Sanità Fvg allo sbando. Pronto soccorsi chiedono “soccorso”. Pazienti nei corridoi e turni massacranti per i sanitari

La situazione disastrosa della sanità in Fvg, un tempo fiore all’occhiello della regione, ha nomi e cognomi. E’ un declino che non è certo frutto del destino cinico e baro  ma di scelte sbagliate, di nomine sbagliate, di politiche sbagliate. Oggi che la vicenda Covid non può più essere utilizzata come scusante di ogni inefficienza, la deblache del sistema denunciata dai medici è la plastica dimostrazione di una incapacità perniciosa dell’assessore competente (si fa per dire) e dei suoi nominati. Non per colpa dell’esercito o dei fanti stiamo perdendo la guerra contro le malattie verrebbe da dire, ma per colpa dei generali, generalissimo Riccardo in testa. Così ricordando Caporetto la solita maldestra tentazione, siamo certi, sarà quella ancora una volta di girare le responsabilità, magari su chi è in prima linea e non ci meraviglieremmo di vedere dinanzi alla rotta del sistema sanitario, leggere un bollettino della Regione simile a quello emesso il 28 ottobre 1917 da Luigi Cadorna all’indomani di Caporetto quando diede a colpa della debacle alla “mancata resistenza di reparti della II Armata, vilmente ritiratisi senza combattere o ignominiosamente arresisi al nemico”. Oggi non tuona il cannone, almeno non nelle nostre vicinanze, ma esattamente come in guerra gli ospedali sono accampamenti, ci sono malati in attesa di ricovero da giorni, pazienti vagabondi che aspettano una soluzione che non arriva pur avendo attivati tutti i canali. Il direttore della struttura del Pronto soccorso Franco Cominotto racconta ai microfoni del Tgr Rai  di una media di 250 accessi al giorno , con punte di 26 pazienti in osservazione e di 15 in attesa di ricovero … che spesso sostano per giorni, persino una settimana , nei corridoi. Insomma operatori sanitari lasciati soli a rischio errore umano non per incapacità ma per esasperazione che lanciano periodicamente e da tutta la regione l’allarme. Oggi questo è arrivato da Trieste con gli anestesisti rianimatori dell’AAROI EMAC che denunciano con forza la situazione in essere nel Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cattinara dove, scrivono testualmente i sanitari, “ormai da mesi le condizioni di lavoro di tutti gli operatori sono diventate assolutamente insostenibili. Il Pronto Soccorso è diventato di fatto una bomba pronta ad esplodere, a causa dell’elevatissimo numero di accessi e dell’impossibilità di procedere al ricovero di pazienti stabilizzati presso i reparti medici, in modo da permettere la normale attività di accoglimento e gestione dei pazienti critici propria di un’area di emergenza. Di fatto in questi ultimi mesi nei locali del pronto soccorso (ovvero in ogni angolo disponibile, compresi i corridoi) stazionano pazienti non critici che impegnano per giorni e giorni il personale fino alla dimissione al domicilio o al trasferimento tardivo presso i reparti di degenza ordinaria, interferendo con la normale attività di medici e infermieri che a causa dell’elevato numero di pazienti critici e non critici da gestire finisce per lavorare in condizioni di non sicurezza per se e per i pazienti stessi. Questo clima di disagio lavorativo ha determinato una fuga del personale medico verso realtà lavorative alternative più sicure e meno usuranti, esponendo il pronto soccorso nel corso delle prossime settimane ad una riduzione dell’organico (ben 8 unità mediche) che non farà altro che esacerbare la già difficilissima situazione. Nonostante tutto questo, gli operatori continuano a garantire in mezzo a mille difficoltà un elevatissimo standard di cure, al prezzo di turni massacranti sia quantitativamente che qualitativamente, senza poter contare sulla adeguatezza di un contesto che permetta di mantenere lucidità e capacità di giudizio nell’interesse della salute del cittadino. Appare indispensabile, prosegue la nota, un intervento immediato della Direzione Generale per arginare questo fiume in piena che rischia di esondare e travolgere sia il personale che l’utenza. Considerando che tale problematica da tempo affligge praticamente tutti i Pronto Soccorso del Friuli Venezia Giulia e che l’unica soluzione dell’Amministrazione Regionale sembra essere quella di affidare ai privati pezzi del nostro, non più eccellente, Sistema Sanitario Regionale, lanciamo, concludono i medici dell’emergenza, un serio allarme a tutti i cittadini utenti, alle forze politiche ed agli amministratori della Regione e chiediamo e pretendiamo garanzie e tutele per i professionisti del Pronto Soccorso in assenza dei quali siamo pronti ad aprire immediatamente lo stato di agitazione sindacale. Il tempo delle promesse e delle finte rassicurazioni è finito.”