Riccardi rispolvera la riforma sanitaria Telesca e dopo un maquillage la ripropone come sua

Case di comunità, Ospedale di comunità, Centrale operativa territoriale (Cot). Sono queste alcune delle principali novità inserite nel modello organizzativo di assistenza del sistema sanitario regionale derivanti da quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, illustrate dall’assessore con delega alla Salute Riccardo Riccardi nel corso dell’ultima seduta della III Commissione consiliare. L’incontro è servito, spiegano dalla Regione, per descrivere alcuni dei principali passaggi che caratterizzeranno la delibera che l’Esecutivo andrà ad approvare nella prossima seduta. Questo documento rappresenterà l’atto di indirizzo sulla base del quale le aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia dovranno poi definire i rispettivi atti aziendali. Come è stato spiegato nel corso dell’illustrazione, le Case di Comunità saranno la sede dell’integrazione sociosanitaria, al cui interno opererà un team multidisciplinare composto da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, assistenti sociali e altri professionisti della salute.
Per quanto riguarda invece l’Ospedale di comunità, questa sarà una struttura intermedia tra l’ospedale vero e proprio e la Casa di comunità. Avrà un numero limitato di posti letto (dai 15 ai 20 ciascuna) e sarà gestita da personale infermieristico; l’assistenza medica è assicurata dai medici di medicina generale, dai pediatri di libera scelta o da altri medici dipendenti o convenzionati con il Sistema sanitario nazionale. I posti letto complessivi negli ospedali di comunità saranno 482, di cui 148 in area di Asugi, 210 in quello di Asufc e 124 in quello di Asfo.
Insomma degli ospedali gestiti da infermieri con medici di passaggio e probabilmente nessuna possibilità di intervento notturno o emergenziale se non attivando il 118. Si chiudono gli ospedali territoriali veri e si sostituiscono con succedanei. È prevista poi la Centrale operativa territoriale (Cot), che garantisce la presa in carico e risposta alle esigenze assistenziali con la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emergenza-urgenza. Il piano prevede una struttura ogni 100mila abitanti: pertanto le Cot saranno complessivamente 12, di cui 4 in Asugi, 5 in Asufc e 3 in Asfo.
Tutto bello, tutto perfetto, tutto come prima. Infatti a parte la classica operazione di maquillage attraverso il cambio dei nomi, tutto sembra richiamare all’incompiuta della giunta precedente che viene il dubbio sia stata ripescata non solo per l’incapacità palese di produrre qualcosa di innovativo ma perchè, a ben guardare, non era una buona riforma anche se non c’è stato il tempo di testarla. Comunque diventano Case di comunità i CAP (Centri di Assistenza Primaria) già esistenti sui territori e decisi dalla riforma Telesca/Serracchiani ma  messi nelle condizioni di non funzionare proprio da Riccardi, con lo scopo di minare la riforma di chi l’aveva preceduto. Quindi il problema era il nome anche se dobbiamo aggiungere che la non c’è voluto molto per demolire la riforma Telesca nata con i piedi d’argilla sull’imperativo categorico del risparmio a tutti i costi  sul pubblico che quindi  non poteva non piacere a Riccardi che i fondi li vuole dare agli amici della sanità privata. Ovvio il giudizio negativo da parte delle opposizioni: Trevisan responsabile Sanità della Segretaria(Pd) non è tenero con Riccardi soprattutto sul piano formale: “L’arroganza dell’assessore e del suo staff dirigenziale si manifestano anche in questa circostanza, dopo che in due anni di pandemia pensavamo di aver già visto di tutto, si presentano a esporre una cosiddetta nuova riforma sanitaria con un passaggio in Consiglio regionale tre giorni prima che la Giunta adotti la relativa delibera, senza lasciare un testo scritto e le slides dopo la relazione. Ma Riccardi si è ben premurato a farlo con la stampa” (quella amica però n.d.r). “Peggiore dei modi – accusa Trevisan – è la sostanza del documento. Sono pagine fitte di numeri e concetti che non possono essere assorbite, comprese e discusse in poche ore ma che hanno bisogno di …giorni di approfondimento da parte dei portatori di interesse, i consiglieri regionali primi fra tutti. Come al solito vi regna la nebulosità: ad esempio sui rapporti Regione-Università, sul futuro degli ospedali di rete, su dove verranno reperite le persone che dovranno popolare le numerose case di comunità e gli ospedali di comunità che s’intende posizionare su tutto il territorio regionale”. In realtà però una risposta anche se parziale arriva a Trevisan dal suo compagno di partito Salvatore Spitaleri secondo cui Riccardi si tiene la vituperata riforma centrosinistra. “La sanità territoriale della pseudoriforma Riccardi, spiega Spitaleri in una nota, continua a recuperare sotto mentite spoglie un altro pezzo della tanto vituperata riforma del centrosinistra che avrebbe dovuto e potuto essere attuata e applicata proprio in questa legislatura. La furia distruttiva del centrodestra aveva ideologicamente deciso di cancellarla, ma alla fine se la tiene”.