L’Italia scioglie gli indugi e dichiara che nel 1915 la Turchia operò il genocidio sistematico sugli Armeni. Le proteste di Ankara
La Camera ha approvato la mozione unitaria che impegna il governo a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”. La risonanza in realtà l’ha avuto solo in Turchia ma era certamente una cosa da fare. A votare a favore sono stati 382 deputati, nessun ha espresso voto contrario e mentre i 43 di Forza Italia si sono astenuti. Dopo il voto tutti i deputati si sono alzati in piedi ad applaudire. L’approvazione arriva nonostante le proteste preventive della Turchia, che aveva convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, e la “condanna” all’atto del Parlamento arrivata dal partito Akp del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Non sono neppure servite le rassicurazioni di parte italiana. Da parte italiana si fa notare che il voto della Camera è non vuole mettere in discussione l’amicizia, i buoni rapporti con uno Stato amico e che non è in discussione, anche se in molti pensano dovrebbe esserlo, il “ruolo strategico di porta tra Oriente e Occidente” della Turchia del terzo millennio che è ben diverso dall’Impero Ottomano del secolo scorso. Ma come prevedibile le proteste di Ankara continuano. Il partito di Erdogan “condanna fermamente la mozione proposta nel Parlamento italiano sugli avvenimenti del 1915”, ha detto il portavoce Omer Celik, ribadendo la posizione espressa all’ambasciatore d’Italia in Turchia, Massimo Gaiani. Il problema però è tutto di Ankara che nonostante siano passati oltre cento anni dagli eventi non riesce a fare i conti con i proprio passato. Nulla di nuovo sotto il cielo basti pensare che le spinte revisioniste presenti oggi in Italia sul ruolo di Mussolini e del fascismo dimostrano come anche il nostro paese non abbia fatto del tutto i conti con il proprio passato dato che ci sono persone che cercano, in realtà per motivi strumentali attuali più che per convinzione storica, di non mettere una pietra tombale su una stagione che tanti lutti ha portato al nostro paese e le cui ripercussioni sono ancora presenti nei rapporti internazionali. Per quanto riguarda la Turchia che non riconosce il genocidio degli armeni durante la Prima guerra mondiale, la protesta diplomatica è una prassi comune in casi analoghi. La Germania ha già da tempo riconosciuto che fu genocidio, subendo gli strali di Ankara, che sostiene la tesi che i massacri del 1915 sono avvenuti nell’ambito di un conflitto e non sono stati orchestrati su base etnica o religiosa, mentre contesta anche le cifre delle vittime. Da parte turca si nega in sostanza la realtà storica del genocidio. Secondo gli allineati storici turchi, i morti armeni nel 1915 sono stati dai 200 mila agli 800 mila, mentre la storiografia internazionale parla di 1 milione e 500 mila o più. Per i turchi la morte degli armeni è uno dei vari terribili episodi durante la guerra, non un caso particolare. I tedeschi sono ovviamente sensibili alla tematica dei genocidi, anche se la Shoah e Metz Yeghern (il Grande male degli armeni) sono vicende storiche diverse e che meritano letture diverse. Non si può fra l’altro dimenticare che i tedeschi furono presenti in Turchia e alleati dell’impero ottomano nella Prima guerra mondiale. Fra l’altro spesso la documentazione tedesca è una delle prove tangibili dei massacri. Il Bundestag ha riconosciuto la corresponsabilità della Germania, che «non provò a fermare questi crimini contro l’umanità» ma anche che non fecero così tutti i tedeschi. Alcuni ebbero forte sensibilità al dramma armeno proprio quando questo avveniva: il pastore protestante Johannes Lepsius, fu autore di un rapporto segreto sui massacri nel 1916 o il militare Armin Wegner, ha lasciato una drammatica serie di fotografie (prese di nascosto) degli armeni stremati ed in fin di vita nel deserto siriano di Deir el Zor. Comunque oggi non tutta la storiografia turca è schierata in senso negazionista anche se il rafforzamento “autoritario” della leadership di Erdogan sta mettendo il silenziatore agli storici. Nel 2008 un testo di richiesta di perdono agli Armeni, promosso da uno storico turco, aveva raccolto 30 mila adesioni di turchi.