Patto per l’autonomia «La politica si occupi dei bisogni di bambini e adolescenti programmando subito servizi e azioni per il post-pandemia»
Da oggi il Friuli-Venezia Giulia è zona rossa. Una misura che ha, tra le altre conseguenze, la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, adottata per contenere la diffusione del virus Covid-19, ma che ha costi altissimi nel breve e nel lungo periodo. Il passaggio dalle lezioni in presenza a quelle a distanza sconvolge in modo significativo la vita degli studenti e delle loro famiglie (viste le comprensibili difficoltà di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro), con effetti ormai dimostrati sul benessere mentale di bambini e adolescenti. Alti livelli di stress e isolamento possono influenzare lo sviluppo psicofisico e cognitivo di bambini e adolescenti, anche a lungo termine, pesando maggiormente su coloro che si trovano in situazioni di povertà economica, sociale, educativa. Pedagogisti e psicologi hanno già rilevato un aumento significativo di problematiche legate alla regolazione emotiva, ai disordini alimentari, alla dipendenza da devices fino alla tendenza all’isolamento e depressione. Se ne è parlato, nell’ambito dei “Giovedì del Patto”, nel corso dell’incontro online “Scuole chiuse e famiglie che scoppiano. Cosa sta succedendo ai nostri ragazzi?” con Marta Colle, psicologa e psicoterapeuta, Giovanni Duca, referente di PAS Priorità alla scuola di Udine, e Willy Mazzer, referente della Cooperativa sociale Itaca, moderati da Rossella Malisan del Patto per l’Autonomia.
Alle situazioni di fragilità in cui versano bambini e adolescenti la politica – è stato evidenziato nel corso del seguito appuntamento – non sembra prestare sufficiente attenzione. A fronte della evidente minore essenzialità attribuita ai bisogni educativi rispetto a qualsiasi altro settore produttivo, preoccupa fortemente l’assenza di analisi e progettualità per arginare le crescenti manifestazioni di disagio dei più giovani. «Ci pare incredibile come la scuola e la formazione dei ragazzi non siano sul podio dell’agenda politica di qualsiasi amministrazione. La chiusura degli istituti e dei luoghi di aggregazione giovanile porta a un isolamento e impoverimento fisico e relazionale che sta producendo effetti preoccupanti, come testimoniato pochi giorni fa dai maggiori primari dei reparti di neuropsichiatria dei principali ospedali italiani in una conferenza al Senato. Non si può attendere che tutto passi da sé. Ci stiamo giocando il futuro dei nostri ragazzi. Vanno messe in campo subito azioni straordinarie di sostegno al mondo giovanile per ricucire il tessuto sociale e relazionale interrotto – afferma Malisan –. Azioni di promozione delle attività del doposcuola, dei centri di aggregazione giovanile, interventi di moltiplicazione delle attività sportive, culturali, devono essere pensate ora in vista del rientro alla normalità, che non può riguardare solo il lavoro, la mobilità adulta, la vita sociale, gli aperitivi in compagnia. Ed è più che mai necessario coinvolgere i ragazzi nella scelta e messa in campo di queste azioni per poter pianificare programmi e servizi realmente utili. La diffusione capillare dei Consigli dei ragazzi, il potenziamento delle Consulte, la creazione di osservatori territoriali per sviluppare politiche giovanili sono azioni alla portata della nostra regione ed espressione del coinvolgimento che porta a una cooperazione fruttuosa. Questa pandemia può e deve essere un’occasione per mettere in campo modelli diversi e per ripensare la scuola, anche tenendo conto della decrescita demografica. La didattica esistente condotta solo in luoghi chiusi, le aule con numerosi studenti, gli istituti accentrati in pochi luoghi, sono modelli inadatti a resistere a pressioni come quella che stiamo vivendo».
«Non ci si faccia trovare di nuovo impreparati – ribadisce il segretario del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo, riferendosi al futuro post-pandemia –. E non si scarichi ancora una volta tutto sulle spalle di genitori e nonni. È fondamentale attuare politiche, programmi e servizi tarati sugli specifici bisogni di bambini e adolescenti in questo tempo eccezionale e interventi mirati per i soggetti a maggior rischio o in condizioni di fragilità. Questo deve avvenire in una rete collaborativa tra la politica, le istituzioni sanitarie, educative, sociali e i professionisti impegnati nell’educazione, nell’assistenza e nella cura dei bambini e degli adolescenti, coinvolgendo in modo partecipativo le famiglie e gli stessi bambini e ragazzi».