M5s, arriva la ‘carta di Firenze’. Forse nostalgici dell’alleanza giallo-verde: chiedono lo stop al capo politico
Potrebbe essere un vero terremoto per il popolo pentastellato la cosiddetta Carta di Firenze pubblicata oggi da un gruppo di ‘portavoce’ del Movimento 5 Stelle, individuabili come i contrari all’alleanza di governo di M5S con il Partito democratico voluta dal leader Luigi Di Maio.
Nel papello si chiede maggiore trasparenza e democrazia interna, coerenza e rispetto dei principi non trattabili e una riorganizzazione che parta dal basso. Ma non solo una rivisitazione dei processi partecipativi, e infine una riformulazione dei metodi di selezione delle candidature, delle nomine e di valutazione dei portavoce, insomma se non una sconfessione di Rousseau, una sua messa in discussione si. Il problema è che il gruppo di ‘portavoce’ del Movimento 5 Stelle è in realtà individuabile, come accennato in apertura, come una fronda di contrari all’alleanza di governo di M5S con il Partito democratico e probabilmente, anche se non lo esprimono direttamente, nostalgici dell’alleanza con Salvini. Spiegano gli estensori del documento, “il nostro cuore batte ancora per il Movimento 5 Stelle, un modello concreto, un profondo cambiamento culturale, una rivoluzione pacifica e non violenta, un grande esempio mondiale di democrazia dal basso”. Eppure “da tempo assistiamo al dissolversi di questo progetto politico. In nome di una fraintesa responsabilità di governo, il Movimento ha rinunciato ai propri principi identitari: dalla lotta per la ricostruzione di uno stato sociale massacrato da trent’anni di neoliberismo fino alla battaglia per la conquista della piena sovranità nazionale. Riceviamo sia per strada che sul web accuse sempre più sferzanti sulle promesse non mantenute e sui compromessi al ribasso. La nostra coscienza di attivisti si ribella e ci impone di riportare il M5S al pieno rispetto dei suoi valori con perseveranza e soprattutto coerenza”. I dissidenti sono convinti che “in questo momento così delicato per il futuro del M5S si debba ristabilire un rapporto paritetico fra gli eletti a ogni livello e la base per poi aprire un confronto trasparente e partecipato sugli obiettivi politici e sulle forme organizzative del Movimento stesso. Si tratta di una necessità impellente, assolutamente essenziale per continuare insieme questo progetto meraviglioso e ritrovare quell’identità che oggi appare sbiadita”. Seguono le proposte: tra i più importanti, per quanto riguarda la trasparenza, si chiede una convocazione di un’assemblea fisica nazionale, (“Forum degli attivisti”) con avvio di un processo di riforma dello Statuto stesso, e attribuzione all’assemblea degli iscritti del potere democratico di esprimersi sulle cariche interne, tutte elettive; revisione dello Statuto e superamento della figura del capo politico mediante l’introduzione di organi elettivi e collegiali a livello nazionale, regionale e provinciale, che abbiano l’autorità di intervenire nella gestione dei conflitti interni nelle aree di competenza; attribuzione della piena proprietà e della gestione del Sistema operativo Rousseau al Movimento 5 Stelle assicurando la massima trasparenza della piattaforma. Per quanto riguarda il rispetto dei principi non trattabili spunta la “libertà di autodeterminazione al trattamento sanitario”, dei beni comuni e dei diritti sociali, tutela dell’ambiente e delle identità culturali di ogni comunità, autodeterminazione del nostro Paese, la completa coerenza con le principali battaglie identitarie e territoriali del M5S con conseguente allineamento di tutte le scelte politiche locali e nazionali; la formulazione di un codice etico unico e inderogabile che imponga il pieno rispetto del mandato elettorale. Insomma un ritorno alle origini che sembra poco attuabile con alleanze parlamentari. Insomma una vocazione maggioritaria al 51% che rischia di essere come “l’isola che non c’è” una bella favola per bambini.