L’orrendo Memorandum Italia Libia che finanzia lager e guardia costiera libica si rinnoverà in automatico il 2 novembre prossimo
Fra le prime questioni che il nuovo esecutivo dovrebbe affrontare a fine ottobre c’è il rinnovo del Memorandum Italia Libia attraverso il quale l’Italia finanzia la Guardia Costiera libica e il mantenimento in territorio libico di migranti, spesso tenuti in veri e propri lager. Questo rinnovo avverrà in maniera tacita, come già avvenuto nel 2019. Per evitare questo ulteriore abominio occorrerebbe bloccare l’intesa o quantomeno ridefinirla, sempre che per quella data ci sia un nuovo governo, dato che i tempi sono piuttosto stretti. Svolte le elezioni infatti la riunione delle nuove Camere deve avvenire entro il 20esimo giorno, difficile che ciò avvenga prima del 10 ottobre e che quindi vi sia un esecutivo in grado di decidere entro la scadenza del 2 novembre.
Purtroppo la sensazione è che sarà troppo tardi anche se non dovesse prevalere da destra e forse ad essere maliziosi questo “automatismo” fa comodo a tutti, tranne ovviamente a quella umanità che continua ad essere violata, stuprata ed uccisa. Difficile quindi salvare dalla morte, dal lager o dalla tortura quelle migliaia di uomini, donne e bambini consegnati con l’avvallo italico alla mercé di gruppi criminali. Come è noto non vi sono dati ufficiali, vista l’ostilità libica a subire controlli, in particolare non si conosce neppure il numero dei minori che spariscano nel nulla, vittime di innominabili crudeltà. Intendiamoci, l’Italia in questa ignominia è principale responsabile ma tutto questo si deve anche al pervicace rifiuto europeo di attivare flussi regolari e dignitosa accoglienza. Non sarà semplice impedire che vengano rinnovati gli accordi stipulato con la Libia, sarebbe opportuno come primo atto che le forze politiche impegnate in campagna elettorale dicessero cosa vorrebbero fare di quell’infame memorandum. Tali accordi – avviati nel 2007 e perfezionati con un “Memorandum di intesa” italo-libico tacitamente rinnovato ancora nel 2019 – in realtà prevedono modalità che violano qualunque principio di etica e di giustizia. Attraverso il Memorandum, l’Italia finanzia quindi da anni la Guardia Costiera libica e la dota di addestratori e motovedette. La nostra tecnologia militare viene messa a disposizione delle “milizie libiche” che fra l’altro non è raro l’utilizzino anche contro i nostri pescatori. Ma lo scopo principale è individuare la posizione dei profughi in mare, per riportarli agli aguzzini, alla pratica della tortura a fini di estorsione e a tutto l’impensabile inferno dei lager. Nel solo 2021, 30.000 persone sono state intercettate in mare e riportate in Libia. Gli abusi e le sevizie che i migranti subiscono sono stati denunciati più volte dall’ONU, dalle organizzazioni internazionali, dai media non governativi e dall’autorevole voce del Papa, che ha usato più volte la parola “lager” per definire i campi finanziati con i fondi italiani. In sostanza la crisi di governo e le elezioni rendono ancora più probabile la proroga tacita del Memorandum “Minniti” del 2017, poi confermato e rafforzato da Salvini. In questi mesi era in corso un dibattito nelle forze politiche e più di qualcuno si era dimostrato sensibile ala questione, dinnanzi alle prove giornalistiche degli abusi, ma il venir meno dell’esecutivo Draghi ha praticamente annullato ogni possibilità di revisione, che fra l’altro sarebbe stata difficile vista la presenza della Lega nell’esecutivo. Se poi il 25 settembre dovesse prevalere la destra la situazione potrebbe perfino peggiorare viste le posizioni espresse dal duo Meloni/Salvini la cui linea del “blocco navale” prevede che la fatica di fermare i migranti e riconsegnarli ai loro carnefici diventerebbe appannaggio diretto della Marina Militare Italiana. Purtroppo non c’è da sperare che il quadro internazionale e l’assenza di una prospettiva immediata di discontinuità nei rapporti con il governo di Tripoli possa aiutare la situazione. Servirà quindi un impegno ancora più forte, sia nella denuncia degli abusi il Libia di cui continuano a rendersi complici le autorità politiche e militari italiane, sia nel sostegno diretto alle vittime e alle persone che cercano di fuggire dagli orrori indescrivibili dei campi di detenzione libici.