Si è corso il rischio che il sagrato storico della chiesetta di Faè, spazzata dall’esondazione del Vajont, venisse asfaltato in nome delle olimpiadi 2021
L’asfalto non vincerà sulla memoria, si può sintetizzare così quando accaduto in poche ore a Vajont, quella diga mostro simbolo dell’arroganza umana contro la natura e l’ambiente che provocò l’immane catastrofe cancellando paesi e vite. Era il 9 ottobre del 1963. Ed oggi che ci avviciniamo al 66esimo anniversario che come sempre verrà celebrato per un giorno in pompa magna, si stava per compiere l’ennesimo sfregio alla memoria dei morti e dei sopravvissuti. L’idea era quello di far passare sul sagrato storico della chiesetta di Faè, spazzata via dalla furiosa esondazione del Vajont, una strada, la variante alla strada statale 51, prevista in funzione del traffico che raggiungerà Cortina d’Ampezzo in occasione dei campionati del mondo di sci del 2021. Tecnici dell’Anas si sono presentati questa mattina con le carte ma hanno trovato Giovanni Battista Prottia avvocato, residente a Padova ma di origini bellunesi e intestatario dell’area da espropriare. Protti ha deciso di difendere i pochi metri quadrati di lastricato sopravvissuto al disastro che insistono sulla sua proprietà, e rimasti ultima testimonianza storica del paese prima della tracimazione della diga. Per proteggerla l’area Protti aveva iniziato oltre un anno fa a inviare lettere e richieste ad autorità competenti per la realizzazione dell’opera ma, riferisce oggi, «la prima Pec ricevuta in risposta dal Ministero dei beni culturali è arrivata ieri poco prima di mezzogiorno». Protti non si è perso d’animo e vedendo arrivare i tecnici dell’Anas ha preso la decisione di resistere: “Mi sono messo con una sedia davanti alla mia proprietà e non li ho fatti entrare. I funzionari Anas erano una decina, mi hanno rassicurato sul fatto i ruderi non saranno toccati. Facevano tutti riferimento a documenti datati 5 agosto, cioè ieri. Ma la mia battaglia durava da un anno e mezzo”. Protti aveva anche annunciato di volersi autodenunciare alla Procura di Belluno qualora il suo comportamento di ostruzione ai mezzi dell’Anas fosse configurabile come reato. L’Anas, comunque, sembra proprio aver desistito. «I lavori verranno eseguiti da Anas in qualità di stazione appaltante – recita una nota diffusa dalla società – e si evidenzia, in primo luogo, che la procedura espropriativa propedeutica al piano di interventi non interessa i resti della vecchia casa, ubicata al confine con la statale 51 di Alemagna e di proprietà di Protti, e l’integrità dell’immobile non sarà compromessa dalle attività lavorative previste».
Viene da chiedersi cosa sarebbe accaduto se non vi fosse stato un cittadino attento. Temiamo che oltre a quella morale, rimossa da tempo, anche la memoria fisica potesse finire nel buco nero dei nuovi interessi economici.