Tempi di attesa per prestazioni sanitarie: i numeri forniti dalla Regione sono reali?
Le notizie apparse sulla stampa in merito ai tempi di attesa per accedere a visite specialistiche ed accertamenti diagnostici ci confermano lo stato di estremo affanno in cui versa la sanità regionale. Lo afferma Walter Zalukar dell’Associazione Costituzione32. “Dai dati forniti dall’Azienda sanitaria di coordinamento, spiega Zalukar, risulta che nell’ultimo trimestre dell’anno scorso i residenti di Trieste e Gorizia hanno fruito in ritardo di circa un terzo delle prestazioni da garantire rapidamente (entro 10 giorni) e di quelle cosiddette differibili (30 giorni per una visita e 60 per un esame). Una cifra enorme se si pensa che ben 3 cittadini su 10 subiscono in tal modo ritardi di diagnosi e terapia, che significa per molti il protrarsi di sofferenze e disagi, e per qualcuno conseguenze anche fatali, quando ad esempio un tumore viene diagnosticato troppo tardi. A meno che non si metta mano al portafogli e non si vada in privato. Chi può.
Eppure, la situazione reale sembra ancora peggiore di quella dichiarata dalla Regione, poiché le cifre degli sforamenti non tengono conto del fenomeno della chiusura delle agende di prenotazione. L’anno scorso le prenotazioni relative a discipline come oculistica e dermatologia erano spesso impossibili da prenotare presso le strutture ospedaliere di Trieste, come testimoniato dalle segnalazioni di numerosi cittadini, che raccontavano che l’agenda di prenotazione era chiusa con l’invito a riprovare nei giorni successivi, o di recarsi in altre strutture , anche fuori Trieste, e comunque molto spesso ben oltre i termini massimi previsti dal grado di priorità imposto dalle condizioni cliniche del paziente. La normativa sia nazionale (L. 266/2005) che regionale (DGR 1815/2019) vieta espressamente di sospendere le attività di prenotazione, ma egualmente questa odiosa pratica sembra essere usata spesso, e oltre a consentire ai Direttori di rispettare formalmente i tempi di attesa previsti, fornisce un quadro distorto delle attese, che risultano in tal modo minori di quanto in realtà lo siano, visto che una parte non viene registrata. E ciò appare sommamente iniquo in quanto toglie ai malati qualsiasi certezza su quando e se le cure di cui hanno bisogno potranno essere fornite, trascurando in tal modo anche patologie diffuse e pericolose, come tumori e malattie cardiovascolari. E si viene così anche ad ignorare la reale magnitudo delle liste di attesa con tutto quel che comporta in termini di efficace contrasto al fenomeno”.