“Poteva capitare a chiunque”: ennesima ingiuria egiziana sull’uccisione di Giulio Regeni

Dal Cairo – o meglio da Ginevra, dove era in corso la sessione annuale della Conferenza internazionale del lavoro – è arrivata l’ennesima presa in giro. In quella sede il ministro del Lavoro egiziano Mohamed Saafan, secondo quanto riferito dal sito Al Bawaba, ha definito l’omicidio di Giulio Regeni come “qualcosa che poteva capitare a chiunque”. Dopo tre anni e mezzo di bugie, depistaggi e ritardi, le autorità egiziane – in una sorta di macabro gioco dell’oca – sono tornate alla casella zero rilanciando la patacca iniziale, ossia che Giulio sia stato vittima della criminalità comune. A denunciare queste parole ingiuriose, dette “nella tronfia consapevolezza che ben pochi chiederanno conto a chi le ha pronunciate”  è stato Riccardo Noury Portavoce di Amnesty International Italia.

Il ministro Saafan sostiene che l’omicidio di Giulio debba “essere trattato attraverso la Procura generale egiziana e la sua omologa italiana”. “Il caso Regeni è criminale e non sindacale, ha aggiunto il ministro egiziano, se ne stanno occupando la procura egiziana in collaborazione con i magistrati italiani” ha proseguito prima di concludere che andrebbe trattato come “ogni caso di omicidio commesso in qualsiasi paese del mondo e come l’uccisione degli egiziani o di cittadini di altre nazionalità in Italia”. Poca importa a Saafan, se  contraddice  quanto detto alcuni mesi fa da un funzionario dell’intelligence egiziana che ha esplicitamente parlato di tortura e ha rivelato di aver preso parte al sequestro del giovane.  Peccato anche che da 40 mesi la prima non collabori con la seconda, che a Roma è arrivata a iscrivere nel registro degli indagati persone che non sono esattamente criminali comuni, ma funzionari dello stato egiziano.

Difficile pensare che a questo ennesimo insulto alla memoria di Giulio Regeni seguiranno fatti reali da parte del Governo italiano, forse qualche parola di “sdegno” ma fatti no. Del resto difficile aspettarselo quando il partito al comando del governo mal sopporta perfino gli striscioni che chiedono verità sull’assassinio di Regeni, basti pensare alla bandiera della Lega sopra lo striscione “Verità per Giulio Regeni” a Ferrara dopo la vittoria di Alan Fabbri o alla rimozione dal Comune di Udine operata sull’altare degli striscioni degli Europei Under 21 di calcio con la risibile scusa che la rimozione e successiva precipitosa riapparizione del vecchio striscione è tutta colpa della ditta incaricata al posizionamento di quello calcistico che, “accorgendosi che quello dedicato a Giulio Regeni era sbiadito, ha autonomamente pensato di sostituirlo con uno nuovo facendosi carico della sua realizzazione e successiva applicazione”.