Next generation EU: “Cambiare tutto per non cambiare nulla” diseguaglianze comprese

Pier Paolo Pasolini, pur non conoscendo i social che sono la manifestazione più chiara della grettezza e ristrettezza di idee di una gran parte del “popolo”o quantomeno ne sono la manifestazione più sguaiata, conosceva gli italiani. Li conosceva tanto da poter vedere quasi nel futuro dipingendo, con parole profetiche, quanto oggi stiamo vivendo. Scriveva infatti in un articolo sul Corriere della Sera poco prima di venir ucciso nell’autunno del 1975: “L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: “contaminazioni” tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di “raptus”: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti”. Parole che fanno rabbrividire per la loro lucida applicabilità odierna. Ovviamente la provocazione di Pasolini letta oggi, oltre a farci ribadire la sua lungimirante grandezza di pensiero, è la fotografia, anzi la scultura, di un paese che è sempre di più scivolato, venendo meno il collante ideologico, nella piccineria, meschinità e ristrettezza di idee tipica della decadenza consumistica.  Un capitalismo che ha sostituito con il culto del denaro ogni principio etico. Un sistema che  arriva a processare i portatori di pace e di umana compassione, anziché mettere alla forca (metaforicamente si intende) quella manciata di personaggi e loro sgherri, che anche nella peggiore tragedia di questo secolo, continuano ad arricchirsi impoverendo ancora di più una massa alla colpevole ricerca di captare le briciole di un benessere che sfugge fra le dita, come sabbia effimera.
Chi pensava che la pandemia potesse davvero cambiare qualcosa si è illuso, nessun riequilibrio, anzi un probabile  ampliamento progressivo della forbice delle diseguaglianze attraverso il tanto decantato Recovery Fund, o Next generation EU. Quel pacco di miliardi che ha già solleticato gli appetiti di tanti…  soliti noti. Non è un caso che la mobilitazione sia passata attraverso il richiamo della migliore risorsa in mano al mondo dell’alta finanza, chi meglio di Mario Draghi, campione dei banchieri potrà, con equilibrio che ti fotte, garantire la platea dei soliti noti facendo per di più la morale agli italiani? Recovery Fund sarà sempre più parola chiave, e lo sarà ancora di più nei prossimi mesi e, probabilmente, anni e non solo sul fronte economico ma anche su quello politico, facendo compiere il miracolo di generare piroette ideologiche impensabili, con Salvini, ma non solo, che pur di rientrare nella stanza dei bottoni diventa europeista nel tempo di un caffè, richiamato all’ordine dal mondo imprenditoriale del Nord.  Mondo “produttivo”  che su Mario Draghi campione del “cambiare tutto per non cambiare nulla” di gattopardesca memoria  si era espresso già da tempo. Il fondo per la ripresa, ovvero i 750 miliardi che l’Unione europea a fine luglio dello scorso anno ha messo sul piatto per rilanciare le economie dei 27 Paesi membri travolte dalla crisi del Covid-19, non si appresta quindi a rivestire un ruolo strategico per la ripartenza di una Next generation EU ma esattamente del contrario, garantire che il mondo post pandemia sia ancora di più un affare per quella manciata di “famiglie” che in comune con quelle di mafia hanno la violenza della sopraffazione sui deboli. I soggetti facilmente manipolabili sono nel mirino,  grazie anche al mondo dei media imbelle e alla futura rivoluzione digitale che altro non sarà che l’instaurarsi di una dittatura da travestita da efficienza, invasiva e mendace che in nome della difesa della privacy sarà il miglior strumento di controllo del libero pensiero. Chissà cosa avrebbe scritto oggi Pasolini di più di quanto già espresso negli anni settanta. Non lo sapremo mai perchè qualcuno, puntando sulle sue umane debolezze, ha pensato già allora fosse il momento di eliminarlo per sostituirlo progressivamente con il bestiario dei talk show televisivi. Non ci rimane che appellarci alla natura e a quel “memento mori” che troppo spesso viene dimenticato pensando di perpetrare la propria stirpe nell’accumulo di denaro, ma che poi arriva e tutto diventa polvere. Magra consolazione comunque per chi nella polvere e sudore della vita ci si ritrova fin dalla nascita.

Fabio Folisi