Pnrr: Il topolino comprato alla fiera dell’est
L’assessore alle finanze Zilli ha reso note le risorse e gran parte delle destinazioni degli euro che il Governo mette a disposizione del territorio del F-VG nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Grande entusiasmo per i 1273 milioni di euro che verranno messi a disposizione dei soggetti istituzionali locali, Regione, Comuni, Edr (enti decentramento regionale, ex Provincie), Consorzi di bonifica, Ater, e su tutto i 416 milioni per interventi infrastrutturali in ambito portuale a Trieste e Monfalcone. In giro si stanno già scatenando le voci critiche sulla parte cospicua del malloppo che pare destinata a Trieste, a partire dalla ovovia tra il Porto Vecchio e Opicina dal costo di oltre 48 milioni. Opera peraltro che anche a Trieste sta scatenando opposizioni ed ironie, ma che comunque indica quali sono le clientele che contano. Il Friuli si sente sempre più triste e abbandonato e non capisce bene dove andranno i circa 100 milioni per interventi ferroviari.
La materia per l’innesco di polemiche di ogni tipo è lì pronta per chiunque abbia voglia di abusare dei social. Ma a monte rischiano di sfuggire alcuni elementi che forse vanno capiti meglio. Il quadro generale di riferimento dell’uso del PNRR innanzitutto segnala che i 1,3 miliardi destinati al F-VG (da gestire in 3-5 anni) appartengono ad un totale presumibile di poco più di 60 miliardi di spesa territorializzata complessiva, a fronte di un disponibilità di 206 miliardi di euro. Il Governo si tiene circa 150 miliardi a sua uso e consumo per interventi che comunque anche impatteranno sui territori ma su cui questi non avranno alcun peso decisionale. L’efficienza ha i suoi costi in termini di democrazia e non resta che prenderne atto. Speriamo che le decisioni che riguarderanno il Friuli e Trieste vadano per il meglio, a partire dal destino della centrale elettrica A2A di Monfalcone e del futuro verde della siderurgia. Ma il tema di fondo riguarda la Regione F-VG e la sua autonomia speciale. Negli ultimi accordi tra Stato e Regione si è stabilita una contribuzione annua del F-VG di 450 milioni di euro a valere sulle proprie entrate statutarie per contribuire al risanamento della finanza pubblica. Con questo riparto del PNRR si ritornano al territorio i contributi di tre anni per un insieme di interventi che, per la gran parte, si possono classificare come “opere pubbliche di interesse regionale”. Di fatto una partita di giro dove però le decisioni che spettano come competenza primaria alla Regione vengono prese dal Governo.
Naturalmente non si deve buttare via niente, discutiamo pure se è meglio che decida Roma piuttosto che Trieste, ma certamente gli “osanna” sono fuori luogo. E non va mai dimenticato che tra il 2010 e il 2019 la spesa pubblica del sistema territoriale ( Regione e Comuni principalmente) è stata decapitata di 10 miliardi di euro, in misura esorbitante rispetto alle altre Regioni a statuto speciale. Con le conseguenti cadute in termini di PIL, di spesa sociale, di occupazione, di ricadute sul sistema produttivo. Allora vigeva il monetarismo spinto dalla via greca, oggi per fortuna il “whatever it takes” di Draghi sembra diventare la dottrina economica dell’Europa. Ma essere presi in giro non piace a nessuno. C’è infine un mistero nelle dichiarazione dell’assessore Zilli. Per seguire le procedure degli interventi verranno assunti “a tempo determinato” 1000 esperti. La spesa prevista dal riparto governativo è di 8,5 milioni di euro. Da un rapido calcolo e tenuto conto di una minima permanenza di tre anni se ne deduce che le retribuzioni saranno di meno di 3000 euro all’anno. Non sarà facile trovare i tecnici necessari. Forse preferiranno andare a farsi la stagione invernale con la Promotur. Giorgio Cavallo
Pnrr: Zilli, definito il macro riparto di 1,3 miliardi di euro al Fvg