Rinvio aperture impianti sciistici, dura e inopportuna reazione del presidente Da Pozzo che pensava evidentemente che Draghi, solo con la sua presenza, avesse già sconfitto il virus
«Apprendiamo, con la consueta comunicazione domenicale a ridosso delle ormai attese aperture programmate per gli impianti sciistici, di un rinvio addirittura al 5 marzo. Una modalità offensiva nei confronti di una parte dell’economia montana di cui il ministro Speranza probabilmente non ha nessuna conoscenza». È durissima la reazione del presidente della Camera di Commercio Pn-Ud, nonché di Confcommercio Fvg e vicepresidente di Confcommercio nazionale Giovanni Da Pozzo nell’apprendere dell’ennesimo rinvio, che «disattende completamente – continua – quelle che erano state le indicazioni vagliate anche dal Cts per la possibile apertura dal 15 febbraio e mortifica gli sforzi fatti anche dalla nostra regione, che aveva predisposto un piano per ripartire in sicurezza innovativo ed efficace». Insomma l’entusiasmo per il governo Draghi è durato lo spazio di poche ore perchè dimentica Da Pozzo che ovviamente la decisione di Speranza è stata certamente presa dopo aver sentito anche il premier Draghi. Il problema è sempre lo stesso, la prevalenza del principio della salute di tutti che non può essere piegato all’interesse di pochi. Legittimo chiedere ristori immediati, ma mettere in discussione una decisione dettata solo da problemi di emergenza sanitaria come fosse una azione che mira a punire categorie economiche appare operazione azzardata.
Ma c’è di più Da Pozzo stigmatizza sia il metodo sia le esternazioni degli esperti mettendo in discussione la scientificità non si capisce dall’alto di quale qualifica professionale. «Anche oggi, afferma Da Pozzo, la solita, quotidiana dichiarazione di Ricciardi e altri vari esperti, che non capiamo a quale titolo istituzionale parlino continuamente e direttamente con i media, con toni allarmistici e di indubbia efficacia nel terrorizzare la pubblica opinione, invece di raccordarsi con le istituzioni che rappresentano i territori e il popolo italiano, a partire dal ministro della salute e dal neopresidente del Consiglio. Persone che hanno trovato un’inaspettata visibilità mediatica in conseguenza della situazione sanitaria e che però continuano a rendere incerto il clima di fiducia e ripresa a cui guardano cittadini, imprese e lavoratori dopo un anno di lunga agonia, sacrifici e continue chiusure a singhiozzo». Per Da Pozzo che evidentemente è abituato in Fvg ad avere lui visibilità mediatica, «la riapertura il 5 marzo, che ora ci pare anch’essa un punto di domanda, è una presa in giro. Pensare che i primi di marzo ci possano essere condizioni per poter dare un minimo di sostenibilità alle attività turistiche che operano all’interno dei poli sciistici, è follia. In rappresentanza delle categorie interessate, la ritengo un’offensiva presa in giro. Come Confcommercio regionale e in rappresentanza delle Confcommercio dell’arco alpino non possiamo che augurarci che questo sia l’ultimo colpo di coda di un metodo che produce scarsi effetti e inoltre punta il dito solo su alcuni comportamenti legati a specifiche attività economiche, mentre trasporti, scuole e assembramenti vari continuano nel Paese nell’assoluta indifferenza». E Da Pozzo conclude. «Si è appena insediato il nuovo Governo, a cui le categorie hanno dato ampia fiducia e verso cui nutrono grandi attese. È indispensabile un cambiamento nell’immediato di molte modalità di lavoro, da un lato per contrastare il fenomeno epidemiologico e dall’altro per ridare una parvenza di tranquillità al Paese, facendo ripartire in sicurezza un’economia sempre più scoraggiata e messa in difficoltà».