“ll berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo” così diceva quel “comunista” di Indro Montanelli…

Come è noto la commemorazione di Silvio Berlusconi ha fatto scoppiare la bagarre in Consiglio regionale Fvg quando il consigliere di Open Fvg Furio Honsell prende la solitaria decisione di rimanere seduto durante il minuto di silenzio in memoria dell’ex leader di Forza Italia nonché presidente del Consiglio. Alcuni consiglieri come il dem Francesco Martines rimangono invece fuori dall’aula, ma la maggioranza degli scranni anche dell’opposizione vede i consiglieri sull’attenti. Honsell è l’unico a scegliere la strada del rimanere in aula ma restando seduto come, ha spiegato “legittimo atto politico per manifestare il dissenso dal celebrare una personalità emblematica di un certo modo di fare politica, ho mantenuto comunque un comportamento rispettoso dell’aula”. Come ci racconta la cronaca di quei momenti il gesto, o meglio il non gesto, di Furio Honsell ha provocato una reazione che definire aggressiva e scomposta è perfino poco, da parte dell’assessore Riccardi e del presidente Fedriga. Ora in realtà la domanda che abbiamo voglia di porre non è a Furio Honsell che in queste ora ha raccolto solidarietà per il suo genuino gesto di dissenso e neppure alla destra che prosegue nella sua logica di considerare il voto del popolo votante (quindi una minoranza)  come una sorta di licenza in stile 007, ma agli altri consiglieri della sinistra che sono rimasti sull’attenti, come stoccafissi. Spiace non abbiano avuto volontà e prontezza di affermare anche con il linguaggio del corpo il loro dissenso da una commemorazione che arrivava in Fvg dopo 10 giorni di deliranti litanie monotematiche  e una inopportuna giornata di lutto nazionale. Certo il rispetto per la scomparsa di una persona è dovuto, ma ricordare quanto divisiva e chiacchierata è stata quella figura dal punto di vista politico, giudiziario ed economico, sarebbe atto di verità e di corretta informazione. Ma questi dieci giorni di delirio santificatorio, all’ombra della destra al governo, fanno ben comprendere come drammatico sia lo stato dell’informazione nel nostro paese. Situazione fra l’altro figlia proprio del berlusconismo. Allora vale la pena citare, non un pericoloso comunista o sovversivo, ma un personaggio la cui collocazione credo non possa essere discussa, un uomo di destra autentica. Parliamo di Intro Montanelli. Questo il giudizio che dava su Berlusconi Montanelli, che il fenomeno berlusconismo lo aveva  visto nascere e crescere molto da vicino essendone in qualche modo a lungo fiancheggiatore. Diceva Montanelli: “Un’Italia berlusconiana mi colpisce molto: la peggiore delle Italie che io ho mai visto, e dire che di Italie brutte nella mia lunga vita ne ho viste moltissime. L’Italia della marcia su Roma, becera e violenta, animata forse anche da belle speranze. L’Italia del 25 luglio, l’Italia dell’8 settembre, e anche l’Italia di piazzale Loreto, animata dalla voglia di vendetta. Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l’avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo”. Che dire… se questo era l’uomo B, commuoversi per la sua dipartita è giusta pietas, ma mettere la firma celebrativa alle sue azioni terrene è davvero troppo, anche se oggi all’orizzonte di governo (e non solo a Roma) abbiamo personaggi perfino peggiori.

Fabio Folisi

Anche il Fvg ha la sua “nipote di Mubarak”. Bini e Scoccimarro “assolti” da Fedriga & C. Fascismo e conflitto d’interessi non sono un problema