Rapporto Sostenibilità del Cerved: il nordest guida l’Italia nella svolta sostenibile ma fra luci e ombre

Un’Italia sostenibile, oggi si può. Sempre più aziende hanno abbracciato il principio di sostenibilità e lo hanno trasformato in un vantaggio competitivo per la propria redditività. È, quindi, diventato un elemento chiave per la creazione di un’immagine solidale, la riduzione dei costi, l’accesso a nuovi capitali, costruire un business sano nel tempo. L’emergenza, prima sanitaria e poi economica, però, ha messo in rilievo le fragilità permanenti del nostro Paese. Per questo nasce il Rapporto Cerved Italia Sostenibile che, oltre a misurare queste fragilità, descrive anche i punti di forza, analizzando i livelli di sostenibilità nel territorio dal punto di vista economico, sociale e ambientale, per offrire un quadro di rifermento sistematico ai progetti che determineranno il nostro futuro.

 

LA SITUAZIONE DEL NORDEST

 

Il Trentino Alto Adige, con Bolzano, guida le regioni del Nord per la sostenibilità. Seguono Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto. Quest’ultima risulta in buona posizione nella sostenibilità sociale (4 regione) ed economica (6a), in ritardo in quella ambientale (13a)

Il dossier conferma l’esistenza di un netto divario tra il Nord e il Sud del Paese, con una forte correlazione tra la dimensione economica e quella sociale e ambientale. Le aree con un più robusto sistema produttivo delle regioni settentrionali riescono a garantire ai cittadini occupazione e redditi, con prestazioni di welfare migliori e maggiori investimenti nella tutela dell’ambiente e del territorio.

 

Il Rapporto prende in considerazione tre fattori di sostenibilità: quella economica, sociale e ambientale.

Bolzano, insieme a Milano e Bologna, sono le prime tre città con la più alta sostenibilità generale. Ecco i primi dieci: Bolzano, Milano, Bologna, Reggio Emilia, Trento, Padova, Torino, Bergamo, Pordenone e Udine.

Nella classifica della sostenibilità economica abbiamo tra le prime dieci: Milano, Bologna, Trieste, Genova, Torino, Padova. Bolzano, Parma, Firenze e Venezia.

Nel ranking della sostenibilità sociale abbiamo: Bolzano, Trento, Milano, Parma, Reggio Emilia, Modena, Padova, Bologna, Forlì-Cesena e Brescia. Infine, nella classifica della sostenibilità ambientale troviamo nella top ten: Bolzano, Trento, Genova, Lecce, Prato, Livorno, La Spezia, Firenze, Pordenone, Valle D’Aosta.

 

FATTORI PER LA SOSTENIBILITÀ

 

Le conseguenze a breve e lungo termine del Covid potrebbero mettere in difficoltà il tessuto produttivo e la capacità di investimento delle imprese, con effetti sulla capacità del territorio di ridurre l’inquinamento e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, soprattutto nel caso di province come Venezia e Verona che ne hanno più bisogno. Le dimensioni della sostenibilità sono tra loro connesse anche perché determinate da fattori in larga misura comuni. I tassi di occupazione, la crescita produttiva e della redditività e anche il movimento dei capitali ha un significativo impatto sociale e ambientale. La crescita del tessuto produttivo e del benessere di un’area dipendono in forte misura dalla sua attrattività, ovvero dall’esistenza di opportunità favorevoli per gli investitori.

 

La comparazione internazionale mostra le difficoltà del nostro Paese nell’attrarre capitali e le analisi locali evidenziano la difficoltà competitiva di molte aree, soprattutto nel Sud. Attrarre i capitali di rischio nel sistema delle imprese è condizione critica per finanziare lo sviluppo sostenibile e progetti ad altro contenuto tecnologico. La finanza sostenibile,che sposta i capitali verso le aree e le imprese al tempo stesso più competitive e sostenibili, è in una fase di boom e può fornire le risorse necessarie per le grandi trasformazioni nel sistema produttivo. Questi flussi rischiano, però, di finanziare solo le grandi imprese, che sono in grado di misurare e comunicare le proprie performance di sostenibilità: è necessario promuovere la misurazione della sostenibilità anche tra le piccole e medie imprese del Nordest.

 

Infine, c’è un altro motivo che lega insieme le dimensioni economica, sociale e ambientale della sostenibilità: la centralità delle imprese. Le imprese si propongono oggi non solo come soggetti economici nella produzione e nel mercato, ma anche come aggregatori sociali e agenti della riqualificazione ambientale. Allo stesso modo, il miglioramento degli equilibri del nostro ecosistema non può prescindere dall’iniziativa delle imprese. Esse sono le principali consumatrici di energia e produttrici di emissioni e scorie, ma al tempo stesso le protagoniste della transizione verde. Le imprese e le filiere produttive che hanno integrato gli obiettivi di sostenibilità nella propria strategia di business offrono dunque un contributo determinante alla ricostruzione del tessuto sociale e alla riqualificazione ambientale nel territorio in cui operano.

 

Per tutti questi motivi la sostenibilità non può essere intesa come vincolo alla crescita ma come opportunità per le forze produttive del Paese. E per gli stessi motivi una strategia di sviluppo sostenibile, per qualsiasi soggetto (istituzioni pubbliche e imprese private) e ad ogni livello (nazionale e locale), richiede un approccio integrato, basato sulla misurazione oggetti-va e sulla valutazione di tutti gli impatti, diretti e indiretti, delle attività.