Oggi è la festa della Repubblica fondata su lavoro…. infortuni compresi. Intollerabili le lacrime di coccodrillo sulle morti sul lavoro e noi, almeno oggi, le censuriamo
Oggi è il 75esimo anniversario dalla nascita della repubblica italiana, almeno di quella nata sulle ceneri della monarchia sabauda e del fascismo. La Festa del 2 giugno è una giornata celebrativa nazionale istituita per ricordare la nascita della Repubblica Italiana fondata sul lavoro, facendola coincidere con la data del referendum istituzionale del 1946. Ma se quella scelta referendaria ebbe un peso fondamentale per la costruzione del paese così come oggi lo conosciamo c’è un altro settantacinquesimo compleanno che ci sarebbe piaciuto voler ricordare adeguatamente ed in qualche modo far correre in doppio binario con la Festa della Repubblica, fra il serio o il faceto, ora che la morsa del covid sembra alleggerirsi e che un sorriso poteva starci. Parliamo della coincidente nascita del bikini, inventato sempre 75 anni fa dal sarto francese Louis Réard a Parigi. Era il 1946 e l’indumento liberatorio venne introdotto ufficialmente il 5 luglio, quindi è solo di qualche giorno più giovane rispetto alla Repubblica italiana. Ma purtroppo un fatto accaduto ieri ci ha riportato drammaticamente con i piedi per terra. Parliamo dell’ennesima morte sul lavoro. Avvenuta nel pordenonese all’interno della Anoxidall, azienda del polo industriale di Ponte Rosso. Un operaio di 38 anni con moglie e due figli è deceduto colpito alla testa dal carrello ribaltato che stava guidando per cause ancora al vaglio degli investigatori. Ancora un lavoratore uscito di casa per onorare la nostra Repubblica fondata sul lavoro non tornerà dai suoi cari. Certo un dramma, un incidente, ma al di là del caso specifico non è possibile che le morti sul lavoro siano una drammatica realtà. Basti un dato, le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail fino al mese di aprile scorso sono state 306 rispetto alle 280 registrate nel primo quadrimestre del 2020 (+9,3%). Inoltre va registrato il decremento dei casi in itinere, passati da 60 a 48 questo per ovvie ragioni legate alla minor mobilità causa pandemia, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono stati 38 in più (da 220 a 258). Questi orribili numeri sono intollerabili e ancora più intollerabile è i fatto che chi ha effettivo potere di sbloccare o almeno di rallentare questa tragica ruota della sfortuna si rammarichi, si strappi le vesti ma non compia quegli atti necessari mettendo il problema in cima all’agenda delle priorità. Non parliamo degli imprenditori malati di profitto, ma del mondo della politica che dovrebbe chiudersi, almeno oggi, in un colpevole silenzio, perchè le carenze di organico nei reparti ispettivi, solo per fare un esempio, sono uno dei problemi ancora non risolti da nessun governo si sia alternato al potere negli ultimi decenni. E anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza, panacea di tutti i mali presenti e futuri, prevede in realtà l’assunzione di soli 2000 ispettori del lavoro, che si aggiungeranno ai 4500 già operativi. Certo un aumento di un terzo sembra alto, ma in realtà è il numero di partenza che è ridicolo. Se poi aggiungiamo che l’aumento dell’organico consentirà, ma solo nel 2024, un aumento del 20 per cento delle ispezioni il quadro appare chiaro. Per capire meglio di cosa stiamo parlando, nel 2020, le aziende controllate sono state 103.857 su un totale di 6.078.031 (comprese le individuali), ma i controlli erano solo in parte finalizzati alla sicurezza, tanto che delle 79.952 ispezioni portate a termine, la maggior parte hanno riguardato lavoratori ‘irregolari’ e “il recupero di contributi e premi Inail evasi”. Insomma si va a far cassa e non a ricercare sicurezza. Ed allora ci viene in mente che sarebbe il caso che la politica osservasse almeno 24ore di silenzio prima di raccontare con lacrime di coccodrillo il proprio dolore per l’ennesima vita persa. Siccome siamo certi non lo faranno, allora lo facciamo noi, non pubblicando nessuno dei comunicati che, come ad ogni infortunio mortale sul lavoro, hanno inondato la redazione. Perchè sappiamo che ogni occasione è buona per cinicamente apparire e anche se sappiamo che vi sono diversi livelli di responsabilità, ci appare comunque stucchevole la corsa a chi è più addolorato.
Ps: Agli ineffabili comunicatori politici: tranquilli vi rimane sempre Facebook e affini per parlarvi addosso con i vostri autoreferenziali post, mentre i più “abbienti” possono godere anche dell’inossidabile servilismo di certa stampa, buona Festa della Repubblica