Mediocredito Spa e Friulia Spa hanno finanziato azienda decotta per quasi 2,4 milioni di euro subito evaporati. Inchiesta della Gdf
La Guardia di Finanza di Pordenone ha scoperto una società del settore della fabbricazione di mobili per arredo alla quale erano stati concessi, nell’ambito degli incentivi previsti per il mondo imprenditoriale, finanziamenti per complessivi 2.390.000 euro, erogati dalla Regione Friuli Venezia Giulia tramite Mediocredito Spa e Friulia Spa. Fin qui in estrema sintesi la cronaca, ma una domanda sorge spontanea, è possibile che i funzionari degli enti erogatori, Mediocredito Spa e Friulia Spa, abbiano erogato somme consistenti senza accorgersi di nulla? Il sospetto che la miopia o meglio la cecità non sia casuale è forte e, c’è da credere o da sperare, che le indagini della Procura non si fermeranno ai fruitori diretti delle prebende ma anche ai controllori e magari ai livelli “politici” che, ulteriore scommessa con cui vincere facile, hanno operato per favorire le operazioni come avviene spessissimo. Ovviamente non è detto vi fosse piena consapevolezza che l’azienda in questione fosse “decotta”, ma certe distrazioni sarebbe ben si cominciassero a pagare. Tornando alla cronaca il personale del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pordenone – spiega una nota – ha scoperto che la società, che aveva all’inizio un capitale sociale di soli 10.000 euro, in poche settimane aveva incrementato lo stesso capitale fino a 800 mila euro. La stessa società aveva poi ottenuto dal FRIE, il Fondo di Rotazione per Iniziative Economiche, ulteriori finanziamenti pari a 1.890.000 (di cui 839.500 erogati), giustificato dall’acquisto di un costoso macchinario produttivo del valore di oltre 2 milioni di euro. Un altro mezzo milione era arrivato da Friulia. Dopo pochi mesi, però il Consiglio d’Amministrazione della stessa società aveva presentato domanda di concordato preventivo; e il Tribunale di Pordenone l’aveva dichiarata fallita, il 2 marzo del 2018. “I successivi accertamenti – prosegue il comunicato delle Fiamme Gialle – consentivano di rilevare come la società destinataria dei finanziamenti avesse sostanzialmente “simulato” il menzionato aumento del capitale in modo da rappresentare un’azienda solo apparentemente solida e fiorente, lasciando intendere un rilancio delle proprie attività commerciali, dovuto anche all’innovazione tecnologica”
Le indagini hanno invece permesso di scoprire che, in realtà, al momento delle sovvenzioni regionali l’azienda era già in dissesto; e che lo stesso aumento del capitale sociale (da 10.000 euro a 800.000 euro) era avvenuto solo “cartolarmente”: dopo un iniziale versamento di 300.000, i soci aveva prelevato gli stessi soldi dai conti aziendali.
Inoltre – sempre secondo la Finanza – un ulteriore apporto finanziario da 490 mila euro arrivava da un’operazione di scissione/conferimento avviata con un’altra società (poi anch’essa dichiarata fallita), i cui effetti risultavano “artefatti” grazie ad una falsa perizia di stima: ad un patrimonio aziendale post-scissione da oltre 700 mila euro risultava del tutto fittizio, ed era stato inserito a bilancio per far figurare sia un incremento del capitale sociale sia un aumento dell’attivo patrimoniale, al solo fine di ottenere le elargizioni regionali.
La vicenda vede ora indagati dalla Procura della Repubblica di Pordenone i due soci dell’impresa ed il commercialista che ha redatto la perizia per reati di truffa aggravata; ai soli due soci dell’azienda viene contestato il reato di bancarotta fraudolenta.
Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pordenone ha infine emesso un provvedimento di sequestro per l’importo di 839.500 euro, già eseguito su disponibilità finanziarie e beni immobili dei tre indagati. Della vicenda è già stata informata la Procura Regionale presso la Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia.