“Matteo Salvini e l’uomo invisibile”. Ultima puntata di “Ai confini della realtà”
Perchè non credere a Matteo Salvini quando dice di non conoscere o quasi Gianluca Savoini? Lui nel corso degli incontri in Russia o su cose russe era focalizzato su altro piuttosto che guardare chi gli stava intorno. Per non contare che nella cinematografia fantascientifica la presenza dell’uomo invisibile è una costante e che gli spettri, come letteratura vuole, sono invisibili tranne quando passano davanti agli specchi. Come è noto le macchine fotografiche hanno specchi ed obiettivi vitrei che riflettono le immagini, per questo Salvini non vedeva Savoini mentre le pellicole si. Perchè non credere a questa tesi, del resto secondo molti seguaci delle verità rilevate dal web la Terra è piatta e non tonda, il 20 luglio di 50 anni fa lo sbarco sulla luna fu un falso, i vaccini sono dannosi e fanno diventare autistici i bambini, i 49 milioni della Lega scomparsi in realtà non sono mai esistiti. Tutte verità di propaganda, pastoni per creduloni o peggio. Del resto sono tante le facezie di questo tipo presenti in rete. Ma oggi c’è la nuova verità rivelata….. Matteo Salvini non conosce Savoini e le sue attività in terra matrioska, lui lo afferma e quindi l’imperativo categorico è crederci. Poco importa se i due siano stati immortalati in decine di immagini, se ad ogni tavolo con esponenti russi siano allegramente insieme, poco importa se lo stesso Savoini dimora con i propri uffici in quella via Bellerio di Milano sede storica della Lega. L’imperativo categorico per Salvini è oggi propagandare che la realtà è diversa dalla… realtà, abituato com’è a spararle grosse venendo creduto da masse, secondo i sondaggi, sempre maggiori. Sembra di vedere un episodio di quella serie televisiva di enorme successo planetario degli anni sessanta che si apriva sempre con una voce fuori campo che diceva: «C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi “Ai confini della realtà”.»
Ma in questo episodio di “ai confini della realtà” perfino il gregge degli ammaliati dall’ennesimo “uomo forte” hanno uno sbandamento non compensato neppure dalle sue ormai patetiche dirette Facebook o dalla poco dignitosa discesa in campo di comunicatori (fatico a definirli giornalisti) che cercano di avvalorare il falso. Peccato infatti che questa volta il capitano, fin dal primo momento abbia perso la calma annaspando e minacciando querele a destra e a manca, palese dimostrazione di non avere argomentazioni, con il risultato che oggi, a finire sotto inchiesta, magari indirettamente, potrebbe essere lui o comunque suoi uomini di fiducia che non basterà sfiduciare. Così, forse per la prima volta da quando si è autoproclamato premier con l’accondiscendenza colpevole dei grillini, il capitano è palesemente in difficoltà e il rischio di venir degradato sul campo a caporale si fa concreto. La prova che per lui la pacchia potrebbe essere finita o quantomeno ridimensionata non è solo nel suo annaspare, ma nella maniera decisamente ridicola con la quale i suoi sostenitori mediatici cercano di parare il colpo. I giornali amici si sperticano in teorie complottistiche internazionali, cercano di controbilanciare i fatti tirando fuori Cossutta e i finanziamenti Urss al Pci della prima metà del secolo scorso, ci manca solo che legittimino i 30 denari di evangelica memoria. Del resto a furia di baciare crocifissi senza averne titolo mentre, con disumanità si lasciano affogare migranti nel Mediterraneo, il rischio che dall’alto si siano incazzati è eventualità da non escludere, almeno se si è credenti. Una volta tanto persino le parole in questa vicenda sono quasi inutili, basta vedere le immagini per avere contezza di quale sia la realtà, Savoini era l’uomo di Salvini al Cremlino e per dimostrare il contrario non basta mandare “bacioni” , appellarsi ai complotti internazionali e minacciare la guerra santa. Poco importa se la trattativa per ottenere una maxi tangente non sia andata a buon fine, non importa neppure se Savoini avesse millantato un potere che non poteva esercitare, in quel tavolo all’Hotel Metropol di Mosca lui era lì in nome della Lega e Salvini questo lo sapeva o meglio non poteva non sapere che quell’uomo colloquiava in suo nome con oligarchi del petrolio ed esponenti della dirigenza russa. Inoltre anche se Savoini fosse una sorta di Paolini (il maniaco che si intrufola perniciosamente davanti ad ogni telecamera) quale fiducia si potrebbe ora avere in un ministro degli interni non in grado di sapere chi gli gironzola intorno o straparla in suo nome? Vedremo come evolverà la vicenda, non tanto per eventuali provvedimenti giudiziari, ma perchè l’aspetto politico è quello che diventa determinante in questa brutta vicenda. Altro che sovranismo, certe trattative “mercantili” non dimostrano certo amore per la propria patria. Per tutto questo a noi viene in mente la canzone “Insieme” scritta dall’indimenticabile Lucio Battisti e portata al successo nel lontano 1962 da Mina. Così recita infatti la prima strofa che poi fa da ritornello: “Io non ti conosco- io non so chi sei- so che hai cancellato- con un gesto i sogni miei”. Chissà che Savoini alla fine non sarà il responsabile della fine dei sogni di gloria di Matteo Salvini.
Fabio Folisi