L’unica linea del governo giallo-verde è la propaganda. Dai respingimenti alla flax tax finta. Tutte le fake ministeriali
Quello che meraviglia del governo giallo-verde non sono i suoi provvedimenti, spesso discutibili, ma il fatto che non vi sia scelta che non venga inquinata dalla volontà propagandistica. E’ l’evoluzione dei vari governi “del fare” con la differenza che il “fare” è quasi sempre una mistificazione della realtà. Di questa “politica” propagandistica il maestro oggi è di certo Matteo Salvini, che in questo ha raccolto l’eredità di un suo omonimo che, ad esempio, cercava di far passare come ottime politiche per l’occupazione la precarizzazione perniciosa del mercato del lavoro. Ma Salvini è andato oltre, con tutto il suo armamentario simbolico di divise, ruspe e respingimenti, che sono solo nella sua mente, nei suoi desiderata. La realtà di governo è ben altro rispetto alle roboanti dichiarazioni, al gonfiare di muscoli e distintivi. Al massimo si provocano lutti in mare e isolamento internazionale. Lui racconta le sue gesta come fossero reali, ricorda l’Orlando furioso, ma con le sue felpe e divise è meno simpatico del lunare personaggio dell’Ariosto, che a beneficio anche dei suoi colleghi di governo, ricordiamo non essere un mix di spezie per condire gli arrosti. Dinnanzi a platee sognanti che pendono dal suo verbo anche quando le bugie sono palesi, lui, al massimo riesce a prendersela realmente con i lupi che del resto venendo anch’essi dalle “rotte balcaniche” sono migrati clandestini pure loro. Più difficile però sarà in futuro convincere gli italiani, anche i più sprovveduti ed ignoranti, della bontà delle scelte governative sul piano economico. Alla fine basterà far di conto per capire che nelle tasche dei tanti resteranno pochi spicciali, mentre tante belle banconote finiranno nei già stracolmi marsupi dei soliti noti. Guardiamo ad esempio la mitica flat tax che da “universale” si è progressivamente ristretta per gonfiarsi come un soufflè che rischia di scoppiare nel forno. Oggi si parla di tassa piatta per le famiglie, una cosa molto lontana, per fortuna aggiungiamo noi, dai desiderata leghisti e da quelli dei loro mandanti di riferimento. Nell’impossibilità oggettiva, perchè i conti dello Stato non consentono ulteriori allegri strappi economici, si è passati quindi al piano propagandistico B, con i rischio che alla fine “tutto cambi affinchè nulla cambi”. Non si smetterà di parlare di flax tax comunque, anche se di piatto resterà l’encefalogramma dei molti che ci crederanno. In una dichiarazione lo stesso Salvini si era lasciato scappare, cosa rara, la verità: se la Flax tax non è “universale” non è flax tax, perchè se “progressiva” non è piatta. Oibò, da questa constatazione lapalissiana di fallimento di uno dei suoi cavalli elettorali bisogna pur uscire, perchè elezioni incombono. Ed ecco allora arrivare in soccorso una prima apertura del ministro dell’economia Giovanni Tria: “Abbiamo bisogno di una riforma del sistema fiscale soprattutto per allentare il peso sulle famiglie del ceto medio”, spiega il ministro dell’Economia da Washington nella conferenza stampa conclusiva dei lavori del Fondo monetario internazionale insieme al governatore di Bankitalia Ignazio Visco, un Tria che è stato portatore delle sue idee, mentre a Roma si raccontava altro. “Certo, non bisogna perdere di vista la stabilità finanziaria, bisogna trovare un bilanciamento”, aggiunge pensando ai conti pubblici, messi già a dura prova da misure costose come reddito di cittadinanza e quota 100 che si dimostrano per quelle che sono, opere d’assistenza che certamente si potevano fare e dovevano fare, magari evitando che per approfittarne i cittadini già svantaggiati debbano compiere un percorso minato nella burocrazia cervellotica statale, quella che chiede con mirabile sadismo cartaceo e digitale, una miriade di dati in realtà già in possesso delle amministrazioni pubbliche. “Vediamo quale sarà la risposta economica di queste misure, ribadisce Tria, teniamo tutto sotto stretto monitoraggio”. In ogni caso, aggiunge, “il rispetto del principio costituzionale della progressività fiscale verrà assicurato, dipende dal disegno complessivo della Flat Tax, in genere si risolve con un sistema di detrazioni e deduzioni”. Insomma facciamo pure una Flax Tax basta che sia finta, e per fortuna, perchè l’idea che un operaio e il suo padrone abbiano le stesse aliquote fiscali, non è giustizia è un furto, togliere ai tanti poveri per dare ai pochi ricchi e roba da scatenare un nuovo ottobre rosso, solo se la verità delle cose circolasse correttamente sui media Tv di Stato in testa. Ma non nell’epoca “social”, dove le fake e la propaganda la fanno da padrone.