Sulla morte di Krizh Ziad una pietra tombale?

Ho ricevuto dalla madre del giovane detenuto morto il 15 marzo 2020 nel carcere di Via Spalato, il supplemento di consulenza tecnica sulle cause della morte in risposta alla ricca e documentata memoria difensiva presentata dall’avv. Marco Cavallini il 22 settembre 2021 che poneva pesanti interrogativi sulle cause del decesso e avanzava varie ipotesi da approfondire. La dr.ssa Terzariol, pubblico ministero, ha ritenuto di affidare il supplemento di perizia allo stesso autore delle due precedenti, il prof. Carlo Moreschi. Il risultato è davvero desolante. Una scarna paginetta per ribadire le proprie sicure conclusioni. Si potrebbe osservare che siamo di fronte a un rifiuto di approfondimento e a una manifestazione di altezzosità, davvero incomprensibili. Per contestare le critiche mosse alle conclusioni delle consulenze tecniche viene avanzata una prima affermazione perentoria secondo la quale non vi sono rilievi anatomo-patologici specifici per una causa di morte e successivamente una seconda sul fatto che nel sangue vi è presenza solo di metadone, per cui si conclude che l’intossicazione acuta legata a quella sostanza è la causa del decesso. Alcune osservazioni:
1. Come si fa ad affermare con assoluta certezza che la morte sia legata alla assunzione di metadone se non si è in grado di stabilire la dose, ma solo la presenza del metabolita?
2. Come si giustifica una intossicazione e una overdose collegata, in una persona che è ufficialmente in trattamento con il metadone e quindi ha una tolleranza che lo protegge dalle intossicazioni?
3. Che rilievi sono stati effettuati per verificare che la persona avesse ingerito eventuali dosi così elevate da superare la tolleranza? Una evenienza, questa, rarissima anche tra le persone libere che sono in trattamento. Non risulta l’effettuazione di una verifica in tal senso.
4. Se le lesioni pure rilevate, non sono ritenute sufficienti per stabilire una relazione di causa-effetto per la morte, perché lo sarebbe il metadone assunto con dosaggi terapeutici prescritti e protettivi proprio di una intossicazione?
5. Visto che le benzodiazepine compaiono nelle urine e che risultano prescrizioni di psicofarmaci vari (non tutti presumibilmente ricercati) un interrogativo sulla combinazione degli effetti sedativi e di depressione sul sistema nervoso dovrebbe essere almeno posto, considerato il quadro confuso o almeno poco chiaro. E comunque, come concausa insieme alle conseguenze fisiche e psicologiche delle lesioni?
6. L’affermazione ai limiti della sicumera che la somministrazione di Naloxone sarebbe stata del tutto superflua contrasta con esperienze accadute in strada in diversi casi, in cui persone date per spacciate si sono risvegliate. Quando una persona appare collassata e si sa che assume sostanze stupefacenti e psicoattive, non si dovrebbero fare ragionamenti dottrinari, ma si dovrebbe provare comunque a somministrare il naloxone perché è in gioco la vita di una persona, che vale più di una presunta correttezza di un ragionamento pseudo clinico e pseudo scientifico.
7. Si deve ricordare infine che Krizh manifestava da alcuni giorni diversi sintomi fisici e psicologici di malessere riportati nella precedente perizia. Come fa lo stesso perito ora ad affermare che a parte la febbre non vi erano altri problemi? Sintomi di sofferenza c’erano e anche di un certo rilievo. Se il giovane fosse stato tenuto sotto osservazione avendo cura della sofferenza, forse la situazione non sarebbe precipitata e un intervento tempestivo sarebbe stato efficace.
Il diritto alla salute è un diritto fondamentale sancito dall’art. 32 della Costituzione e ha un valore legato alla cittadinanza e ha una caratteristica di universalità. Anche e soprattutto per le persone private della libertà personale, in quanto lo Stato ha una responsabilità per la condizione di vita e per la vita stessa. Proprio per fare un punto sulla attuazione della grande riforma del passaggio della medicina in carcere al Servizio sanitario pubblico, come Ufficio del Garante, d’accordo con la Asl, organizzeremo nel mese di giugno un seminario per affrontare tutte le criticità e le soluzioni indispensabili. Che fare? Non vorrei essere nei panni della dr.ssa Terzariol che ha di fronte a sé due strade antitetiche: prendere atto dei contenuti delle perizie e archiviare una brutta storia oppure non arrendersi e andare fino in fondo per capire quello che è successo. La scelta è tra la rassegnazione al destino incomprensibile e la ricerca, senza fanatismi, della verità e trasparenza che chiede la madre di Krizh.
La giustizia e il senso di umanità vanno insieme. Devono andare insieme. Perizia Krizh

Franco Corleone Garante dei Diritti dei detenuti nel carcere di Udine

 

Carcere, la trasparenza è d’obbligo. Franco Corleone, garante per i diritti dei detenuti, chiede chiarezza su una morte improvvisa di un 22enne nel carcere di via Spalato a Udine