Migranti: Celotti (Pd), minori non accompagnati, serve regia regionale
«Con oltre 1.200 presenze in Fvg, a fronte di 800 posti disponibili, e una situazione in cambiamento a causa del mutare delle provenienze, la questione dei minori stranieri non accompagnati diventa sempre più strutturale, con problematicità e responsabilità che gravano sui gestori delle accoglienze. È necessaria una regia regionale per governare un fenomeno complesso, che non può essere lasciato in autogestione al sistema di accoglienza e ai Comuni, perché non riguarda solo le comunità ospitanti, ma l’intero territorio». Lo afferma la consigliera regionale Manuela Celotti (Pd) a margine dell’incontro odierno, nella sede della Regione di Udine, tra il gruppo regionale del Partito democratico e gli operatori delle cooperative che si occupano della gestione dei minori stranieri non accompagnati. I consiglieri presenti all’incontro (Diego Moretti, Francesco Martines, Manuela Celotti, Massimo Mentil, Laura Fasiolo) hanno dunque raccolto le testimonianze degli operatori provenienti dal Friuli e da Trieste e le richieste, tra cui appunto la necessità di una regia da parte della Regione Fvg. «Delle difficoltà di gestione va preso atto in maniera formale ed è per questo che il prossimo passo sarà chiedere un’audizione in Consiglio regionale, con tutte le realtà che si occupano di migranti minori, quindi dagli enti del terzo settore, ai Comuni». Dall’incontro, fa sapere Celotti, «sono emerse alcune proposte anche facilmente realizzabili come la previsione e la disciplina delle strutture di pronta accoglienza nel regolamento regionale che disciplina le strutture dedicate ai minori stranieri non accompagnati; per facilitare l’integrazione gli operatori hanno evidenziato la necessità di ampliare l’accesso ai tirocini extracurricolari anche per i ragazzi dai 16 anni, che ora i centri per l’impiego escludono a priori. Inoltre è necessario che i report sulle presenze in ogni singola struttura, oggi svolti mensilmente dagli operatori, siano strutturati e coordinati centralmente dalla Regione, in tempo reale. E ancora, viene chiesta una maggiore elasticità da parte delle aziende sanitarie sull’applicazione delle linee guida alimentari, dovendo affrontare, ogni giorno, le difficoltà derivanti da culture, usanze e abitudini a volte molto diverse tra loro». Infine, «tutti gli operatori hanno segnalato un aumento di minori provenienti dall’Egitto, da contesti disagiati e quindi con storie di vita molto complesse, che rendono molto difficile la permanenza in struttura e nelle comunità territoriali di accoglienza. La gestione dei casi più complessi richiede un coordinamento, da potenziare, con i servizi sanitari specialistici per garantire una presa in carico competente a chi ha problemi psichiatrici o di dipendenze, e serve quindi ragionare su strutture dedicate, attualmente non presenti in regione. Le realtà che abbiamo ascoltato svolgono un lavoro educativo molto complesso e devono trovare un supporto a livello di Ambiti socio-assistenziali e a livello regionale, che significa costruire una rete strutturata fra Regione, Comuni ed enti del terzo settore che gestiscono le accoglienze».