Suicidio assistito: Promotori della campagna Liberi Subito FVG vuole fare chiarezza su alcuni punti e ribadire la posizione

Alla luce delle ultime audizioni in III Commissione e di alcune dichiarazioni apparse sui giornali come promotori della campagna Liberi Subito vorremmo fare chiarezza su alcuni punti. Si stanno sovrapponendo argomenti diversi spesso creando confusione, innanzitutto la Progetto di legge  non prevede l’introduzione di alcuna forma di eutanasia attiva, ma prevede semplicemente l’attuazione a livello regionale della sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale, sentenza che sta già producendo effetti nel nostro ordinamento perché direttamente applicabile da ogni giudice nazionale. Il diritto ad accedere al suicidio assistito è già sancito nel nostro paese, come ribadito recentemente anche dal Tribunale di Trieste, la mancanza di una normativa puntuale costringe però persone malate e sofferenti ad estenuanti attese e battaglie legali. I requisiti previsti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito sono la patologia irreversibile, i trattamenti di sostegno vitale e le sofferenze fisiche o psichiche insopportabili, mettere pertanto persone con disabilità, minori e disturbi psichici nello stesso calderone è un errore sia dal punto di vista formale che sostanziale. Vorremmo poi portare una riflessione sul tema della dignità: crediamo sia imprescindibile che le istituzioni garantiscano alle persone malate l’accesso a tutti i servizi, fermo restando però il diritto all’autodeterminazione, quello che sia dignitoso o meno riteniamo debba essere lasciato alla decisione del singolo.
La sentenza della Consulta afferma infatti il principio del bilanciamento tra il diritto alla vita e quello alla dignità. Il diritto all’autodeterminazione è stato avvalorato sia dalla giurisprudenza che dal legislatore nazionale con la legge 219 del 2017 sulle disposizioni anticipate di trattamento ed infine dalla Corte Europea Dei Diritti dell’Uomo. La norma dichiarata in parte illegittima nel 2019 dalla Corte Costituzionale è nello
specifico l’art. 580 del Codice Penale, una norma scritta nel 1930, periodo di dittatura fascista in cui la protezione alla vita era subordinata all’indisponibilità della stessa, nella visione dell’epoca, infatti, la tutela dell’individuo era secondaria rispetto a quella della collettività statale, con l’entrata in vigore della Costituzione il bene della vita ha assunto una prospettiva unicamente personalistica. Un altro tema da mantenere distinto è quello delle cure palliative che non rappresentano un’alternativa al suicidio medicalmente assistito, l’accesso alle cure palliative deve essere un diritto garantito, lasciato però all’autodeterminazione della
persona. Per quanto concerne la competenza della Regione vogliamo ricordare che diverse regioni negli ultimi mesi hanno esaminato il testo della proposta, secondo le commissioni istituite in Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Abruzzo e Piemonte, la proposta di legge è stata formulata nel rispetto delle competenze regionali e dunque senza invadere spazi riservati al legislatore nazionale con lo scopo principale di
chiarire la portata della sentenza costituzionale, non prevedendo dunque nuovi diritti e non introducendo spazi di libertà oltre quelli già individuati a livello nazionale, bensì intervenendo su aspetti organizzativi che conferiscano certezza e rispetto del dettato costituzionale. Infine crediamo sia fondamentale che le istituzioni prendano atto delle richieste che arrivano direttamente dalla società civile, le proposte di iniziativa popolare sono l’esercizio di una democrazia diretta che deve essere garantita.. Più di 8.000 persone hanno sottoscritto questa proposta e più di 33.000 cittadine e cittadini del Friuli Venezia-Giulia firmarono per il Referendum sul fine vita. Un milione e duecentomila in tutta Italia. Ignorare questi numeri può solo alimentare ulteriore sfiducia in quella politica spesso troppo distante dai problemi reali delle cittadine e dei cittadini.

Raffaella Barbieri
Coordinatrice regionale Campagna Liberi Subito