilevazione. La stragrande maggioranza (2.001) sono impegnati in servizi “di natura educativa” che coinvolgono minori, disabilità e salute mentale.
“In particolare – ha affermato Molinari – sono cinque le figure professionali su cui mi sono focalizzato: operatore socio-sanitario (OSS), educatore, educatore della prima infanzia, coordinatore e operatore dell’inserimento lavorativo”. Le ultime tre figure sono più specifiche ma le prime due sono ormai largamente utilizzate dalle cooperative sociali e non solo da loro. “Per le imprese le maggiori difficoltà – ha concluso Molinari – sono legate alle rigidità degli appalti a fronte di un’alta flessibilità delle richieste ed alle politiche di contenimento della spesa pubblica”. Secondo la sua ricerca, tra 2019 e 2021, il fabbisogno di operatori ed educatori sarà di 612 OSS, 97 coordinatori, 52 operatori dell’inserimento lavorativo, 550 educatori (con laurea) e 124 educatori della prima infanzia. A cui s’aggiunge la necessità di qualche altra figura professionale. “Dopo sprazzi di luce e ombre – ha affermato Paola Benini – derivati dalle normative partorite negli ultimi anni, le centrali cooperative hanno vissuto un certo allarme perchè tante persone hanno accumulato molta esperienza lavorando ma hanno potuto contare su poche qualifiche professionali. Ora però è partito un virtuosismo che non potrà che portare benefici a tutti: lavoratori, imprese sociali e soggetti assistiti”.
Lorenzo Mansutti