Report scenari economici secondo Confindustria Friuli Venezia Giulia. Il commento del presidente reggente Gianpietro Benedetti
L’andamento del PIL dello scorso anno, migliore delle attese, e la riduzione dei prezzi delle commodity (Il 18 gennaio il prezzo del gas al Tft di Amsterdam è sceso a 62 euro al megawattora: era 149 lo scorso 7 dicembre e 346 il 26 agosto) sono premesse positive per limitare il rallentamento della crescita. Oltre al prezzo si è abbassata anche la curva dei futures, evidenziando l’aspettativa di un prezzo intorno ai 60 euro per tutto quest’anno e anche il prossimo. L’inverno per ora molto mite, le strategie di diversificazione delle forniture seguite dall’Unione Europea hanno attenuato la crisi energetica. A questo si aggiunge il livello delle scorte, che è considerevolmente più elevato rispetto al passato. È comunque prematuro ritenere conclusa la fase di decelerazione dell’economia europea e regionale. Alla buona performance del PIL lo scorso anno fa da contraltare la frenata della crescita del commercio mondiale con riflessi anche sulla produzione industriale, anche regionale. L’inflazione è in diminuzione anche se, per ora, in misura minore in Italia rispetto agli altri principali Paesi Europei e comunque va ulteriormente raffreddata con misure restrittive.
Con queste premesse, le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Prometeia aggiornati al 19 gennaio 2023, prevedono che il PIL regionale nel 2023 dovrebbe aumentare in volume del +0,4% rispetto al +3,7% del 2022, mentre per il 2024 si prevede una crescita del +1%. La revisione al rialzo del PIL rispetto alle proiezioni diffuse lo scorso ottobre (si era stimato per il 2022 +3,2% e per il 2023 +0,0%) è giustificata dal buon andamento dell’economia regionale nel 2022, superiore alle attese. La domanda interna ha visto una buona performance sia dei consumi, trainati dalle componenti turismo e tempo libero, che degli investimenti. I consumi delle famiglie si sono mantenuti vivaci anche nel terzo trimestre 2022, nonostante la sfavorevole dinamica dei prezzi. La leggera revisione al rialzo delle stime relative all’anno appena trascorso (rispetto ad ottobre da +5,1% a +5,3%) genera un effetto trascinamento sul 2023, anno in cui la crescita potrebbe attestarsi sul +0,4%. Gli investimenti sono cresciuti a ritmi sostenuti anche lo scorso anno (+8,8%; ad ottobre si era stimato +7,9%). Hanno contribuito a questa performance una situazione più favorevole delle catene di fornitura e gli incentivi fiscali. Quest’anno gli investimenti potrebbero aumentare del solo +0,1%.
La decelerazione del commercio mondiale ed italiano contribuirà al calo delle esportazioni regionali che dal +7% del 2022 si stimano saranno del +2%. In calo, però, anche le importazioni, -1%.
La ripresa dell’attività economica ha ovviamente migliorato il tasso di occupazione e la disoccupazione è scesa dal 5,8% del 2021 al 4,9% del 2022 e dovrebbe mantenersi pressoché agli stessi livelli nel 2023, per poi calare a circa 4,5% nel 2024. Le costruzioni (+1,6% nel 2023, +11,0% nel 2022), unitamente ai servizi (+1,1% nel 2023, +4,7% nel 2022), continueranno a mantenere un andamento positivo, mentre l’industria potrebbe registrare una leggera flessione (-1,9%). Va evidenziato che le proiezioni continuano ad essere caratterizzate da volatilità, unitamente all’andamento dei prezzi, influenzate non poco dagli sviluppi della guerra in Ucraina, dal trend del commercio mondiale e dalle ricadute delle restrizioni monetarie e del costo dei crediti per calmierare l’inflazione. In sintesi, la situazione attuale suggerisce che ci sarà un raffreddamento dell’economia che in media sarà meno severo rispetto a quanto previsto qualche mese fa.
Il commento di Gianpietro Benedetti, presidente reggente di Confindustria FVG: “Che la crescita entrasse in una fase di raffreddamento era già previsto nel quarto trimestre del 2021, variazione tipica dei cicli economici, variazioni oggi meglio regolate che nel passato. Nel mentre, è subentrata la guerra in Ucraina e la presunta crisi energetica conseguente, che ha dato il via ad una forte speculazione. Il modello di fornitura ed acquisto del gas ha avuto e sta avendo drastici mutamenti e si presume che nel corso del 2023/24 il mercato del gas si sarà normalizzato ed il prezzo varierà in relazione alle disponibilità, alla domanda, eccetera, così come è per il petrolio. Nel novembre del 2022, avevamo ipotizzato un’attenuazione della guerra in Ucraina nel secondo-terzo trimestre del 2023, con un rientro del costo del gas sugli 80/90 euro al megawattora. Rimaniamo della stessa idea ed auspichiamo che veramente ciò si avveri. Questo ridurrebbe la tensione sui prezzi in generale ed in particolare quelli delle materie prime, cosa che sta già avvenendo e che, unitamente alla riduzione di denaro disponibile sul mercato, dovrebbe ridurre inflazione e prezzi, influenzando sì momentaneamente in negativo il PIL, ma con un impatto ridotto rispetto alle previsioni dello scorso autunno. È probabile che il raffreddamento dell’economia perduri per un paio di anni, raffreddamento però non drammatico. Abbiamo quindi due anni per prepararci a cogliere il meglio del periodo buono che seguirà, importante è che nel frattempo vengano aggiornate le regole per immigrazione di manodopera e tecnici qualificati extra europei, attuate le riforme che l’Europa richiede e che implicano anche uno snellimento della burocrazia con una amministrazione che agevoli il fare, l’intraprendere”.
GLOSSARIO:
Il PIL può essere misurato sia dal lato degli acquirenti (domanda) sia da quello dei produttori (offerta).
La misurazione del PIL dal lato della domanda esplicita le diverse componenti della spesa. Il PIL si ottiene sommando i consumi, gli investimenti fissi lordi e le esportazioni nette, ovvero le esportazioni meno le importazioni, tecnicamente chiamato saldo commerciale.
La misurazione del PIL dal lato dell’offerta consiste nel sommare l’apporto al PIL del Paese fornito da tutte le imprese. il Pil è pari alla somma del valore aggiunto delle varie branche di attività economica, aumentata delle imposte sui prodotti, compresa l’Iva e le imposte sulle importazioni, al netto dei contributi ai prodotti.
Variazioni su valori concatenati con anno di riferimento 2015: il concatenamento fornisce una misura dell’aggregato economico in termini di volume, ossia al netto della dinamica dei prezzi ad esso sottostanti.