Sanità pubblica, FP Cgil: stop all’esternalizzazione dei servizi

Orietta Olivo

La Funzione pubblica Cgil del Friuli Venezia Giulia è contraria alla progressiva cessione al privato di parti del servizio sanitario regionale e vuole gridare a gran voce contro l’inquietante onda di esternalizzazioni già in atto. Si tratta di un percorso che potrebbe mettere a rischio la nostra salute, soprattutto quando si tratta di colmare le carenze di medici, infermieri e operatori sanitari. Riteniamo che questa scelta sia profondamente sbagliata e non risponda in alcun modo alle esigenze e agli interessi dei cittadini e delle cittadine.
Per la Fp Cgil l’esternalizzazione dei servizi e nello specifico dei pronto soccorso non solo non risolverà i problemi esistenti nel sistema sanitario, ma potrebbe aggravarli ulteriormente. Basta varcare la soglia di un ospedale o di un presidio sul territorio, infatti, per rendersi conto che il personale è esausto, le aggressioni sono in crescita e il numero dei dipendenti diretti del servizio sanitario regionale si sta riducendo. Dobbiamo smettere di perseguire chimere e iniziare a pensare seriamente al futuro della nostra sanità pubblica.
E cosa dire dei costi? La Fp Cgil è convinta che l’esternalizzazione dei servizi (per ora messa in campo solo a tempo determinato, ma sicuramente proseguirà) comporterà inevitabilmente un aumento delle spese, non certo un risparmio. Lo diciamo con cognizione di causa, perché questo è quello che da sempre succede ogniqualvolta un’amministrazione pubblica esternalizza parte dei suoi servizi.
È giunto il momento di valutare attentamente le risorse umane ed economiche a disposizione e pianificare, programmare un uso oculato per garantire servizi di qualità. Questo è il compito di chi guida la sanità. Certo, tutto dipende da qual è lo scopo ultimo: rafforzare la sanità pubblica o affossarla?
Ma c’è di più: siamo profondamente preoccupati per la qualità dei servizi che saranno offerti da unità operative formate da gruppi di professionisti che non si conoscono tra loro, con contratti di lavoro diversi (dipendenti della sanità pubblica e dell’appalto), con responsabilità simili ma retribuzioni completamente differenti. Questo modo di lavorare non si avvicina per nulla a quello che squadre di lavoro consolidate mettono in campo. A questo punto non è allarmismo dire che è rischio la qualità dell’assistenza.
Viene spontaneo chiedersi come mai, se le aziende sono in difficoltà finanziarie, riescono a trovare fondi per pagare professionisti esterni, ma non per valorizzare i propri dipendenti.
Le nostre richieste sono chiare: vogliamo soluzioni diverse, che mettano al centro la salute delle persone. Chiediamo investimenti sulle risorse umane del sistema sanitario pubblico regionale, chiediamo un potenziamento della sanità territoriale per garantire che ogni cittadino e ogni cittadina abbia accesso a una cura di qualità.
La Fp Cgil è al fianco dei cittadini e cittadine, dei lavoratori e lavoratrici del settore sanitario nella lotta per un sistema pubblico di qualità per tutti e tutte. Continueremo a difendere il diritto alla salute e, allo stesso tempo, la dignità di chi lavora.