Seminativi Biologici: la necessità e le difficoltà a fare filiera
Quinto e ultimo incontro tecnico-formativo del progetto “Voglia di Bio”, realizzato da Edilador in collaborazione con AIAB FVG e finanziato da ERSA FVG, questa volta dedicato a quello che succede dopo la raccolta dei seminativi bio, il 10 novembre presso l’agribirrificio biologico 4 Principia Rerum a Farra d’Isonzo (GO). Dopo aver affrontato le tecniche di coltivazione ed approfondito le opportunità ma anche le difficoltà che si incontrano nel convertire un’azienda agricola al metodo biologico e proprio dal confronto con gli agricoltori bio locali, è sorta l’esigenza di dare delle risposte al quesito “dove vendere?”. Se la frutticoltura o l’orticoltura, così come la viticoltura, hanno dei canali di valorizzazione consolidati, che molto puntano sulla filiera corta, sia in termini di vendita diretta ma anche di trasformazione aziendale- cosa che consente di mantenere buona parte del valore aggiunto- per i seminativi il percorso è più complesso. Infatti chi coltiva in bio frumento, farro, orzo, soia, girasole, mais… e parliamo di più di 4000ha in regione, solo in pochi casi ha strutturato in proprio anche una filiera di trasformazione e conseguente valorizzazione e commercializzazione: si tratta di brillanti esempi di molitura e successiva panificazione o pastificazione, piuttosto che di spremitura delle oleaginose o essiccazione e uso alimentare di leguminose da granella. Tuttavia c’è ancora molto spazio di azione per filiere più ampie, che vanno anche al di fuori dei confini regionali, e per colture diverse dall’usuale, che possono imboccare la via di prodotti speciali. Con l’incontro del 10 si intende offrire una panoramica delle attuali e concrete filiere che coinvolgono gli agricoltori bio regionali, tenendo però la porta ben aperta a nuove suggestioni, sia in termini di nuovi interlocutori commerciali, sia in termini di colture nuove che possono essere strategiche anche in termini agronomici… più diversità nel piatto porta più diversità nei campi e maggiore resilienza nelle aziende agricole, soprattutto in tempi incerti climaticamente ed economicamente.
All’incontro del 10 sono state invitate le aziende che animano le filiere di acquisto del biologico friulano di maggiori dimensioni, senza sottovalutare però l’importanza e soprattutto le potenzialità delle realtà più piccole e interamente locali, che sono state invitate a portare la propria esperienza.
Si parlerà quindi di cereali per uso umano (frumenti e farri), per uso zootecnico, di granelle di leguminose, di oleaginose come la soia ad uso alimentare e la canapa da olio e di alcune colture che abbiamo visto ritornare sui campi negli ultimi anni, come la barbabietola da zucchero, il miglio e il grano saraceno. Ma che l’azienda ospite dell’incontro, l’agribirrificio, è un esempio di valorizzazione, giacché l’orzo prodotto in azienda, oltre all’aronia, diventa birra e base dell’offerta gastronomica.