L’Italia al voto. Incognita astensione aleggia e rischia di premiare chi, pur minoranza, prenderà il potere

Quanti dei 46.127.514 elettori che per tutto il giorno, fino alle 23 si recheranno alle urne per l’elezione dei componenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, al momento non è dato saperlo, di certo, se i sondaggi hanno qualche residua credibilità, quello del non voto in tutte le sue forme, sarà di gran lunga il primo partito italiano segno di una pericolosa deriva che vede la democrazia in sofferenza. Certo i partiti con la loro azione devastatrice fatta di leggi elettorali con trucco e di riduzione della rappresentanza, ci hanno messo del loro. Ma sfatiamo subito il mito che il calo dei votanti preoccupi davvero partiti, chi più chi meno, del fatto che chi governerà alla fine rappresenterà una minoranza degli italiani, poco li preoccupa, perchè preso il potere della base elettorale e delle promesse fatte in campagna elettorale ci si dimenticherà presto, contando sulla proverbiale e ahinoi reale smemoratezza dei cittadini. Vedremo se molti voti “populisti” si trasformeranno in astensione o verranno catalizzati dal nuove fenomeno che la polarizzazione verso il soggetto forte ha caratterizzato l’ultimo ventennio, ma di certo abbracceranno il non voto anche molti dei delusi da una sinistra incapace di riunirsi per fare fronte comune dinnanzi al pericolo meloniano. Una tendenza che tutti dicono di non sottovalutare quella della disaffezione degli elettori, perchè potrebbe diventare benzina per le tensioni sociali che la situazione economica in caduta libera. Ma poi se ne fanno una ragione confidando sulla antica affermazione del “popolo bue”.  Sullo sfondo, anzi in primo piano, non solo la guerra in Ucraina ma speculatori incontrastati e manovre dei vampiri intoccabili dell’alta finanza. Le incertezze per famiglie e mondo produttivo hanno le sembianze di bollette energetiche, chiusure aziendali e inflazione galoppante, soprattutto nell’alimentare. Così siamo già in un autunno che rischia di rivelarsi caldissimo con milioni di famiglie in difficolta e un inverno che incombe gelido e non solo per la carenza di gas e combustibili vari per scaldare le case e mandare avanti imprese industriali e perfino il piccolo commercio. Tornando alla tornata elettorale di oggi è evidente che il dato del “non voto” sarà il più rivelante, vedremo in quale misura, e quanto colpirà anche le forze politiche strutturate. Vedremo se il possibile recupero dei 5stelle che hanno basato la loro esistenza sul più o meno becero utilizzo di parole d’ordine di forte impatto populista. Vedremo se la semplificazione dei problemi complessi che la destra utilizza suggerendo soluzioni semplicistiche e raccontando bugie agli elettori, avrà buon gioco, promesse su promesse che più che libro dei sogni sono il libro delle balle.  Ovviamente tutte le persone che hanno a cuore la democrazia non possono non guardare con preoccupazione i dati relativi al declino della partecipazione elettorale, basti pensare che alle prime elezioni repubblicane per la Camera dei deputati partecipò al voto oltre il 92% della popolazione. Alle elezioni del 2018 nemmeno il 73% ed oggi vedremo, ma la tempesta perfetta dell’assurdo voto autunnale unito ad una proposta partitica per qualità desolante, rischia davvero di mortificare la nostra democrazia. Anche se qualcuno in maniera miope pensa che l’importante non è la grandezza della torta elettorale ma che questa esista per dare comunque il potere a qualcuno, diventare sindaco o premier di una sempre più esigua parte dei cittadini non è presupposto di nulla di buono, soprattutto quando si è in maniera suicida tagliata pesantemente la rappresentanza. Il taglio dei parlamentari ha segato il ramo dove molti erano appollaiati, ma in realtà a fronte di un risibile risparmio, ha scavato ancora di più il solco fra chi compete al seggio elettorale e i cittadini che vedono imporsi partiti e candidati quasi senza possibilità di scelta e con una enorme quantità di voti che andranno dispersi nelle forze che non supereranno lo sbarramento del 3%e che ognuna con la propria bandierina preferisce il suicidio della ricerca delle differenze piuttosto che all’unità con “compagni, fratelli o cugini” dinnanzi ad un pericolo incombente. L’unica speranza per chi tiene alla nostra democrazia risiede incredibilmente nell’ingovernabilità che porti i partiti a mettere nell’agenda al primo posto delle cose da fare una legge elettorale meno truffaldina, si potrebbe perfino riadattare ai tempi quella in vigore agli albori della repubblica, basta che sia una norma proporzionale dove il rapporto di scelta fra candidati e elettori possa non più essere mediato in maniera esclusiva dalle segreterie dei partiti. Utopia? Chissà, forse varrebbe la pena allargare non solo ai giovani, ma a tutti, l’appello fatto ieri da Papa Fracesco di “fare rumore” e andare controcorrente, concetti ripresi da Bergoglio più volte anche nel recente passato come nel 2019 quando affermò: «Coraggio. Andate avanti. Fate rumore, eh? Dove sono i giovani deve esserci rumore. Poi, si regolano le cose, ma un giovane deve fare rumore sempre. Andate avanti, e soprattutto sempre nella vita ci saranno persone che vi faranno proposte per frenare, per bloccare la vostra strada. Per favore, andate controcorrente». Ecco andiamo controcorrente votiamo ed evitiamo che a vincere sia la diabolica macchina delle influenze creata dalla costruzione del consenso basata su strategie elettorali di sinergia tra sondaggi pilotati e comunicazione.