Pnrr, Fondo impresa donna e Certificazione di genere: è il momento dell’impresa femminile
Viviamo un momento cruciale per lo sviluppo dell’impresa femminile. Ma non solo: abbiamo a portata di mano un’occasione unica per accrescere la formazione e, ancora prima, consolidare una cultura diffusa della partecipazione femminile all’impresa e al lavoro. Lo hanno evidenziato tutte le intervenute alla tappa udinese del “Giro d’Italia delle donne che fanno impresa”, promosso da Unioncamere e realizzato sul territorio dalla Camere di Commercio Pordenone-Udine. Il webinar è stato infatti occasione per presentare nel dettaglio le nuove possibilità di sviluppo derivanti dal Pnrr per l’impresa femminile, dal Fondo impresa donna e dalla Certificazione di genere, strumento, ques’tultimo, utile a contrastare il divario di genere e invertire la rotta sul ritardo femminile nella partecipazione al mercato del lavoro. Dopo l’introduzione del segretario generale Cciaa Lucia PIlutti e della presidente del Comitato camerale imprenditoria femminile Cecìle Vandenheede, la vicesegretario generale di Unioncamere Tiziana Pompei è entrata nel dettaglio del Fondo per l’imprenditorialità femminile, nato per sostenere avvio e consolidamento dell’imprenditoria femminile e rafforzato dai fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: si tratta di 400 milioni di euro, ripartiti per priorità e tradotti in incentivi tanto per la nascita di nuove imprese femminili quanto per il consolidamento di quelle già esistenti. Una parte dei fondi è destinata anche per azioni di cosiddetta “education”, ossia per la promozione della cultura imprenditoriale femminile, del valore del fare impresa al femminile e quindi anche per la formazione continua delle imprenditrici. Misure molto cospicue, ha precisato la Pompei, alla cui creazione ha contribuito fortemente il sistema camerale con la rete dei Comitati imprenditoria femminile del territorio. «Misure – ha detto – in cui le Cciaa hanno anche capacità di incidere in futuro, con le loro competenze ed esperienza nell’assistenza all’avvio d’impresa e rafforzamento della strategia di impresa, con l’accompagnamento alla produzione dei business plan». Anche per l’assessore alle finanze della Regione Fvg Barbara Zilli è questo il momento giusto, con occasioni importanti da cogliere per la promozione dell’impreditoria femminile. Ma la Zilli si è soffermata su un problema di fondo, quello delle “culle vuote”, questione scottante in Italia (e in regione in particolare) e su cui secondo l’assessore è necessario intervenire prima di tutto per invertire il trend. Per la Zilli, nel Pnrr, sulla questione, c’è ancora «troppo poco», ha evidenziato, ed è necessario fare un passo in più, prevalentemente culturale. Zilli ha sottolineato come sia necessario spostare il focus dalla parola “femminile” a quella di “famiglia”, perché il problema non deve essere in carico alle sole donne, ma condiviso con il nucleo familiare. In questo senso, Zilli ha ripercorso i punti cruciali della legge sulla famiglia promossa dalla collega di giunta Alessia Rosolen e approvata dall’amministrazione regionale, che mette a sistema e potenzia tutti gli aiuti per le famiglie e assicura una miglior conciliazione lavoro-famiglia, oltre a una serie di risorse per valorizzare l’impresa guidata dalle donne. Sul tema della Certificazione di genere è intervenuta Chiara Cristini, esperta di politiche di genere e pari opportunità, ricercatrice di Ires Fvg, ed è quindi seguito l’intervento di Cristina Lambiase, senior manager marketing internazionale turistico ed esperta OnePlanet dell’UNWTO (Organizzazione Mondiale del Turismo), che ha presentato un case study introducendo L’Agenda Onu 2030: Obiettivo 5 Parità di Genere.