Nicola Zingaretti proclamato segretario Pd dall’Assemblea: “Non siamo bad company, dobbiamo cambiare tutto” ma poi Debora Serracchiani diventa vicepresidente del Pd
E’ durato oltre un’ora e mezza il discorso di Zingaretti per tracciare la strada del nuovo Pd, per il quale il neo segretario ha invocato una fase di cambiamento, una costituente. Nicola Zingaretti, oggi ufficialmente insediato alla guida del Pd, ha esordito all’Hotel Ergife davanti al parlamentino del Pd tutto nuovo, fuoriuscito dalle primarie del 3 marzo scorso, alle quali hanno partecipato 1.582.083 persone. Le preferenze per Nicola Zingaretti, anche queste ufficializzate oggi, sono state 1.035.955, pari al 66% dei voti. Martina e Giachetti hanno invece raccolto, rispettivamente, 345.318 voti pari al 22% e 188.355 pari al 12%. Frutto di questi numeri i quasi 1000 componenti eletti dell’Assemblea, 451 donne, 549 uomini. I delegati della mozione Giachetti sono 119, quelli della mozione Martina 228 e quelli di Zingaretti hanno comunque la maggioranza con 653. Eletto dall’assemblea come presidente l’ex premier Paolo Gentiloni a larghissima maggioranza, nessun voto contrario, 86 gli astenuti. L’assemblea, poi, ha nominato Luigi Zanda tesoriere del partito (nessun voto contrario, larghissima maggioranza a favore, 83 gli astenuti) e successivamente Paolo Gentiloni ha nominato Anna Ascani e Deborah Serracchiani vicepresidenti. Un discorso lungo e denso, quello di Zingaretti, nel quale il neo segretario ha toccato tutti i punti qualificanti dell’agenda politica: sia interni al Pd con il riferimento alle spaccature che esterni, con una importante parte del discorso dedicata ai guai del governo gialloverde e alle iniziative e alle proposte che il Pd, da domani, dovrà mettere in campo per contrastarlo.
Zingaretti ha parlato di un governo inconcludente, facendo ampi riferimenti alla crisi del Movimento cinque stelle, fotografata a suo dire impietosamente dal voto in Abruzzo e in Sardegna. Una crisi che per il leader del Pd è dovuta al fatto che “una parte grande di chi ha creduto in quel movimento gli si sta rivoltando contro, perché non è stata rappresentata la speranza di cambiamento”. È da qui, per Zingaretti, che “può riaprirsi la battaglia politica”, perché, ha detto: “Non è scontato che quegli elettori scelgano di votare per il Pd”.
Lungo ed articolato l’elenco delle responsabilità che il segretario del Pd ha addossato al governo Di Maio Salvini, un governo che, ha spiegato: “In nove mesi non ha concluso niente”, con i numeri che parlano di “un Paese bloccato che sta decadendo”. Ma al di là delle posizioni ovvie da partito d’opposizione molto attese erano le parole del neosegretario relativamente alla situazione del partito che dovrà essere, ha spiegato: un luogo immaginato come “nuovo, aperto e plurale”, con i circoli che devono tornare a essere “i luoghi dove gli altri, a partire dalle associazioni, tornano a incontrarsi”.
Alcune delle proposte operative lanciate dal segretario hanno riguardato, tra l’altro, l’istituzione accanto ai dipartimenti di forum tematici, ampi e aperti alla società, diretti da un’alternanza uomo/donna, e la ricostituzione della Conferenza nazionale delle donne, perché “il nostro programma sarà più forte perché metterà al centro le donne”. Altra necessità invocata dal segretario, quella di un cambio dello Statuto dem, una nuova carta comune “che dovremo scrivere tutti insieme, per un rapporto positivo con i corpi sociali e con il mondo della cultura”.
Confermata da Zingaretti anche la volontà, anticipata nei giorni scorsi, di rilanciare il partito, oltre che sui territori, anche sul versante del web. “Il partito non è una bad company – ha detto. Ci doteremo di una room data, un cervello nuovo, per costruire accanto alle strutture territoriali le strutture del web. Per un partito digitale che non sia alternativo a quello delle persone”. Quanto al tema spinoso delle correnti interne, Zingaretti ha parlato della necessità, a suo dire urgente, di “un partito di differenti, per essere più in sintonia con chi non è del Pd”, ma che dica “basta a un correntismo esasperato che ha lasciato fuori troppe persone, perché non trovano la porta dove entrare”. Non è mancato un riferimento al tema, caro a Zingaretti, dell’ambiente, con il richiamo alla protesta delle ragazze e dei ragazzi in tutta Europa sul clima, ragazzi di cui per Zingaretti “non dobbiamo avere paura di averli vicino. E a tutti i ragazzi e le ragazze che sono nel Pd dico un enorme grazie per come avete resistito, per come avete combattuto. Grazie, perché’ so quanto è stato difficile per tutti voi”.
Quanto alle alleanze, altro tema “caldo”, Zingaretti ha chiarito che: “è importante dare vita a un coordinamento di un nuovo possibile campo del centrosinistra”, uno spazio che lanci “un grande campo democratico che deve opporsi alla salvinizzazione del paese”. Le alleanze, spiega, “saranno costruite nel Paese. Non si tratta di rimettere indietro le lancette”, a cominciare da chi “è uscito dal Pd, a mio giudizio sbagliando”, ma costruire “un campo plurale”. Poi in ossequio al più classico ” un colpo al cerchio e uno alla botte”, Zingaretti ha invitato a fare in modo che il consenso attorno all’appello di Calenda “diventi un compagno di viaggio per le elezioni di maggio. Vogliamo una lista europeista e aperta. Dialogheremo e ci alleeremo con la società che si organizza contro il cambiamento climatico, coni giovani che non trovano lavoro, con uomini e donne di cultura e di scienza, con coloro che credono che la battaglia contro le mafie non è solo una battaglia italiana”. Un’Europa in cui la collocazione del Pd, ha ricordato il neosegretario, è “nel gruppo dei Socialisti e dei Democratici grazie anche alla scelta che Matteo Renzi ha fatto”. E proprio all’Europa sarà dedicata la prima iniziativa del Pd di Zingaretti, con l’adesione all’appello di Romano Prodi a fare del 21 marzo “una grande giornata di mobilitazione esponendo la bandiera europea in tutto il Paese”.
Da registrare i primi commenti all’assemblea anche in sede locale, il segretario regionale del Pd Fvg Cristiano Shaurli, che oggi a Roma ha partecipato all’Assemblea nazionale del partito assieme ai delegati regionali ha commentato: “L’intervento del nuovo segretario con l’elezione del presidente dell’Assemblea del partito sono segni importanti: un Pd che cambia passo e si ritrova unito nello slancio verso la rivincita. Siamo orgogliosi di aver impostato per primi in Fvg un approccio che guarda alle cose da fare, ai bisogni dei cittadini, ben prima che alle questioni interne del partito”. “Sanità pubblica, infrastrutture, lavoro, welfare e diritti sono dei pilastri nei quali il partito regionale si riconosce pienamente – ha aggiunto Shaurli – e sui quali da subito siamo impegnati. L’appello ai valori e a un’Europa diversa e più forte ci trova già in campo”.
Per Shaurli “è condivisa l’apertura dichiarata da Zingaretti alle forze della società civile, al campo più largo dei moderati, dell’ambientalismo e delle sinistre responsabili. Lo spirito pluralistico che il segretario ha ribadito è garanzia di unità anche per le minoranze, confermato anche dalle nomine alla vicepresidenza dell’Assemblea”. Commento positivo anche dalla senatrice Tatjana Rojc: “Coinvolgere tutti nel partito, cercare alleanze fuori, nel campo largo di chi non può accettare questo Governo e le sue pericolose irrazionalità: questo è un passaggio qualificante delle linee politiche tracciate da Zingaretti nel suo discorso d’inserimento. Il nemico non è dentro ma chiaramente fuori”. Lo ha chiosato la senatrice presente anche lei all’Assemblea nazionale. La senatrice, che è espressione della minoranza slovena, ha evidenziato “l’attenzione dedicata dal segretario alle donne e alla famiglia come luogo di amore e dignità” e ha segnalato “il richiamo al sacrificio di Moro come a un momento fondativo del Pd quale partito garante delle istituzioni democratiche”. “Apprezzabile – ha aggiunto Rojc – è stato anche il discorso di Martina”. Da segnalare anche che Paolo Gentiloni, neo presidente del Pd, ha nominato come suoi vice Anna Ascani – protagonista della mozione di Roberto Giachetti- e Debora Serracchiani che ha appoggiato l’altro candidato alla segreteria Maurizio Martina. Le due mozioni della minoranza alle primarie sono così rappresentate nell’ufficio di presidenza.