Sanità e soccorso in Friuli Venezia Giulia è ritorno al passato
Sconcertante la replica degli uffici del vicegovernatore nonché assessore alla salute del FVG Riccardo Riccardi alla segnalazione di un grave ritardo dei soccorsi, che solleva inquietanti interrogativi sulla gestione della sanità in questa regione. A dirlo è il Presidente dell’Associazione Costituzione 32 Walter Zalukar. L’episodio di malasanità, spiega Zalukar, è accaduto a Udine, in un bar distante 6 chilometri dall’ospedale. Ci sono voluti ben 45 minuti di attesa prima che arrivasse l’autoambulanza, chiamata a soccorrere un uomo rimasto ferito alla testa e in stato confusionale dopo una caduta dovuta a malore. L’emittente privata Telefriuli, spiega ancora Zalukar, aveva dato ampio risalto alla notizia e non si era fatta attendere la replica dell’ufficio del vicepresidente Riccardi: “Non c’è nessun caso né alcun ritardo. E’ una questione di corretta informazione. All’uomo non sarebbe servita l’ambulanza.”
Insomma secondo la Regione, prosegue nella sua denuncia il Presidente dell’Associazione Costituzione 32, “l’autoambulanza non serviva e il ferito, con trauma cranico e in stato confusionale, avrebbe potuto raggiungere l’ospedale con mezzi propri. C’è da rimanere allibiti. E’ dagli anni sessanta che si raccomanda di non muovere persone ferite in attesa dei soccorsi, perché manovre sbagliate possono provocare conseguenze ancora più gravi di quelle causate dallo stesso incidente. Quando, come in questo caso, vi sono ferite alla testa non si può mai escludere un coinvolgimento della colonna vertebrale, e tanto più se la caduta è provocata da un malore perché la persona cade a corpo morto e l’impatto del capo sull’asfalto può essere molto violento. Ecco che in questi casi può esserci anche una frattura del rachide cervicale e un movimento incauto potrebbe produrre conseguenze disastrose, dalla tetraplegia fino alla morte. Chi in strada ha avuto occasione di vedere i sanitari del 118 all’opera, avrà notato che in questi casi viene immediatamente applicato un collare cervicale per immobilizzare il collo del ferito, che poi viene adagiato con ogni precauzione su un’apposita barella. Solo così protetto si può procedere al trasporto del paziente in ospedale”.
“Invece, prosegue Zalukar, “non sarebbe servita l’ambulanza” è il messaggio che decine di migliaia di telespettatori hanno sentito dalla più alta autorità sanitaria della Regione, con gli intuibili effetti diseducativi. Affermazioni di questo tipo sembrano frutto di incompetenza, ma a ben guardare dire che l’autoambulanza non serviva significa dire che i cittadini chiamano per niente e in tal modo si vuol forse far sembrare sufficiente e adeguato un servizio che non lo è, scaricando la colpa sugli utenti che chiamerebbero per niente. Da quando è stato attivato il NUE 112 e sono state accentrate in un’unica sala a Palmanova le Centrali provinciali 118, disservizi, ritardi ed errori di soccorso sono stati e rimangono tuttora una costante che si ripete con inquietante frequenza. Certamente vi è una responsabilità dovuta al modello organizzativo della Centrale, ma c’è anche un assai importante deficit di risorse che impedisce l’adeguata copertura del territorio da parte di autoambulanze e automediche, troppo poche e mal distribuite. Non vorremmo abituarci a vedere mezzi privati diretti all’ospedale che si fanno largo nel traffico con clacson e drappo bianco sventolante dal finestrino. Come una volta. Un ritorno al passato, di oltre mezzo secolo”.